RISPOSTA:
Ritengo
che la tua domanda sia molto seria e pertinente e meritevole, pertanto, di
un'adeguata e completa risposta. Chi si candida deve farlo per trovare
soluzioni possibili e raggiungere gli obiettivi programmati, rispettando gli
impegni presi con i cittadini
in campagna elettorale.
Disattendere questi impegni, ovvero qualora non si sia in grado di realizzarli concretamente, dovrebbe sempre e comunque comportare le anticipate dimissioni del sindaco, se egli opera per il bene comune, nell'esclusivo interesse collettivo e con disinteresse personale.
Io non sarei certo un sindaco attaccato alla poltrona, non sono un politico di professione (vivo del mio lavoro) e la mia decisione di candidarmi nasce solo dal desiderio di contribuire, con l'aiuto di tutti, alla rinascita di Racalmuto.
Detto questo, l'eccessiva onerosità e l'inefficienza del sistema integrato dei rifiuti ha rappresentato per i Racalmutesi un peso economico e sociale davvero insopportabile, a cui bisogna trovare un'immediata soluzione. Anzi, da un recente sondaggio comunale, esso rappresenta il primo problema avvertito dai cittadini Racalmutesi. Qualora eletto, mi impegno a metterlo immediatamente all'ordine del giorno dei lavori della nuova amministrazione.
Tuttavia, non
credo che possiamo riformare, ottimizzare e rendere meno oneroso il sistema dei
rifiuti da soli, senza l'intervento legislativo della Regione Sicilia. In
questa direzione, senza volere improvvisare nulla, proprio per la delicatezza
della questione, credo che la risposta sia contenuta nella bozza del documento
programmatico elaborata dall'ANCI SICILIA, che faccio interamente mia e che mi
impegno a realizzare, atteso che il comune di Racalmuto ha una popolazione di
8.338 abitanti, secondo i dati ISTAT del 1.1.2013, e, pertanto, possa trovare
piena attuazione quanto previsto nel documento dell'ANCI, per i comuni con
popolazione inferiore a 10.000 abitanti, che di seguito riporto integralmente,
sperando di essere stato preciso ed esaustivo nella risposta.Disattendere questi impegni, ovvero qualora non si sia in grado di realizzarli concretamente, dovrebbe sempre e comunque comportare le anticipate dimissioni del sindaco, se egli opera per il bene comune, nell'esclusivo interesse collettivo e con disinteresse personale.
Io non sarei certo un sindaco attaccato alla poltrona, non sono un politico di professione (vivo del mio lavoro) e la mia decisione di candidarmi nasce solo dal desiderio di contribuire, con l'aiuto di tutti, alla rinascita di Racalmuto.
Detto questo, l'eccessiva onerosità e l'inefficienza del sistema integrato dei rifiuti ha rappresentato per i Racalmutesi un peso economico e sociale davvero insopportabile, a cui bisogna trovare un'immediata soluzione. Anzi, da un recente sondaggio comunale, esso rappresenta il primo problema avvertito dai cittadini Racalmutesi. Qualora eletto, mi impegno a metterlo immediatamente all'ordine del giorno dei lavori della nuova amministrazione.
"SISTEMA
INTEGRATO DEI RIFIUTI:
In Sicilia il passaggio dai 27 vecchi ATO rifiuti alle nuove SRR è stato sancito, ma solo sulla carta, con la nascita delle 18 Società di regolamentazione dei rifiuti e la nomina dei CdA. Anzi, nella fase di transizione, la situazione è peggiorata: gli ATO sono ancora in vita, sono gestiti da liquidatori e sono ancora competenti ad effettuare la raccolta della spazzatura senza però poterlo fare perché i Comuni non sono nelle condizioni di versare le quote a copertura dei costi. Le conseguenze sono state che i lavoratori non ricevono gli stipendi, che il servizio di raccolta non viene effettuato e, in questo momento di grave crisi economica, si registrano vertiginosi aumenti delle aliquote dei tributi locali. A tal proposito desta forte preoccupazione la IUC (Imposta Unica Comunale) l’imposta introdotta nella Legge di Stabilità 2014 che ingloba tasse e tributi in relazione alla casa, alla produzione di rifiuti, ai servizi comunali indivisibili e che avrà pesanti ripercussioni sui cittadini e soprattutto sulle attività produttive. Si ritiene pertanto necessaria una modifica legislativa che consenta, per l’anno in corso, di continuare ad applicare la Tarsu.
