Racalmuto 7 novembre 1914 – Niscemi 20 ottobre 1986
Angela
Basarocco nasce a Racalmuto in provincia di Agrigento il 17 novembre 1914.
All’età di ventuno anni si trasferisce a Niscemi presso l’Ospedale con il
nome di suor Cecilia. Già da subito si prodiga per prestare aiuto ai
sofferenti, sia all’interno della struttura sanitaria che nel
circondario. Alcune testimonianze raccontano di un aiuto prestato da suor
Cecilia ad un compagno di fuorilegge ferito in un agguato.
Prestante e vigorosa, non esitava a
sobbarcarsi di fatiche fisiche trasportando i degenti nei vari piani della
struttura ospedaliera. Collaborava attivamente in chirurgia talvolta
anticipando o addirittura sostituendo il medico assente. Il suo
animo era il suo volto, un volto di una età indefinita, quasi il tempo non
fosse capace di intaccarne i tratti e indebolirne le energie. Non
meraviglia pertanto che suor Cecilia possa essere ricordata anche per le sue
gesta eroiche tra i quali merita di essere riportato l’episodio che la vide
protagonista durante lo sbarco degli americani a Gela.
A
tal riguarda si ricorda l’episodio narrato nel libro “La battaglia di Gela” di
Nunzio Vicino
“ Notte da tregenda quella del 9 luglio 1943 per l’abitato
di Niscemi. La mattina del 10 tutti erano fuggiti terrorizzati verso la
vicina campagna per le terrificanti e continue bordate delle navi nemiche.
Il cielo era oscurato dai velivoli che mitragliavano, spezzonavano,
bombardavano, mentre i picciotti accorrevano verso Gela come rinforzo ai
commilitoni della costiera. Non avevano che vent’anni…. e nessuno fu visto
ritornare!...la laboriosa cittadina era deserta quel giorno! Tutti,
tutti erano fuggiti, tutti, compreso i
medici e il personale dell’ospedale civile. Suor Cecilia, al secolo Angela
Basarocco da Racalmuto, non volle andare via, ma rimase per non
abbandonare l’ospedale. Situato in quello che fu il Convento dei Padri
Riformati, l’ospedale di Niscemi, posto all’estremità periferica
dell’abitato, visse ore convulse in quel terribile frangente. Arrivavano camionette
piene di feriti, di moribondi, di morti. Scene tremende e pietose! Suor Cecilia
si prodigava al di là di ogni dire. Poi anche i militari della sanità sono
costretti a fuggire per l’imminente arrivo degli Americani. Suor Cecilia
rimase sola con i feriti, i moribondi, i morti nel suo ospedale. Un gruppo
di militari tedeschi, sbandati, non sa dove dirigersi: sono preoccupati. Suor
Cecilia va loro incontro, promette assistenza e da loro asilo. Subito dopo,
però, sopraggiungono soldati americani e con le loro armi spianate
chiedono a suor Cecilia la consegna dei tedeschi. Hanno saputo. Suor
Cecilia, davanti all’ingresso dell’ospedale, esorta gli americani ad
allontanarsi, mentendo in nome della solidarietà umana e li scongiura a
rispettare quei luoghi. Autoblindo e carri armati prendono posizione,
circondano l’ospedale … I mitra sono spianati. I militari tedeschi sono
scovati! Erano dodici. Suor Cecilia viene assalita dal panico, lei che
non aveva avuto paura di nessuno; prega il comandane americano di non fare
alcun male ai fratelli. I tedeschi stanno per esser fucilati. Suor Cecilia
esce dall’ospedale come una forsennata e si mette davanti ai condannati
per proteggerli. I soldati americani sono smarriti; desistono
dall’esecuzione. Viene promesso alla suora che i tedeschi sarebbero stati
portati a Caltagirone. Poi i feriti vengono trasportati a Gela ed
imbarcati per raggiungere i luoghi di prigionia. E così è nato il mito di
suor Cecilia, l’Angelo bianco, l’eroina di Niscemi”
A testimonianza di ciò,
il 12 luglio 1974, in occasione della 31° ricorrenza dell’anniversario
dello sbarco degli americani in Sicilia, suor Cecilia viene invitata dal
comitato organizzatore nell’aula consiliare del comune di Gela, per la
consegna di una medaglia d’oro al valore civile per il gesto umano che
aveva compiuto. In quell’occasione due signori tedeschi vennero appositamente
in Sicilia per esprimere il loro ringraziamento a colei che li aveva
sottratti alla morte sicura in quella drammatica circostanza del 12 luglio
1943. Suor Cecilia muore a Niscemi il 7 novembre 1986 e nel 1994,
l’ospedale che l’aveva vista per tanti anni impegnata nel servizio a
favore dei più deboli, viene a lei dedicato, quale segno di riconoscenza
della comunità di Niscemi “all’angelo bianco, suor Cecilia Basarocco da
Racalmuto”.
http://archivioepensamenti.blogspot.it/2012/11/piu-forte-dei-mitra.html
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