Le evidenti incongruenze
esplicative che stanno accomunando i candidati sindaci in questi primi momenti
di campagna elettorale non devono trarre in inganno. Ciascuno si muove come
meglio crede, in naturale simbiosi con il proprio carattere, senza avere – allo
stato – minimamente a cuore gli elettori.
C’è chi, con voce poco suadente e
il volto tirato, tenta improbabili opere di convincimento, inalberandosi in
elucubrazioni in cui neanche lui sembra credere. Altri salgono su impossibili
palcoscenici come se un fausto scenario potesse capovolgere ben altre temibili
intenzioni. C’è perfino chi forgia e ostenta, comunque vada, sorprendenti
capacità di intrattenimento.
Si guarda con eleganza al proprio
percorso politico – esibendone con straordinaria generosità gli infiniti meriti,
distribuendo a piene mani smisurate quantità di autocompiacimento – e
soprattutto a quello degli altri, badando bene di minarne le già precarie
connotazioni di coerenza ed onestà (non solo quella intellettuale).
Consiglierei ai cari racalmutesi
di restare tranquilli. Non è il momento giusto per scegliere. Verrà il tempo in
cui il probabile sindaco si rivolgerà ai cari elettori e, con fare
paternalistico, quasi compassionevole,
dirà di votarlo perché è il migliore di tutti mentre gli altri sono il
peggio che la storia del paese potrà mai ricordare.
E questa volta parlerà guardando
negli occhi, elargendo un primo piano accattivante e persuasivo per nulla aggressivo,
anzi docile e premuroso.
Pallottoliere saggio
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