lunedì 2 aprile 2012

Scioglimento del Consiglio comunale di Racalmuto. L'intervento dell'ex Sindaco Restivo


Alcuni amici mi hanno chiesto come mai non abbia scritto alcun commento su Malgrado tutto, nella qualità di ex Sindaco, sullo scioglimento del Comune disposto dal Consiglio dei ministri.
Quando nel 2002 venni eletto Sindaco ovviamente non scrissi più sul giornale in cui per tanti anni mi ero occupato di seguire la vita politica e amministrativa di Racalmuto. Non scrivo più di questi temi neanche da quando non sono più Sindaco per la semplice ragione che Malgrado tutto è sempre stato un giornale libero ed imparziale e le mie considerazioni, dopo la mia esperienza politica durata 5 anni, potevano non apparire tali. Mi è pertanto sembrato corretto in questi ultimi anni lasciare ad altri il compito di informare i cittadini.
Approfitto oggi dell’ospitalità del blog di Sergio per esplicitare la mia opinione, se può ancora interessare a qualcuno.

Dopo aver letto i contenuti della relazione della Commissione ispettiva, non posso nascondere un sentimento di amarezza per un fatto traumatico che rischia di vanificare gli sforzi di quanti, da trent’anni a questa parte, hanno tentato di fare di Racalmuto un paese diverso dagli altri. Tutti quanti non ci siamo riusciti.
Amarezza dettata altresì da un giudizio di responsabilità – oltretutto anche etica e sociale - espresso dai Commissari che sarebbe riduttivo ritenere ricada esclusivamente sugli amministratori dell’ultima legislatura ma su tutti quanti, consiglieri comunali – di maggioranza e di opposizione -, assessori, sindaci – me compreso –, funzionari e dirigenti pubblici hanno contribuito a governare Racalmuto negli ultimi vent’anni.
E dico 20, non perché la classe dirigente precedente sia esente da responsabilità, anzi, bensì perché almeno a partire dal 1991, quando le strade e le piazze della città si macchiarono di tanto sangue, non è stato più possibile far finta di non sapere.
Superati i momenti di violenza, dimenticati i lutti, “pacificato” il paese con le armi e con i provvedimenti della magistratura, una sorta di graduale e generale indifferenza, come rileva la stessa Commissione - ha avvolto situazioni che prima sarebbero state considerate intollerabili e avrebbero indignato.
Se scorriamo l’elenco di contestazioni mosse dai commissari, degli episodi ritenuti sintomaci di una forte compromissione dell’azione amministrativa appare evidente che si tratta di atti, provvedimenti, comportamenti non isolati e quand’anche assunti da singoli amministratori o funzionari, certamente frutto di una condivisione politica, amministrativa, in alcuni casi sociale.
E non é un caso, a questo punto, rilevare che numerosi esponenti politici continuano a cavalcare la scena da trent'anni a questa parte: le responsabilità dei politici sono speculari a quelle dei cittadini e della società che li esprime e che condivide o si gira dall'altra parte allo stesso modo dei politici.
Probabilmente non tutto ciò che la Commissione ha rilevato ha un rilievo penale e molte di queste vicende, passate già al vaglio della magistratura ordinaria e della direzione distrettuale antimafia, non hanno dato luogo ad alcun provvedimento giudiziario.
Ma le responsabilità – a vario titolo -, del presente e del passato - recente, prossimo e remoto -, sono molteplici ed ovviamente non tutte eguali, relative sia ad azioni che ad omissioni e su queste potrà esprimersi, se riterrà di individuare ulteriori profili di reato, l’autorità giudiziaria; su quelle che rilievo penale non hanno a riflettere dovrebbe essere l’intera classe politica e le forze sociali di Racalmuto.
Una corposa parte della relazione è dedicata altresì a “pericolosi” rapporti di parentela di amministratori e funzionari pubblici: parenti ed affini – oltretutto in un paese così piccolo - non si scelgono, ma ciascuno di noi, ogni persona investita di pubbliche funzioni può scegliere chi frequentare; ogni partito può scegliere chi candidare alle elezioni; ogni sindaco può scegliere i propri assessori ed i dirigenti dei servizi; ogni dirigente può scegliere quali forme adottare per la selezione dei contraenti privati per l’esecuzione di lavori o forniture pubbliche.
E’ sufficiente tutto ciò che i Commissari hanno rilevato per sciogliere un Comune con un marchio così infamante?
Basta leggere per intero  l’art. 143 del decreto legislativo n. 267 del 2000 e la giurisprudenza che se ne è occupata per scoprire che probabilmente basta anche questo: e ciò se gli elementi di valutazione raccolti sono concreti, univoci, ripetuti nel tempo, anche se riferiti a fatti economici di esiguo valore o a vicende che, ad un primo esame, non possano apparire eclatanti, seppur non hanno dato luogo a provvedimenti della magistratura penale.
E ciò in quanto i presupposti per la sanzione dello scioglimento di una pubblica amministrazione per infiltrazione mafiosa sono diversi da quelli necessari per l’avvio di un procedimento penale, per l’applicazione di una misura cautelare o di una misura di prevenzione.
Ribadisco pertanto che una parte di responsabilità va condivisa tra tutti coloro che hanno amministrato questa comunità: in assenza di una seria riflessione in questo senso da parte di tutte le forze politiche, serve a poco marcare le differenze e far volare gli stracci; utilizzare - al fine di affermare inesistenti verginità - le conclusioni della commissione d'indagine, le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, vecchie storie dimenticate - di cui peraltro si sono occupati, nel silenzio di tutti, anche alcuni organi di stampa - può regalare un orgasmo momentaneo, ma se l'imene è rotto, non basta il chirurgo plastico a risistemare le cose. E mi scusino le donne per questa inopportuna metafora.
A breve si insedierà una commissione che avrà il compito di governare il paese per i prossimi due anni: mi auguro, perché ho avuto l'onore e il privilegio di amministrare questo paese straordinario, che tutti i partiti e i movimenti, coloro che legittimamente aspirano a divenire classe dirigente, coloro che seguono le vicende politiche ed amministrative di Racalmuto pongano fine a questa lunga e strisciante “guerra incivile” che ha contraddistinto gli ultimi vent’anni di dibattito politico.
Chi sceglie di candidarsi a ricoprire la carica di consigliere, assessore, sindaco può e deve essere criticato, ma finiamola una buona volta con le offese, il dileggio, la diffamazione e le calunnie: solo con un po’ più di partecipazione e con un confronto veramente civile, potremmo superare il peggio momento della nostra storia che stiamo vivendo.
Gigi Restivo
ex Sindaco del Comune di Racalmuto

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