NUANCE DI
PAROLE E DI COLORI
Quadri… con ombre di perfezione… divenuti astratti…
parole che hanno segnato una lingua e raccontato tutto
dell’umano… riconoscibili ora solo nei sogni come ció che
avrebbero cambiato i colori del mondo.
Tutto oggi è
onirico e scomposto… olii sovrapposti su tele
tessute da lunghe dita di setola: nudi… sdruciti… logori…
un tempo hanno significato i secoli… oggi annegano nelle
controverse filosofie… nelle raccolte sensazioni di stati
d’animo confusi dalla grandezza del passato.
Luci inghiottite dalle oscuritá… sguardi di volti
alienati verso
il nulla… o sublimi nell’estasi chiamati dalla voce
dell’ego…
che ci perde nell’universalitá del tempo e dello spazio
piú
ignoto.
Quí dentro quest’opere
mie… ov’io dimoro t’ho conosciuta:
carne e anima e come il nembo avvolge il cielo… cosí io t’ho
avvolta con eterni colori di vita e inafferrabili frasi
d’amore…
imprigionato nei
tuoi dipinti occhi discendere procaci… frali…
su stantii declivi
di labili papaveri e scille silvestri.
In mezzo a sfumature di colori familiari laggiú esiliate
nella
tragicitá della natura… dove frivolo
l’immago d’un vomero
arrugginito attende come strale nel cuore... tanto simile
al mio
ed io t’aspetto cantore d’ombre e parole nella trita
quiete dei
miei campi incolti.
Il dolce tuo sorriso e il silente sguardo di gioia intriso…
che ora
mi salva da questo mare di tele imbrattate da dure croste
di
colori sbiaditi… che come l’anima periscono mai.
Si dirada nella valle la luce… argentate le stelle senza
il cielo
e di nuvole sgombre… dall’alto opaco un velo sfiorisce
ogni
cosa… non piace al cuore la solitudine né l’ombra delle
tacite
acque… ho sussurrato
il tuo nome piú volte ma non ti ho
sentito cantare:
dove cercarti?...
Qualcuno ha sollevato il vento e un pauroso abbaiare…
spezzato
catene a streghe e fantasmi consumare alte pire infauste.
Maledizione!... Ho dimenticato i miei quadri non dipinti…
giá
che scricchiola e freme
la mia sagoma d’ossa ormai di
magri
mattoni vacillanti… in quest’umida terra che perde a
volte la
sua ragione tra gli urli muti di Munch e il mormorío
dell’ anime
condannate alla nobiltá dell’arte… rese sempre piú
barbare.
Barbarica la mente che non perde la sua genialitá… e si
uccide
a colpi di parole dopo essersi seviziata con pennelli e
colori.
Siamo solo ombre … disconnessi con gli altri non per
merito…
giostre di cavalli di legno vaganti dentro lo stesso
cerchio… nel
buio e nella luce dei pensieri.
Metafisica anima
in tormento che estatica sempre s’intarsia
nell’ultima sua tela… tenera visione disperata dei poeti che
l’immaginabile sognano… come me che te sognai…ma piú mai
si chiuderanno i dipinti occhi da questa tela…da quest’
amore
dalle mille sfumature
di parole e di colori… tanto belli… come
bello è stato il nostro amato sogno. (Diego Capitano)
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