venerdì 11 giugno 2010

"Prego si accomodi, ancora sindaco di Racalmuto, il paese è tutto suo" di Giovanni Salvo

Con uno slang da lord racalmutese, citando il mio nome all’anglosassone, petrotto, ancora sindaco di racalmuto, non ha esitato ad accostarlo a personaggi, cose e fatti che non conosco.
Certo mi sarei dovuto aspettare, prima o poi, una delle sue reazioni violente, perché lui è fatto così.
Dopo che ho commentato su di un giornale provinciale i fatti che lo riguardano, nella qualità di sindaco, non potevo farla franca.
Me lo dovevo aspettare perché petrotto è fatto così, in molti lo sanno ed è forse per questo motivo che oggi siamo in pochi a parlare di lui sfrontatamente.

Prima o poi doveva toccare a me; anzi lo ringrazio per avere lasciato da parte i miei familiari, almeno in questa circostanza.

Non mi sarei aspettato però che si dovesse servire del mio nome per chiarire questioni, più o meno lecite, con alcune forze del cartello elettorale che lo ha sostenuto.
Un lungo giro di parole, dove la parola mafia non viene risparmiata, per dire che sia io che lui siamo stati accomunati da un destino beffardo, ossia quello di avere tentato di “approfittare” del potere politico del ex onorevole Milioto, per tentare la scalata elettorale.
Io a misero consigliere comunale, lui a nobile sindaco.
Io non eletto, lui eletto.
Nel 2002 quando petrotto non potè più candidarsi, per avere già consumato due legislature, decisi di ritornare al partito socialista nel quale ho militato sin dagli anni ottanta.
Periodo in cui: io attacchino di manifesti, lui, probabile ben pagato, addetto stampa della D.C.
Richiamato dal canto delle sirene, dei mie vecchi amici di partito vedi Renato Volpe, Alfredo Mattina, il Preside Morreale e tanti altri accettai di inserirmi nello schieramento che vedeva candidato a sindaco Vincenzo Milioto, allora deputato.
Non decisi di sostenere, nonostante i miei rapporti di amicizia e di buona parentela, il candidato a sindaco Avv. Luigi Restivo.
Mi candidai, chiavi in mano con giunta e lista pronta, e non fui eletto per la terza legislatura come speravo, questa volta persi.
Non ebbi fortuna.
Fu più fortunato petrotto, qualche anno dopo, a vincere le elezioni grazie all’aiuto di Milioto e della sua lista.
Sempre se di fortuna si può parlare, a leggere le cose che oggi lui scrive contro Milioto e Figlio.
Forse petrotto per fare fuori tutti, volendo fare un “viaggiu e du sirbizza” tira in ballo anche me, infastidito dai miei tentativi stilistici di giornalista improvvisato, che qualche volta lo hanno riguardato.
Il mio impegno politico, nel nostro contesto, risale come dicevo alla fine degli anni settanta, quando ancora quattordicenne mi iscrissi alla federazione giovanile socialista.
Da allora ho sempre fatto la mia parte, non incidendo particolarmente sul territorio sino al giorno in cui decisi di candidarmi e di sostenere al ballottaggio il petrotto (anni 90) al quale ho dato, senza mai chiedere nulla, pieno sostegno.
Era un giovane sindaco che faceva sperare, il dopo è sotto gli occhi di tutti e di quanti leggendo la lettera in questione, unta di mafia, in cui sono io il “john”.
Si sono john uno di quelli che petrotto usa chiamare “mio ex assessore” quando peggio non fa definendo il sostegno di chi lo ha foraggiato “assessore di semplice compagnia”.
Eh! lui è fatto così, ti spreme e poi ti getta, come ha fatto con tanti altri, vedi in ordine di tempo, Milioto e figlio.
E’ fatto così, se ti lamenti non esita a dirti che hai il “polmone in bocca”, questo è il suo linguaggio.
Ritornando ai fatti: accettai, dopo la vittoria di Restivo su Milioto, di cercare assieme ai miei compagni di partito storici, che già erano li, come Volpe, Mattina, Morreale, di rilanciare la sezione.
Accettai, in fondo era una sezione affollata ed aveva come iscritto un deputato.
Intrapresi una sostanziosa opposizione, nonostante la non perfetta sintonia con i consiglieri comunali di riferimento, i quali raramente rispondevano alle decisioni dell’esecutivo.
Assieme allo zoccolo duro della sezione, in particolare la parte che mi aveva voluto affidare la segreteria, intrapresi, senza l’aiuto dei consiglieri, una battaglia serrata contro il Sindaco Luigi Restivo e petrotto, prima che i due litigassero.
Fondai assieme ad un mio amico, il Dott. Luigi scimè, un giornale che stampavamo a nostre spese, “LA CITALENA”, numeri che conservo gelosamente e che volentieri potrei rispolverare.
Numeri dai quali è anche facilmente deducibile la mia rottura politica con Milioto per motivi certamente meno gravi di quelli che oggi il petrotto mette al pubblico ludibrio.
Questa è la mia storia che affido al giudizio di chi mi conosce.
La mia eventuale difesa la voglio invece affidare, oltre agli inquirenti, a quei miei vecchi amici, che oggi sostengono petrotto ed i suoi comportamenti.
A loro affido anche una profonda riflessione.
Al petrotto, il quale toccando argomenti così pesanti affiancati bugiardemente alla mia persona, dico di ammettere che è riuscito bene nel suo intento, ossia quello di intimidirmi, lo ha fatto e parecchio.
Lei si sà è fatto così, prendere o lasciare.
Prego si accomodi, ancora sindaco di Racalmuto, il paese è tutto suo.

“John” cittadino di Racalmuto

Ad una festa, Dante, timido autista di un pulman per handicapati, invitato in una villa di Palermo, lui ingenuamente ed all'oscuro del vero motivo dell'invito, si precipita. Una volta giunto a Palermo, si troverà in mezzo a strani commerci, complotti e si imbatterà in un suo sosia, il pentito mafioso Johnny Stecchino.
Dante, maldestro e inconsapevole, provoca, suo malgrado, una serie d'equivoci. Riesce a smascherare un ministro corrotto e cocainomane, viene insultato dai palermitani durante una serata all'Opera, si salva da un tentativo di omicidio dal barbiere.
Alla fine tornerà a casa senza però aver capito nulla di quello che gli é successo.
Giovanni Salvo

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