Le notizie si accavallano. Ancor di più quando sono voci di piazza che riguardano un piccolo centro dell’entroterra siciliano. Sì, perché di un piccolo paese sempre si tratta anche se spesso assurge agli onori della cronaca. Il paese di Sciascia, dal cui lo scrittore trasse ispirazioni ma dal quale gli abitanti non riescono a trarne orientamenti verso positive convergenze. Sembra che negli ultimi tempi, tutto quello che succede a Racalmuto, venga amplificato dalla gente e dai media che riportano notizie sicuramente attendibili ma delle quali nessuno, se non i protagonisti, possono misurarne la portata. In momenti simili, bisognerebbe diluire il tutto e, ove necessario, con intelligenza e maturità, di entrambe le parti, testimoniare una chiara intenzione di recedere da atteggiamenti smisurati che sia dimostrazione di un sincero rammarico da un lato e saggezza dall'altro. Riconoscere esagerazioni, frutto sicuramente di entusiasmi eccessivi, più che pretestuosa volontà, non deve essere interpretato lesivo della propria dignità e non deve apparire agli altri dimostrazione di resa, abbandono del campo o sottomissione né, tanto meno, codardia. E’ molto facile che chiunque, innamorato del proprio paese, spinto da ideali di appartenenza, preoccupato per le sorti di una comunità che versa in condizioni estremamente precarie, sulle ali dell’entusiasmo, possa trascendere a volte, non per malizia, per dolo ma per sanguigna passione. Quel sangue vermiglio che, a volte, ci porta a dire le cose in modi che non ci appartengono. In questo caso, da sottolineare però, che mai le azioni accompagnano o si spingono oltre le parole, ma rimangono sempre entro i limiti del buon agire. Scimè e Guagliano sono colpevoli di questo: di eccessivo amore per il Paese. Io credo sempre nel dialogo, lo avrò ripetuto mille volte, prerogativa di ogni decisione. Sono certo che qualunque diatriba possa essere risolta non nelle aule di un tribunale ma parlando e chiarendo concetti che a volte si inaspriscono per mancanza di confronto. In tale occasione l’impulsività e gli eccessi, potranno trovare legittime e opportune giustificazioni per un necessario rincrescimento che troverebbe sicuramente una mano tesa della controparte. E sono pure certo che nessuno covi nell'animo risentimenti, odio o sete di vendetta. Buon senso, quindi, che sia il filo conduttore per dare una giusta, opportuna, definitiva conclusione ad ogni incomprensione. Un simile atto di distensione servirebbe, anche, ad aprire ben più ampie prospettive di collaborazione e reciproco confronto verso una comunità che vive periodi particolarmente difficili e verso la quale tutti dovremmo avere la giusta attenzione, il giusto riguardo.
Salvatore Alfano
(articolo pubblicato su Malgrado tutto web)
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