Da sempre la politica ha messo attivisti, simpatizzanti e sostenitori l’uno contro l’altro.
Perché?
I giovani, ricchi di idee nuove e con tanta voglia di cambiamento, dovevano - da subito - tagliare i ponti con chi stava dall’altra parte. In un’altra corrente. Un modo di fare che rompeva … divideva … allontanava.
Ricordo le due anime del partito socialista. Divisioni che portavano la base a forti tensioni e disgregazioni. Dovevi scegliere. O di qua o di là. Non diversamente avveniva in altri partiti. La base divisa, i dirigenti uniti.
Ma perché?
Per chi?
Mentre la base faceva guerra i dirigenti di partito continuavano a governare: Comune, Provincia, Regione. Lo stesso succede oggi. I dirigenti trovano sempre una ragione per stare insieme, mentre la base continua a dividersi per partito preso.
Nota stonata, qualcosa non va.
Abbiamo vissuto, più di due anni fa, una campagna elettorale accesa, dove il paese si è diviso. Ma sé durante la campagna elettorale il paese si divideva in due, dall’indomani inizia la frammentazione in quattro, otto , dodici, venti. Venti ragionamenti diversi, senza un programma comune. In consiglio comunale ogni consigliere fa testa a sé. Ognuno rappresenta se stesso.
La logica del fare gruppo dello stare insieme dell’aggregazione politica , di un programma comune a Racalmuto è un optinional…!!!
Perché questo?
Cosa porta a tanta divisione?
È vero, a volte camminare in gruppo non è facile. Non sempre i marciapiedi possono contenere più di due persone. Il terzo deve stare sulla strada in tensione, a rischio incidente. Ma io credo che oggi è necessario iniziare a pensare in gruppo, a fare gruppo.
Il tempo degli individualismi è finito, ed ha fallito.
Lo so è un percorso difficile, ma si deve provare. Le divisioni quasi sempre non trovano ragioni evidenti, ma solo rancori.. incomprensioni … freddezze, protratte nel tempo.
Dobbiamo iniziare a vivere la politica non nello scontro, ma come occasione di incontro e di sintesi. Lo scontro favorisce ... accontenta ... soddisfa ... interessi minuscoli, di non vanto. L’incontro, lo stare insieme, il dialogare in gruppo senza preconcetti e pregiudizi, serve - oggi più che mai – alla crescita del paese … alla comunità.
Rispolverare il passato non aiuta. Bisogna ripartire dall’oggi. Da un presente impresentabile.
È vero, a volte non si comprendono scelte aggregative impossibili. Non li comprende nessuno.
Dobbiamo avviare tutti insieme un percorso nuovo dello stare insieme. Dove ognuno è protagonista del cambiamento. Un cambiamento possibile. Partendo da quei sani e genuini principi di leale convivenza civile.
Cambiare si può. Si deve.
Non possiamo consegnare ai nostri figli un paese impossibile.
I giovani e i meno giovani devono ricominciare a dialogare insieme.
Racalmuto , con saggezza e responsabilità, nei momenti difficili ha sempre saputo reagire e ad alzare la testa.
Si legge negli occhi di tutti il bisogno di una svolta.
Un invito a tutti a dare il proprio contributo alla svolta.
La svolta del fare e del fare bene.
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