venerdì 27 aprile 2018

Serve un raro zampillo di acque forti. RACALMUTO: Giovanni Salvo interviene sulla riqualificazione della piazzetta

(Post di Giovanni Salvo)
Un vecchio detto recita, se non cambiasse mai nulla non ci sarebbero le farfalle, e forse è davvero così.
Se però  le farfalle sono nello stomaco e non sono dovute ad una fase d’innamoramento, quel formicolio e quella  sensazione di vuoto rappresentano  solo un sintomo di ansia e di stress.
E tanto sembra averne provocato di nervosismo tra la popolazione, la decisione dell’amministrazione comunale di Racalmuto di rimuovere  la fontana di piazza Francesco Crispi, storicamente della discordia, con il suo spruzzo mal funzionante, attivo  solo nelle grandi occasioni .
Si perché sin dalla sua lontana posa,  alla vista di  alcuni  cittadini , forse quelli più attenti, la fontana apparve subito uno scempio, un’offesa alla semplicità e al  buon gusto antico.
Rappresentò lo stravolgimento di quella che prima era una piazzetta lineare e libera, prospiciente al corso principale,  con un alto lampione al centro, con tre  braccia di luce pendenti,   l’antico bar Di Naro, i negozietti, la farmacia, la bacheca delle affissioni, l’angolo dove  gli ultimi cantastorie, passati dal paese, appendevano i cartelloni per  i loro spettacoli.
Insomma ricordi semplici di una piazza semplice, ritrovo di capannelli di persone semplici .
Poiché  la semplicità e l’eleganza sono spesso frutto di una rinuncia,  di eliminazione degli eccessi, alcuni cittadini avrebbero fatto da tempo volentieri a meno di quella fontana,  voluta nel 1973 da un'ammodernatrice amministrazione, che fu' del Sindaco Baiamonte.
Per altri invece quel monumento , con i suoi aridi bocchettoni a forma di pesce, rappresentò un miglioramento,  simbolo di riscatto e di benessere economico.
Alla fine da  cinquant’anni si continua a criticare l’operato di quella amministrazione che posò i putti di pesce in piazza Crispi,  assieme allo scempio compiuto della  bitumazione del corso principale della piazza,  che prima era  lastricato con la  pietra lavica.
Tutti i cambiamenti certo vanno accettati, digeriti,  ma il paradosso in questa nuova allegra vicenda, dell'abbattimento della fontana , tra favorevoli e contrari , che ha finito per rianimare il dibattito in paese, stà nella sovrapposizione di due ammodernamenti, che a distanza di quasi 50 anni,  rischiano di ripetere lo stesso errore.
Ma in fondo Racalmuto è stato da sempre un paese eccessivo, seppur positivamente critico e polemico.
Pertanto qualcuno dunque è arrivato , tra la tempesta di opinioni apparse sui social, a chiedersi addirittura se questo nuovo progetto che prevede la rivalutazione dei luoghi della  ormai frantumata fontana, sarebbe piaciuto allo scrittore Leonardo Sciascia.
Anche questo interrogativo potrebbe apparire certamente esagerato, ma forse non lo è, se pensiamo al risveglio culturale degli anni ottanta ad opera della Pro Loco, alle mostre di grande livello, alla chiamata in causa di Sciascia,  al tentativo di risvegliare il paese attraverso l’apprezzamento dell’arte e della sua raffinatezza, in un complesso progetto culturale mai del tutto decollato.
Se conoscere la delicatezza delle acqueforti e acquetinte di Caruso, Bonanno, Cordio, Guccione, etc etc,  artisti tanto cari a Sciascia,  non sono serviti a migliorarci, a farci apprezzare il buon gusto, la delicatezza dei colori, la loro misura, possiamo  tranquillamente ammettere  che forse quei  rari getti della rimossa fontana,  con i suoi asciutti putti ittici, non sono stati poi qui tanto un caso.
Dunque se oggi non ragioniamo, tutti insieme, per migliorare il nostro paese, tutto questo nostro parlare rischia di restare solo un raro zampillo intermittente di acqua fresca.

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