lunedì 6 dicembre 2010

Dove ci sono "soldi, politica e potere lì c’è mafia" - Franco Castaldo a Racalmuto

E se Castaldo si inserisce nel dibattito al Teatro "Regina Margherita a Racalmuto (moderato da Gero Tedesco) osservando candidamente che dove ci sono “soldi, politica e potere lì c’è mafia”, l'avv. Pennica rilancia e riapre la “questione colletti bianchi” e dei sindaci  e funzionari comunali che in questi ultimi mesi cadono nella rete delle indagini con allarmante periodicità, tanto da fargli dire, insieme a Castronovo, che “Falsone e Messina appartengono alla preistoria, è archiviata la fase-killer, oggi il rapporto si sposta sui politici”.

La storia che Franco Castaldo racconta in questo libro, fa un effetto strano, inquieta e sorprende. Non lascia tranquilli. Si narra la storia di uno spaventoso capomafia appena catturato e del fosco avvenire che circonda il suo successore, ci sono centinaia di cadaveri disseminati nelle campagne dell’agrigentino, pizzini  scambiati attraverso messaggeri come fossimo nell’età della pietra, ma anche computer e internet, soldi e vendette che procedono insieme, con le seconde che valgono più dei primi”.Non può, né poteva bastare questa agghiacciante epigrafe  che Enrico Deaglio ha inserito nella prefazione al libro di Franco Castaldo “Falsone e Messina-strade senza ritorno”, scritto dal direttore di Grandangolo tra la cattura di Falsone e di  Gerlandino Messina
.E poiché ormai non sorprende né offende nessuno il rischio (consapevole per una società civile) di “convivere” con la mafia e le mafie  (e che tira in ballo tutte le analisi che volete pro o contro), ha fatto bene il sindaco di Racalmuto insieme all’assessore alla cultura, a prendere il toro per le corna e “colpire al cuore”, promuovendo un dibattito che avrebbe fatto la felicità di Leonardo Sciascia e delle sue proverbiali contraddizioni. Proprio in quel “Teatro Margherita” che contribuì a formare la sua visione del mondo e oggi diventato degno sostituto di una comunicazione culturale in concorrenza con media agguerriti e catturanti.Perché, diciamolo chiaramente, dopo la cattura dei due superlatitanti, a Racalmuto è avvenuta un’altra cattura, ancora più clamorosa : quella di un contro-dibattito sulla “convivenza mafiosa” spesso pubblicitaria e autoreferenziale, demagogica e tutto sommato ipocrita.Se poi facciamo osservare che il dibattito è stato inserito nella prima rassegna culturale “Scrittura e musica” promosso dal comune racalmutese. l’ironia sciasciana diventa salutare e proficua. Sarebbe il caso di dire che ci ritroviamo sulla “verticale di un territorio” che per i piloti di un “Tornado” significa semplicemente  “colpire l’obiettivo”, virare e ritornare velocemente alla base. Pronti per altre incursioni.  Che però, nel nostro caso, non siano rubate  per fini di bottega editoriale al blog di qualche Pm (come rivelava in una recente intervista televisiva il procuratore Gratteri).Castaldo non ruba nulla e come il Don Leonardo “topo di biblioteca” va al sodo dei fatti e trova un comune, per quanto bistrattato e discusso, che gli offre asilo.Comune ( e non è un caso) non solo “paese della ragione” ma del regno di Maurizio Di Gati e dove, pensate un po’, i due avvocati difensori di Falsone e Messina accettano di discuterne con quella calma “tecnica” che si addice ai professionisti.Chapeau, quindi, a Castronovo e Pennica che dopo Enrico Deaglio hanno additato ulteriori percorsi di indagine socio-politica di cui tutti dovremmo farci carico.Punti di svolta che anche il presidente della provincia D’Orsi (ma erano presenti in platea anche il sindaco di Agrigento Zambuto e il vice Muglia) sotto scorta per le intimidazioni  e il sindaco Petrotto hanno offerto allo svolgimento del dibattito. Il primo riferendosi ai conflitti con un sottobosco politico e con una stampa non sempre esaustiva e informante, il secondo agli assalti che vedono il suo comune nel mirino delle nuove espansioni economiche, a iniziare dalle diatribe con “Girgenti acque” al trasporto rifiuti che in Sicilia ha costi superiori a quelli operanti in Germania..E se Castaldo si inserisce nel dibattito (moderato da Gero Tedesco) osservando candidamente che dove ci sono “soldi, politica e potere lì c’è mafia”, Pennica rilancia e riapre la “questione colletti bianchi” e dei sindaci  e funzionari comunali che in questi ultimi mesi cadono nella rete delle indagini con allarmante periodicità, tanto da fargli dire, insieme a Castronovo, che “Falsone e Messina appartengono alla preistoria, è archiviata la fase-killer, oggi il rapporto si sposta sui politici”.Ma non solo. Pennica ricorda che la struttura mafiosa è più soggetta a sfaldamenti e pentitismi mentre quella della ‘ndrangheta è più resistente perché basata su un “familismo”  molto più rigoroso.Sempre sul filo di questa assistenza tecnica ai due ex-superlatitanti, Castronovo e Pennica hanno tenuto a rilevare che è, appunto, la professionalità che fa la differenza e consente di superare ogni pregiudizio, persino la bonomia e il sorriso esternato da un Falsone o i condizionamenti dei media o la gravità del reato- ribadisce Castronovo - c’è solo “la sponda di professionalità che deve cadenzare il percorso difensivo”.Vorremmo sperarlo, ma il merito di questo dibattito  a Racalmuto è stato quello, di avere archiviato discorsi obsoleti e posto le basi per “un nuovo modo di ragionare e indagare su imprenditoria, politica e mafie in genere”  Oggi il “rapporto politica-mafia è più insidioso”. Se non è più il tempo di poter dimenticare  (anni 70) nei cassetti della questura di Agrigento il rapporto delle “Giubbe Rosse” canadesi (sol perché era scritto in francese), i pizzini medievali devono ancora gareggiare con internet e con un qualche Julian Assange pronto a diffondere dispacci e papelli. Anche se Wikileaks delude in fatto di mafie limitandosi a riferire di una Russia “patria virtuale della mafia”Non vi pare strano? Meditate gente, meditate….
 (dal sito di Grandangolo - Agrigento)

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