martedì 3 aprile 2012

Da ex sindaco ad ex sindaco. L'intervento di Petrotto.

In risposta ad un pacato invito alla calma ed alla moderazione, riguardo allo scioglimento per infiltrazioni mafiose del consiglio comunale di Racalmuto, espresso sul blog Regalpetra Libera dal sindaco che mi ha preceduto, Gigi Restivo.
Speriamo che la diceria dell'untore o l'esaltazione della presunta verginità di alcuni, anziché altri, a cui fa riferimento il mio ex collega, lasci il posto alla saggezza che deriva dall'abbandono di ogni ipocrisia.
In altre parole, da ex sindaco ad ex sindaco, solo privilegiando la verità, evitando di cavalcare la tigre dell'infamia a tutti i costi, si può e si deve evitare che, detto in siciliano, 'lu pisciaru suoccu avi vannia'.
Non si può addossare ad altri cioè, colpe che, semplicemente, guardandosi allo specchio, dovremmo ricercare dentro noi stessi.
Noli foras ire, avrebbe detto Sant'Agostino.
E' dentro ognuno di noi che abita la verità e quindi la vita o se preferite il presupposto della sana convivenza civile.
Abbandonando ogni forma di cinica cattiveria gratuita, finalizzata a distruggere quello che si considera non più avversario, ma nemico da abbattere a tutti costi. Anche con la calunnia e l'infamia.
La battaglia politica, da parte mia, è stata da sempre condotta, sportivamente e senza nutrire odi e rancori.
Ricordo che, nel corso della mia prima esperienza amministrativa, dopo essere pervenuto, nel 1993, al secondo turno, proposi addirittura ad un'intera coalizione, risultata perdente, allora capeggiata da Federico Martorana, di condividere interamente con me, quell'esperienza amministrativa, dando loro l'opportunità di indicarmi i nomi dell'intera Giunta, di tutti e sei gli assessori.
Anche se poi le cose andarono diversamente, dico ciò, a dimostrazione del fatto che, le corali ed ampie condivisioni dei valori e dei progetti politico-amministrativi hanno da sempre fatto parte del mio codice genetico, di persona estremamente aperta, senza secondi fini, se non quello, a volte anche sbagliando, di assicurare le miglior condizioni di vita ai cittadini amministrati, in termini di infrastrutture e servizi.
Eppure, un'intera storia, fatta di sacrifici ed amarezze, di tribolazioni, ma anche di speranze e certezze, è stata spazzata via, in una sorta di turbinio ed a volte anche di tempesta in un bicchiere d'acqua.
Sono d'accordo che lo scaricabarile, proprio di chi, in questi anni è stato lontano dalla quotidiana attività amministrativa, non funziona.
A volte si tenta di personalizzare le responsabilità che sono proprie di decine e decine, forse di qualche centinaio di politici, consiglieri, amministratori,funzionari, ma anche imprenditori e professionisti di Racalmuto che hanno storicamente lavorato e convissuto con esponenti degli ambienti mafiosi, non sempre per scelta, ma a volte semplicemente perché parenti o magari, più semplicemente perché amici d'infanzia. Così crediamo anche noi, non si rende un buon servizio ai Racalmutesi tutti.
Tentare di buttare la croce addosso ad una sola persona, o ad un gruppo di persone, credo che oltre ad essere ingiusto è anche una cattiva e cinica impostura.
La permeabilità del fenomeno mafioso è tale che l'imprenditore Giovanni Sferrazza o l'imprenditore Cino, tirati in ballo nella relazione degli ispettori, quali società vicino ad ambienti mafiosi, seppure, in regola magari con la certificazione antimafia, notoriamente sono legati per amicizia,o per parentela ed affetti ad altri e non a me. 
Anzi, i loro sentimenti nei miei confronti, o per meglio dire i loro risentimenti, per ovvie ragioni, sono di tutt'altro tenore, per non dire che mi disprezzano non poco.
