Mi
sa che siam presenti ad una sceneggiata che finirà nel nulla e nel
dimenticatoio. Troppo rumore per nulla, insomma. Quel che ora, quale
racalmutese di cento generazioni cui si denega la residenza perché pare che la
scienza giuridica locale equipara il
riscontro delll'abitabilità in domicilio coatto permanente, ma anche quale
racalmutese qui dimorante cui si triplica l'IMU, quel che ora vengo a sapere è
che il 21 maggio scorso si è imbastito un atto amministrativo comunale per dare
incarico pagato ad un legale di Palermo per vedere se si poteva o meno
procedere contro due malcapitati cittadini racalmutesi forse solo un tantinello
queruli. Dove come e quando costoro abbiano denigrato una triade venuta da
lontano per gestire un comune ove si era infiltrata una evanescente mafia (il
ministero venne invero poi condannato a spese legali per avere puntato il dito
accusatore verso due illibati cittadini ex consiglieri), a me cittadino
racalmutese non stanziale non è dato di sapere. Stranissimamente un provvedimento
adottato il 21 maggio scorso, oltre due mesi fa, appare nell'Albo Pretorio solo
un paio di giorni fa (se abbiamo capito bene). Ma non basterebbe questo per
aggredire una pubblica amministrazione che pare abbia un concetto alquanto
singolare della obbligatoria "operazione trasparenza"? Svelo qui una
mia disavventura: la scorsa settimana, dopo una mia strillata, vengo ascoltato
da uno di questi commissari. Gli sottopongo una mia richiesta di utilizzo della
Pinacoteca Pietro d'Asaro nell'ex Chiesa di San Sebastiano. Trafelato nel
frattempo si introduce un dirigente; credo il responsabile. Le locali autorità
cascano dalle nuvole; non sanno neppure che vi è una siffatta ex chiesa a
Racalmuto, mi chiedono di fare istanza formale per inoltrare richiesta formale
al Ministero degli Interni Fondo Culto (o simile) che a loro avviso sarebbe ora
il detentore di tutto il patrimonio ecclesiale racalmutese. Allibisco. So che
prendono lucciole per lanterne. E intanto penso alla mia IMU triplicata che mi
pare ora usata per perseguire un paio di miei concittadini che forse non
professionalmente loquaci hanno sbagliato qualche aggettivo che la
suscettibilità di lor signori ha scambiato per offese gravi. Ma via, non è una
cosa seria.
Commento di Calogero Taverna
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