mercoledì 29 febbraio 2012

In ricordo dei fratelli Martorelli, un pezzo di storia di Racalmuto.

Un pezzo di storia fatta di argilla sole e sudore.
Prima di un affettuoso ricordo dei Fratelli Angelo e Pietro Martorelli, un sentito cordoglio va alla famiglia per la perdita, in un così breve periodo, dei loro cari. 
La criata di l’Abbatia ‘nu sapi unni è la chiazza. Così è per me che sono cresciuto a la Baruna e non posso non conoscere lu “Stazzuni” ed i Fratelli Marturelli Angelo e Pietro: Lu zi ‘Ngilinu e lu Bersaglieri. Affacciarsi dall’inferriata di la Baruna e verdere i Fratelli Martorelli lavorare era uno spettacolo unico. All’ombra di un rudimentale gazebo e sopra un rudimentale banco lavoro in pietra, la crita, impasto di argilla e sale, con le mani di “li canalara” sembrava prendere vita. 
Lu Stazzuni era il cantiere dove si producevano li canale (coppi siciliani), uno spiazzo ricoperto di sabbia per mettere ad asciugare al sole li canala, un forno di cottura costruito da loro stessi con mattoni di argilla e secondo una tecnica ben precisa ed il banco di lavoro.

La lavorazione iniziava in primavera e continuava per tutta l’estate, perchè la materia prima di questo lavoro era il sole, l’argilla e tanto sudore. Ultimato l’impastato della creta si copriva con i sacchi di lona, dopodicchè cominciavano a prendere forma li canala.Uno degli artigiani prendeva un pezzo di creta e la stendeva su un telaio, poi veniva poggiata sopra una forma semi conica e portata nello spiazzo al sole per assiugare; quando li canali erano asciutti vennivano sistemati con molta attenzione dentro il forno per la cottura. A dirlo così è facile. Il movimento delle mani di questi artigiani erano carichi di storia ed esperienza, nello stendere la creta, nel poggiarla sopra la furma ed accarezzandola con le dita gli creavano i bordi esterni (la fungia) che serviva al canale ancora molle a stare alzato quando con maestria veniva poggiato a terra accompagnato da un serie di massaggi. Infatti il prodotto finito, oltre ad avere il fascino di un qualche cosa che nasce dal nulla, portava i segni delle dita di lu Zi ‘Ngilinu e di lu Bersaglieri. Quando li canala erano infornati, la fine del lavoro era segnata da una enorme fumata nera che usciva dal forno visibile da tutto il paese . Ed ecco che iniziava la festa. Salsiccia pronta, sardi cu lu canali e vino a volontà insieme agli amici. Un giorno lu stazzuni fu visitato da un arch. di Firenze che gli ordinò 100.000 canali, dieci anni di lavoro, lu Zi ‘Ngilinu, con la sua voce un pò roca ed il bersagliere con la sua voce squillante gli risposero: sintissi cà, s’assittasi ca mangia e bivi ci ‘nantri, ma di canala ‘un n’amma parlari. 
Per i fratelli Martorelli lu Stazzuni e li Canala era passione e festa. La tradizione dei Copi Siciliani di Racalmuto affonda le sue radice dall’epoca dei greci dei romani deglii arabi sino ad oggi, basti pensare che la famiglia Martorelli esercita questa professione dal ‘600. Penso che se qualcuno non porterà avanti qualche iniziativa questa maestranza scomparirà definitivamente, perchè non pensare a dei corsi di formazione professionale per giovani ed extracomunitari considerato che il coppo siciliano, li maduna di crita hanno una forte richiesta di mercato. Se oggi potessi fare loro una domanda,sono sicuro quale risposta mi sarebbe stata data da questi Signori che sono state persone sagge, pazienti, equilibrate, simpatiche ed amici con tutti: Zi ‘Ngilì, Zi Piè secunnu Vossia n’annu curpa li politicanti si stu mistieri scumpari? Chi ti puozzu diri, lu figliu.
(Cuntu e cantu)

2 commenti:

  1. Vidica ca ci manca la fini:
    Accussì arriniscì sta furnata di canala.

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  2. sapienza mista ad umanità che si perde. Scompaiono i vecchi artigiani e con essi un pezzo del paese.Così cambia, impoverendosi, anche la nostra vita

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