Eppure, tutti e due questi imprenditori, malgrado io nel 2007 mi sia costituito parte civile contro dei loro familiari, condannati all'ergastolo per fatti di mafia, vincendo la causa contro i loro familiari, con i relativi risarcimenti, hanno trovato il modo, aggirando la mia persona, di ottenere ugualmente dei piccolissimi lavori, la cui entità complessiva è di meno di ventimila euro in quattro anni.
Attenzione, entrambi avevano le carte in regola e la relativa certificazione antimafia rilasciata dalla stessa Prefettura che ha coordinato l'ispezione antimafia.
Se vi dico che di questi minuscoli lavoretti, io non ne sapevo niente, mi credete?
Forse si e forse no.
Ma ciò, poco importa.
Il problema è un altro, con Restivo o con Petrotto, con il consigliere Sardo, da trent'anni al comune di Racalmuto o con il consigliere Collura, anch'egli dentro quel consiglio da oltre 35 anni, tra vecchi e giovani, chi si salva da tutto questo putiferio, prodotto, riteniamo, più che da atti illeciti, da una diffusa cultura mafiosa.
E diciamocelo una volta per tutte!
Cultura mafiosa che alligna ovunque, anche nelle istituzioni regionali. 
Non dimentichiamo che abbiamo un presidente della Regione in galera per mafia ed un altro, quello in carica, Raffaele Lombardo, sotto processo, sempre per mafia.
Eppure dei campioni dell'antimafia, quali il senatore del PD Giuseppe Beppe Lumia che conosco dai tempi della Rete di Leoluca Orlando, è il principale sostenitore di Lombardo.
In altri tempi altro che sostegno avrebbe dato Lumia, avrebbe chiesto di cacciare il presidente della Regione a calci in culo!
Allora che facciamo adesso, sciogliamo la Regione Siciliana per infiltrazioni mafiose!
Eppure queste verità non emergono.
So che state pensando che io voglio distrarre l’attenzione.
Ma non è così.
Tranne che qualcuno nel frattempo non si è iscritto al partito dello stato etico.
Anche se, leggendo, fortunatamente, alcune interessanti righe, scritte da Felice Cavallaro su Malgrado Tutto, mi pare che egli parlava di partito della bellezza.
Intendiamoci, ci si riferisce probabilmente anche alla bellezza interiore e forse alla legge morale che è dentro di noi; oltre che al cielo stellato che è sopra di noi.
Voi che lo potete, recuperate quell’equilibrio, quell’armonia, quella moderazione che a me sono venute meno.
In medio stat virtus e per virtus, intendiamo nel nostro caso il bene, o per meglio dire il bene comune, il benessere di tutti.
Al racalmutese Gaetano Savatteri, cronista di Canale 5, ad Egidio Terrana, direttore del periodico racalmutese Malgrado Tutto, al giornalista del Corriere della Sera, anch’egli di Racalmuto, Felice Cavallaro, ad Antonio Di Grado, direttore letterario della Fondazione Leonardo Sciascia, a Sergio Scimè, autore del blog racalmutese, Regalpetra Libera, a mio cognato Giuseppe Guagliano, ed in genere a tutti coloro i quali, per la loro incommensurabile statura morale ed etica, ambiscono a prendere in mano le redini di questo paese, li supplico di evitare anche loro qualche omissione, sin da adesso, per instaurare un rapporto franco con la gente e con le Istituzioni.
Se migliaia di cittadini racalmutesi per ben tre volte hanno sbagliato a scegliere la mia persona, con o senza il vostro nobile e rispettabilissimo consenso socio-culturale, ci sarà un motivo.
Non è che forse questo motivo, un po’ tramontato ultimamente, si chiama lontanamente, democrazia e libertà!
Adesso, a bocce ferme, ci sorbiamo questo terribile equilibrio del terrore.
Anche Socrate fu costretto a bere la cicuta, perché accusato di empietà e di avere corrotto i giovani.
Dovette morire, anche se viene ancora ricordato in più di un libro.
Forse non tutta la storia si può cancellare con un sorso di veleno!
Bisogna stare attenti, altrimenti gli errori possono ripetersi, malgrado me e malgrado tutto.
Auguri.
Grazie
Salvatore Petrotto
Ex sindaco di Racalmuto

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