Alias: "Il poeta senza volto" ha ricevuto più di cento premi classificandosi quasi sempre nei primi tre posti, in concorsi nazionali ed internazionali. E' presente in più di quaranta antologie italiane e multilingue.
Scrive di lui Bruno Zinco, presidente Accademmia Universale "Neapolis": "Diego Capitano, poeta poliedrico spazia senza apparente difficoltà tra i temi più svariati. Accanto a liriche più malinconiche rivolte verso il suo animo umbratile che accetta a malincuore di essere esplorato, ci sono liriche legate all'attualità, alle grandi problematiche e ai personaggi che si stagliano come statue megalitiche al di sopra della mediocre umanità che si affanna a raggiungere effimeri ed inutili traguardi".
Luigi Maino, critico "Diego Capitano ci porge la sua poesia dentro un calice nel quale la solitudine e il rimpianto sono gli ingredienti principali. La sua opera alla portata di tutti i palati, è una poesia che non lascia molti spiragli di speranza, eppure, tra i brandelli del suo cuore, l'autore fa spuntare il fiore della fede, una fede ancora in crescita che pare destinata più avanti a dare i suoi frutti".
Aldo Zolfino, critico poeta recensore ufficiale internazionale O.N.P.I "Diego Capitano, poeta di corrente impressionista, dalla lirica di gran tocco e calore, conferente la luminosità di Monet, nella composizione della sensazione di vitalità, decentrata a rompere quell'equilibrio troppo perfetto. In Diego Capitano scopramo la metamorfosi della grammatica trasformazionale, che secondo Calvino, crea un moto perpetuo dell'Esistenza".
Monsignor Alfonso Puma, poeta e pittore " poetica semplice, senza artifizi, sgorga serena ed invita a riflettere, dopo avere raccolto quelle parole, non untuose, ma pregne di significato. pensieri delicati del quotidiano vivere, sentimenti buoni, che nascono da un cuore "sano e pulito", fanno scoprire gli antichi valori perduti a chi legge con interesse e va alla ricerca delle verità e dell'amore alle persona, alle cose ed alla natura".
In questo post di presentazione dell'autore pubblichiamo la poesia "I figli del fuoco" nei prossimi post le poesie "Orfico Idillo" "Nudu e crudu" "Surfaru e crita".
Ringraziamo il poeta Diego Capitano che gentilmente ci dà la possibilità di apprezzare la ricchezza spirituale delle sue opere, come scrive Padre Alfonso Puma nella recensione in un libro di Capitano: "I veri poeti liberi, mai oscuri, non trovano barriere per esprimere concetti profondi di umanità e di alta spiritualità".
(Sergio Scimè, Regalpetra libera)
I FIGLI DEL FUOCO (poesia di Diego Capitano)
In questo
silenzio montano spezzato dai temuti rombi
del
gran vulcano… miro da piú giú dalla stretta mulattiera
scolpita
tra feltri e ginestre dell’aulento parco dai caldi
vapori
assorti…il secolare ilice bruno di Carrinu che maestoso
s’espande
coi lunghi rami ragnateluti disnodarsi
al vento
leggeri
nell’indole pacata dei lecci quieti.
Intorno
nere rocce s’ergono irte… cuspidi ogivali che ornano
il
redimito monte Mungibeddu regalando sogni d’un lunare
paesaggio
da conoscere e da amare con i figli del fuoco.
D’un
rosso chiaro la vampa s’impenna dalla aperta bocca
al
di sopra delle virenti valli ai confini con le stelle…rischiara
l’etere
scuro e profondo e nel lento scivolare dalla pietrosa
montagna…
intaglia e solca vetuste viscere dal tempo richiuse.
Da
piú lontano come stormi spiccano il volo dalla mia mente
i
pensieri verso fumiganti nubi con pie note dall’anima muta.
Tutto
s’abbellisce e abbaglia nel vigoroso esplodere dei lapilli…
quasi
da somigliare alla tempestosa e vermiglia giovinezza.
Avverso
il tempo ingoia la vita ed invecchia ogni cuore nella
rabbia
quando il corpo avvampa al triste pensiero delle buie
sepolture…
ove l’anima di colpo la carne abbandona.
Non
ora!… che caldi soli e spumose acque marine temprano
la
mia piccola fronte intrisa di mille profondi segreti dagli occhi
riflessi
e dal palpito distratto del cuore.
Stravolto
lo sguardo ammira stupefatto dietro questa fumida
cortina di lavico vapore…le tante bellezze di questa mia terra
tra i profumi d’ambrosia bohemien in viaggio su strade ruvide
di basalto…circoli di siculi fanciulli si dissetano nel languido
chiassoso ruscello del vicino borgo.
Naiadi greche appaiono dall’azzurre acque sorridenti a marinai
etnici semignudi … giocosi in tiepidi bagni nei delubri antichi…
ma tutto è visione che m’invade… la storia che mi assale in questa
fantastica realtá.
Scorgo i campi ove la forte tramontana scuote gli alberi… le verzure
e le spase messi di frumento… scalpitano sciolte giumente coi
puledri lá sul ciglio della strada e dietro un armento belante…
un cane e il pastore che li adduce al vicino riparo.
In paese canti imenei accompagnano la nuova sposa al primo
talamo nuziale in canti e balli siciliani… e il pianto della madre
adusta in viso ma felice nell’animo ancora bacia l’adorata figlia.
Milo e Zafferana sono in festa ed io vi sono… naturali fuochi
pirotecnici dalla cima del mitico vulcano risvegliano i dormienti
alati e la valle antica… scomposte file di veliti volontari s’arroccano
sui plaustri dipinti di pupi siciliani giá carichi di frutti dorati…
di fiaschi di vino… di taralli e mandorle al miele e fichidindia.
Nell’aria l’intenso profumo di zágara d’arance e cento bimbi in pazze
corse mentre ilari mordicchiano il gustoso pane nero d’irmanu.
Diego Capitano
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