venerdì 4 maggio 2012

RACALMUTO Luigi Gagliardo, condannato per mafia, ha ucciso padre e madre e poi si è tolto la vita. Il fratello, Ignazio, è un collaboratore di giustizia

I rilievi dei carabinieri nell'appartamento
Un uomo di Racalmuto, condannato in passato per mafia e fratello di un pentito dei clan agrigentini ha ucciso il padre e la madre e si suicidato nell'abitazione familiare ad Aci Sant'Antonio (Catania). La tragedia di questo pomeriggio, dunque, è maturata sullo sfondo di vicende giudiziarie che avevano segnato la vita della famiglia. 
I corpi trovati dall'altro figlio
Secondo quanto ricostruito dai carabinieri, Luigi Gagliardo, 38 anni, ha ammazzato il padre Antonino Gagliardo, 82 anni, e la madre Rosa Amore, 74 anni, colpendoli alla testa con oggetti contundenti e poi si è soffocato col gas. 
Come emerso dai rilievi coordinati nell'appartamento di via Paolo Vasta dal sostituto procuratore della Repubblica di Catania, Fabrizio Aliotta, per suicidarsi l'uomo si è infilato in bocca il tubo del gas dell'impianto domestico e ha infilato la testa dentro un sacchetto di plastica.

La famiglia Gagliardo era originaria di Racalmuto (Agrigento), e si era trasferita nel Catanese dopo le inchieste giudiziarie antimafia che avevano coinvolto Luigi Gagliardo e suo fratello Ignazio, collaboratore di giustizia che ha rivelato ai magistrati i retroscena delle attività criminali delle cosche mafiose agrigentine e in particolare del clan dei "Pidocchi".


Qualche giorno prima di essere arrestato nell'operazione "Sicania 2" del 2007 contro i boss di Agrigento, coordinata dalla Dda di Palermo, Luigi Gagliardo si era pubblicamente dissociato dal 'pentimentò del fratello Ignazio. In seguito, Luigi Gagliardo era stato condannato per l'inchiesta "Sicania 2" a tre anni e quattro mesi di reclusione. In precedenza, il parricida era già entrato in indagini antimafia, ed era stato arrestato per la prima volta nell'ambito dell'operazione "Ombra" nel 2003. 


Tornato in libertà, Luigi Gagliardo non aveva mai trovato un impiego e si arrangiava con lavori saltuari.
Secondo quanto si apprende, la famiglia Gagliardo non aveva accettato il programma di protezione previsto per i familiari dei pentiti di mafia. Tuttavia, dopo che Ignazio Gagliardo aveva cominciato a collaborare con i magistrati e che Luigi aveva finito di scontare la sua condanna, la famiglia aveva deciso di lasciare Racalmuto e si era stabilita ad Aci Sant'Antonio. (web)

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