Sull’assetto complessivo della gestione del sistema dei rifiuti l’AnciSicilia vuole offrire un contributo su alcune spinose emergenze che affliggono i Comuni siciliani ma ha chiesto anche al Governo regionale quali siano le proprie strategie di azione, con l’obiettivo di rendere partecipi gli Enti locali e capire, nel dettaglio,come avverrà la gestione degli impianti, quali saranno i mezzi, quale la situazione del personale e a quanto ammonteranno i costi delle SRR.
Per quanto riguarda le problematiche del Personale pur condividendo la linea operativa che prevede la salvaguardia dei livelli occupazionali, ciò anche al fine di garantire l’espletamento del servizio senza soluzione di continuità, va rilevata l’assenza dei Comuni nell’Accordo Quadro stipulata con le OO.SS. in data 6 agosto 2013. Si rileva inoltre che negli anni trascorsi ai lavoratori precari che sono passati alle Società che hanno gestito il ciclo dei rifiuti hanno ottenuto il privilegio della stabilizzazione e l’applicazione del contratto di Federambiente che di certo è stata una conquista delle Organizzazioni Sindacali, ma ha creato una disparità di trattamento fra dipendenti che pur svolgendo uguali servizi non fruiscono dello stesso trattamento economico.
Per quanto concerne le modifiche da apportare alla legge regionale n. 9 del 2010 ed alla legge regionale n. 3 del 2013 in materia del Servizio di gestione Integrata dei Rifiuti si potrebbe prevedere che nel rispetto dei principi costituzionali di sussidiarietà, differenziazione e adeguatezza di cui all’articolo 118 della Costituzione, per i Comuni con popolazione fino a diecimila abitanti, in forma singola o associata, secondo le modalità di cui all’articolo 30 del Decreto Legislativo 18 agosto 2000, n. 267, la possibilità di scegliere, in alternativa alle altre modalità di gestione previste dalla legge, di gestire il servizio di spazzamento, raccolta e trasporto dei rifiuti urbani ed assimilabili in forma diretta e/o in economia. I Comuni interessati avrebbero l’obbligo di predisporre un regolamento per l’organizzazione del servizio nonchè un Piano di intervento che deve mettere in evidenza gli elementi tecnici ed economici della gestione del servizio. Il Piano serve anche a dimostrare la sussistenza di caratteristiche economiche, sociali, ambientali e geomorfologiche del contesto comunale e/o intercomunale di riferimento che non consentono un efficace ricorso al mercato e che garantiscono, in ogni caso, l’erogazione di un servizio efficiente, efficace ed economico anche al fine di realizzare dei risparmi economici al fine di diminuire la pressione fiscale per i cittadini. Il Piano dovrà inoltre contenere l’elencazione degli elementi organizzativi idonei per garantire dei risultati ecocompatibili, con la contestuale enunciazione e previsione di adeguate percentuali di raccolta differenziata rispettosa della normativa vigente in materia che onera tutti gli Enti pubblici a raggiungere almeno il 65% di raccolta differenziata.
Qualora un Comune o più Comuni con popolazione fino a diecimila abitanti optino per la gestione diretta del servizio rifiuti, il personale operativo o amministrativo, transitato nelle vecchie società e/o consorzi di gestione in liquidazione, potrà rientrare – su richiesta del Comune o su richiesta del lavoratore – nell’Ente di originaria appartenenza con la conseguente applicazione a questi lavoratori del contratto del comparto Enti locali.
Sarebbe utile imprimere una forte accelerazione alle procedure per il passaggio al nuovo sistema di gestione e per l’attuazione del Piano Regionale dei Rifiuti che dovrà prevedere l’individuazione di siti da utilizzare quali discariche, in prossimità dei luoghi di produzione dei rifiuti al fine di contenere le spese e pertanto ridurre la tariffa. A quest’ultimo proposito si potrebbe prevedere, contrariamente all’attuale disciplina che prescrive la copertura integrale dei costi di investimento e di esercizio relativi ai servizi, un parziale intervento finanziario straordinario e transitorio a carico della Regione Siciliana, con trasferimenti vincolati".
In Sicilia il passaggio dai 27 vecchi ATO rifiuti alle nuove SRR è stato sancito, ma solo sulla carta, con la nascita delle 18 Società di regolamentazione dei rifiuti e la nomina dei CdA. Anzi, nella fase di transizione, la situazione è peggiorata: gli ATO sono ancora in vita, sono gestiti da liquidatori e sono ancora competenti ad effettuare la raccolta della spazzatura senza però poterlo fare perché i Comuni non sono nelle condizioni di versare le quote a copertura dei costi. Le conseguenze sono state che i lavoratori non ricevono gli stipendi, che il servizio di raccolta non viene effettuato e, in questo momento di grave crisi economica, si registrano vertiginosi aumenti delle aliquote dei tributi locali. A tal proposito desta forte preoccupazione la IUC (Imposta Unica Comunale) l’imposta introdotta nella Legge di Stabilità 2014 che ingloba tasse e tributi in relazione alla casa, alla produzione di rifiuti, ai servizi comunali indivisibili e che avrà pesanti ripercussioni sui cittadini e soprattutto sulle attività produttive. Si ritiene pertanto necessaria una modifica legislativa che consenta, per l’anno in corso, di continuare ad applicare la Tarsu.
