Giuseppe Guagliano
commenta il post pubblicato su Regalpetra Libera
"L'ex sindaco Gigi Restivo esprime la sua opinione sull'attuale dibattito politico nei blog e su facebook"
Non so se posso intervenire senza chiedere scusa per l'intrusione.
Tuttavia lo faccio lo stesso.
Gigi si meravigliava, inizialmente, del fatto che nessuno ha commentato la sua nota.
Lo ha fatto Giovanni in seconda battuta.
Si è quindi aperta una discussione che, mi sembra, abbia il gusto della chiacchirata al bar di turno.
Non dico questo per sminuirne la qualità.
A mio modesto parere, il dato su cui riflettere e ragionare resta la solitudine percepita da Gigi, in un mondo, quello di fb, super affollato e tecnicologicamente alla portata di tutti.
Mi chiedo, ed è da parecchio che lo faccio:
Cosa impedisce ai tanti di partecipare alla discussione?
Qual'è il torto di Gigi o di chi, come lui, ha messo sul tavolo argomenti "pesanti", la cui trattazione richiede una certa onesta intellettuale e un certo coraggio, anche da se stessi?
Mi viene un paragone: il naufrago che soffre la sete in mezzo ad un oceano di acqua.
Consapevole che il suo, probabile, destino è quello di morire di sete; O di bere quell'acqua, salata, che lo rendera folle e, comunque, lo porterà a sicura morte dopo atroci sofferenze.
So che non è facile dominare l'istinto della sopravvivenza.
Spesso neanche la ragione può nulla.
Tuttavia ritengo che bisogna cercare di resistere il più possibile alla tentazione dell'acqua salata, che per la società si materializza con mafia.
Intendendo per essa ogni nostro atteggiamento volto ad intraprendere stili di vita privi di moralità e comportamenti etici adeguati alla specie umana.
In mezzo all'oceano può succedere che piova, che passi una nave, che si avvisti la terra ferma.
Si può anche remare, avendone la forza, affinche questo succeda.
Tra una morte certa e una probabile noi quale stiamo scegliendo?
Non so se posso intervenire senza chiedere scusa per l'intrusione.
Tuttavia lo faccio lo stesso.
Gigi si meravigliava, inizialmente, del fatto che nessuno ha commentato la sua nota.
Lo ha fatto Giovanni in seconda battuta.
Si è quindi aperta una discussione che, mi sembra, abbia il gusto della chiacchirata al bar di turno.
Non dico questo per sminuirne la qualità.
A mio modesto parere, il dato su cui riflettere e ragionare resta la solitudine percepita da Gigi, in un mondo, quello di fb, super affollato e tecnicologicamente alla portata di tutti.
Mi chiedo, ed è da parecchio che lo faccio:
Cosa impedisce ai tanti di partecipare alla discussione?
Qual'è il torto di Gigi o di chi, come lui, ha messo sul tavolo argomenti "pesanti", la cui trattazione richiede una certa onesta intellettuale e un certo coraggio, anche da se stessi?
Mi viene un paragone: il naufrago che soffre la sete in mezzo ad un oceano di acqua.
Consapevole che il suo, probabile, destino è quello di morire di sete; O di bere quell'acqua, salata, che lo rendera folle e, comunque, lo porterà a sicura morte dopo atroci sofferenze.
So che non è facile dominare l'istinto della sopravvivenza.
Spesso neanche la ragione può nulla.
Tuttavia ritengo che bisogna cercare di resistere il più possibile alla tentazione dell'acqua salata, che per la società si materializza con mafia.
Intendendo per essa ogni nostro atteggiamento volto ad intraprendere stili di vita privi di moralità e comportamenti etici adeguati alla specie umana.
In mezzo all'oceano può succedere che piova, che passi una nave, che si avvisti la terra ferma.
Si può anche remare, avendone la forza, affinche questo succeda.
Tra una morte certa e una probabile noi quale stiamo scegliendo?
Nessun commento:
Posta un commento