giovedì 13 agosto 2009

Non ragioniam di lor ma guarda e passa. Da Virgilio al Sindaco di Racalmuto... di Carmelo Mulè



Alto senso di democrazia, altissimo senso della "polis" e del vivere una comunità nella quale, alla fine, i problemi di uno sono di tutti, sindaco e sua prole compresi.

Certo, se la mettiamo cosi, cominciando a scomodare letterati d'altri tempi non mi resta che la resa; io che ho studiato la partita doppia e il bilancio dello stato la potrei buttare sui numeri, ma i numeri sono un'altra cosa, non sono fantasia quelli sono realtà e non si prestano ad interpretazioni di sorta. Altro che " guarda e passa".

Qua si vuole fare un ragionamento senza avere la pretesa di fare incavolare nessuno; un ragionamento secondo il quale si deve cercare di stabilire, se è possibile, e di mettere a regime la macchina amministrativa di questo paese, al fine di protendere le risorse economiche e umane al bene comune e in specialmodo delle generazioni più giovani. Generazioni alle quali oggi, attraverso un cervellotico ragionamento pseudo-politico, si toglie, per sviluppo mancato, la possibilità di scegliere se vivere a Racalmuto o no.

Oggi non c'è spazio per nessuno e l'opzione è unica: andare via, per molteplici motivi. Tranne i privilegiati, lo scrivo perché i privilegiati ci sono e non sono soltanto quelli che riguardano la famosa pianta organica degli ultimi anni ottanta e primi del novanta, ma sono anche altri i quali, in ossequio a incostituzionale applicazione di norme, ha precluso a tanti la possibilità di partecipare ad un concorso, anche truccato.

Sui concorsi sopradetti il sindaco ha costruito, a suo tempo, un enorme cavallo di troia che gli ha consentito di espugnare una fortezza che, poi, tanto fortificata non era visto che i primi ad applaudire nei comizi erano soggetti che, forse per grazia ricevuta, erano andati ad occupare uno spazio pubblico che, forse, doveva essere di altri.

Oggi, si leva una voce che attraverso un discernimento dei fatti, sereno e senza falsi preconcetti, vuole tentare di evitare che nel paese della "Ragione" si continui a non ragionare; semplicemente questo e nessuno può impedirlo, nemmeno il sindaco con tutto ciò che lo circonda. Solo la violenza fisica può averla vinta, ma qua si confida ancora in un barlume di democrazia, di buon senso e di capacità di rendersi conto che a tutto c'è una fine.

Non serve scomodare Dante, serve solo ragionare. E poi, errori tecnici del passato, di quale passato si parla, di un passato che non ha riferimento alcuno con il presente o di un passato creatura del presente, di questo presente pregno di ogni sorta di abuso, da quello politico a quello tecnico e tecnico-politico trascinatore di tante controversie sorte proprio per la carente capacità di controllo o peggio per la consapevole complicità.

La politica del proprio particulare, del meglio oggi l'uovo che la gallina domani, la politica frodata a gruppi e persone che hanno messo impegno; impegno vero nel quasi infantile sentimento di poter dare il meglio e invece si è partorito il peggio, sotto il profilo politico ed anche umano.

Abbiamo toccato con mano la violenza della truffa di un sapiente lavoro elettorale, da parte di personaggi che da sempre inquinano l'ambito più nobile delle regole non scritte che , anche se in minima parte, hanno reso nobile il sentimento autentico verso la politica.

Loschi personaggi travestiti da persone per bene, allontanano i più giovani dall'agone politico per incapacità di comprendere i comportamenti fuorvianti e disonesti di alcuni che come la mela marcia rendono marcio tutto il paniere.

Di questo si vuole ragionare se ne abbiamo la voglia e la capacità, se ciò non si vuole fare una cosa va detta: “la classe dirigente di una comunità non siede necessariamente in municipio, può essere altrove e altrove significa ovunque”.

Carmelo Mulè

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