Sull’assetto complessivo della gestione del sistema dei rifiuti l’AnciSicilia vuole offrire un contributo su alcune spinose emergenze che affliggono i Comuni siciliani ma ha chiesto anche al Governo regionale quali siano le proprie strategie di azione, con l’obiettivo di rendere partecipi gli Enti locali e capire, nel dettaglio,come avverrà la gestione degli impianti, quali saranno i mezzi, quale la situazione del personale e a quanto ammonteranno i costi delle SRR.
Per quanto riguarda le problematiche del Personale pur condividendo la linea operativa che prevede la salvaguardia dei livelli occupazionali, ciò anche al fine di garantire l’espletamento del servizio senza soluzione di continuità, va rilevata l’assenza dei Comuni nell’Accordo Quadro stipulata con le OO.SS. in data 6 agosto 2013. Si rileva inoltre che negli anni trascorsi ai lavoratori precari che sono passati alle Società che hanno gestito il ciclo dei rifiuti hanno ottenuto il privilegio della stabilizzazione e l’applicazione del contratto di Federambiente che di certo è stata una conquista delle Organizzazioni Sindacali, ma ha creato una disparità di trattamento fra dipendenti che pur svolgendo uguali servizi non fruiscono dello stesso trattamento economico.
Per quanto concerne le modifiche da apportare alla legge regionale n. 9 del 2010 ed alla legge regionale n. 3 del 2013 in materia del Servizio di gestione Integrata dei Rifiuti si potrebbe prevedere che nel rispetto dei principi costituzionali di sussidiarietà, differenziazione e adeguatezza di cui all’articolo 118 della Costituzione, per i Comuni con popolazione fino a diecimila abitanti, in forma singola o associata, secondo le modalità di cui all’articolo 30 del Decreto Legislativo 18 agosto 2000, n. 267, la possibilità di scegliere, in alternativa alle altre modalità di gestione previste dalla legge, di gestire il servizio di spazzamento, raccolta e trasporto dei rifiuti urbani ed assimilabili in forma diretta e/o in economia. I Comuni interessati avrebbero l’obbligo di predisporre un regolamento per l’organizzazione del servizio nonchè un Piano di intervento che deve mettere in evidenza gli elementi tecnici ed economici della gestione del servizio. Il Piano serve anche a dimostrare la sussistenza di caratteristiche economiche, sociali, ambientali e geomorfologiche del contesto comunale e/o intercomunale di riferimento che non consentono un efficace ricorso al mercato e che garantiscono, in ogni caso, l’erogazione di un servizio efficiente, efficace ed economico anche al fine di realizzare dei risparmi economici al fine di diminuire la pressione fiscale per i cittadini. Il Piano dovrà inoltre contenere l’elencazione degli elementi organizzativi idonei per garantire dei risultati ecocompatibili, con la contestuale enunciazione e previsione di adeguate percentuali di raccolta differenziata rispettosa della normativa vigente in materia che onera tutti gli Enti pubblici a raggiungere almeno il 65% di raccolta differenziata.
Qualora un Comune o più Comuni con popolazione fino a diecimila abitanti optino per la gestione diretta del servizio rifiuti, il personale operativo o amministrativo, transitato nelle vecchie società e/o consorzi di gestione in liquidazione, potrà rientrare – su richiesta del Comune o su richiesta del lavoratore – nell’Ente di originaria appartenenza con la conseguente applicazione a questi lavoratori del contratto del comparto Enti locali.
Sarebbe utile imprimere una forte accelerazione alle procedure per il passaggio al nuovo sistema di gestione e per l’attuazione del Piano Regionale dei Rifiuti che dovrà prevedere l’individuazione di siti da utilizzare quali discariche, in prossimità dei luoghi di produzione dei rifiuti al fine di contenere le spese e pertanto ridurre la tariffa. A quest’ultimo proposito si potrebbe prevedere, contrariamente all’attuale disciplina che prescrive la copertura integrale dei costi di investimento e di esercizio relativi ai servizi, un parziale intervento finanziario straordinario e transitorio a carico della Regione Siciliana, con trasferimenti vincolati".
Nessun commento:
Posta un commento