domenica 9 luglio 2017

NUANCE DI PAROLE E DI COLORI di Diego Capitano




NUANCE  DI  PAROLE  E DI COLORI
Quadri… con ombre di perfezione… divenuti astratti…
parole che hanno segnato una lingua e raccontato tutto
dell’umano… riconoscibili ora solo nei sogni come ció che
avrebbero cambiato i colori del mondo.
Tutto oggi  è onirico e scomposto… olii sovrapposti su tele
tessute da lunghe dita di setola:  nudi… sdruciti… logori…           
un tempo hanno significato i secoli… oggi annegano nelle
controverse filosofie… nelle raccolte sensazioni di stati
d’animo confusi dalla grandezza del passato.
Luci inghiottite dalle oscuritá… sguardi di volti alienati verso
il nulla… o sublimi nell’estasi chiamati dalla voce dell’ego…
che ci perde nell’universalitá del tempo e dello spazio piú
ignoto.
Quí dentro quest’opere  mie… ov’io dimoro t’ho conosciuta:
carne e anima e come il nembo  avvolge il cielo… cosí  io t’ho
avvolta con eterni colori di vita e inafferrabili frasi d’amore…
imprigionato nei  tuoi dipinti occhi discendere procaci… frali…
su  stantii declivi di labili papaveri e scille silvestri.
In mezzo a sfumature di colori familiari laggiú esiliate nella
tragicitá della natura… dove  frivolo  l’immago d’un vomero
arrugginito attende come strale nel cuore... tanto simile al mio
ed io t’aspetto cantore d’ombre e parole nella trita quiete dei
miei campi incolti.
Il dolce tuo sorriso e il silente sguardo di gioia intriso… che ora
mi salva da questo mare di tele imbrattate da dure croste di
colori sbiaditi… che come l’anima periscono mai.
Si dirada nella valle la luce… argentate le stelle senza il cielo
e di nuvole sgombre… dall’alto opaco un velo sfiorisce ogni
cosa… non piace al cuore la solitudine né l’ombra delle tacite
acque…  ho sussurrato il tuo nome piú volte  ma non  ti ho
sentito cantare:  dove cercarti?...
Qualcuno ha sollevato il vento e un pauroso abbaiare… spezzato
catene a streghe e fantasmi consumare alte pire infauste.
Maledizione!... Ho dimenticato i miei quadri non dipinti… giá
che scricchiola e freme  la mia sagoma  d’ossa ormai di magri
mattoni vacillanti… in quest’umida terra che perde a volte la
sua ragione tra gli urli muti di Munch e il mormorío dell’ anime
condannate alla nobiltá dell’arte… rese sempre piú barbare.
Barbarica la mente che non perde la sua genialitá… e si uccide
a colpi di parole dopo essersi seviziata con pennelli e colori.
Siamo solo ombre … disconnessi con gli altri non per merito…
giostre di cavalli di legno vaganti dentro lo stesso cerchio… nel
buio e nella luce dei pensieri.
Metafisica  anima in tormento  che  estatica sempre s’intarsia
nell’ultima sua  tela… tenera visione disperata  dei poeti che
l’immaginabile sognano… come me che te sognai…ma piú mai
si chiuderanno i dipinti occhi da questa tela…da quest’ amore 
dalle mille sfumature  di  parole e di colori… tanto  belli… come

bello è stato il nostro amato sogno. (Diego Capitano)

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