In diversi contesti, come quello lavorativo, scolastico, ma anche familiare le persone più "deboli" sono ancora oggi vittime di persecuzioni da parte di quelli che dovrebbero essere le persone con cui condividere esperienze positive prive di ipocrisia e cattiveria e che, invece, spesso diventano "carnefici" da cui difendersi.
Spesso, chi subisce, non riesce a chiedere aiuto, non lo fa per paura o per vergogna di essere giudicati dall'esterno. In una società come la nostra, in cui si parla molto di diritti umani, di parità e di accettazione, tutto ciò non dovrebbe aver spazio di esistere, ma ancora una volta la volontà di procurare del male alle persone che ci circondano, prevale sull'istinto di mostrarsi aperti al dialogo, allo scambio e al rispetto per gli altri.
I mezzi di comunicazione , ci raccontano costantemente di donne maltrattate, perseguitate o addirittura uccise dai proprio compagni, ovvero dalle persone che abissalmente dovrebbero proteggerle e difenderle dalla cattiveria del mondo esterno.
Bambini, adulti e adolescenti...insomma ogni fascia di età senza alcuna distinzione, corre costantemente il rischio di subire violenza verbale, psicologica e fisica da parte di soggetti che spesso sono persone di cui si ci fida, persone che in qualche modo occupano un ruolo importante.
Alla luce di tutto questo, diventa sempre più difficile venire a capo di situazioni simili, e di conseguenza, aiutare chi subisce risulta sempre più complicato.
Di fronte a tutto ciò, mi rendo sempre più conto che se ognuno di noi, smettesse di essere vittima dell'ignoranza e della paura di denunciare episodi simili e invece si sentisse in dovere di denunciare anche quando le situazioni non ci riguardano in prima persona, di certo ad avere paura non sarebbe più la vittima, ma il carnefice, poichè smetterebbe di sentirsi onnipotente e si renderebbe conto di essere lui il vero debole.
Concetta Rinallo
Regalpetra libera per il sociale
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