"Vento di primavera" non è un film sulla Shoah. E’ un film per la Shoah, per non dimenticare. L’autrice Roselyn Bosch rievoca giustamente(!) la pagina più buia della storia d’Oltralpe raccontando in questo intenso film un evento orribile quanto poco noto dell’Olocausto.
Lo fa attraverso una narrazione che si lega saldamente alla realtà dei fatti accaduti (niente nel film è frutto di invenzione), tutto è successo e riportato fedelmente. Si circonda di attori validissimi tra cui spiccano la star Jean Reno, medico ebreo in prima linea nei primi soccorsi al velodromo, ma soprattutto Mélanie Laurent, rivelazione nel tarantiniano "Inglourious Basterds", splendida interprete dell’infermiera Annette: un’attrice con la A maiuscola, capace di disegnare sul proprio volto la volontà di aiutare, quindi la disperazione ed infine la felicità (si, anche quella), emozioni che sono sicuro hanno pervaso e pervaderanno ciascun spettatore in sala.
"La rafle" ovvero la retata, è quindi un "pezzo" di crimine indicibile mostrato a noi spettatori attraverso un’ottica diversa, quella dei bambini che abitano/agitano il quartiere di Montmartre, dello stesso Joseph (sopravvissuto come pochissimi altri) che oggi, ottantenne, si ritrova a descrivere nei minimi particolari; perché è giusto così, nulla deve essere tralasciato, occorre che il cinema continui ad adempiere a quella che è una delle sue tante funzioni: essere strumento di documentazione e monito civile, a maggior ragione quando vengono ripresi e rivissuti temi così importanti e delicati.
La Stampa, http://www3.lastampa.it/digito-news/sezioni/municipio-le-testimonianze/articolo/lstp/386092/
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