martedì 7 giugno 2011

L'elezione diretta del sindaco - Positivo e negativo.

Carmelo Mulè ha scritto:
I sindaci delle famose alleanze pentapartitiche, pur se rispondenti a logiche di ampie convergenze politiche, non sopravvivevano per oltre un anno e al massimo i più ferrati raggiungevano i due anni. Poco tempo per sviluppare i programmi elettorali che di solito andavano avanti a stento e con una connotazione che prescindeva dalla figura del primo cittadino.

Una stabilità governativa diversa, una diversa possibilità di programmare e sviluppare i programmi, nonchè una più seria rappresentatività, in quanto emanazione popolare, si sarebbe dovuto avere con l'elezione diretta dei sindaci. Perchè cosi non è? Tranne le dovute cautele per quei pochissimi comuni virtuosi, i quali spesso finiscono per divenire persino scomodi alla politica. Cos'è che ha spinto a cambiare persino la terminologia nel vocabolario della politica? Il Presidente della Regione oggi si chiama " governatore"; come ai tempi del dominio spagnolo. I sindaci non amministrano più, ma " governano" anch'essi, che cosa governino non si è capito però governano. E' un'opportunità perduta! Fare il sindaco di una piccola comunità per un decennio e lasciare il deserto alle spalle.
Oltre, vicende giudiziarie a non finire; avvicendamenti con velocità impressionante; interminabili ore spese alla ricerca di, sempre, nuovi equilibri destinati a squlibrare l'azione politica ed amministrativa di ciascuna comunità. Qual è la logica di quel sindaco che si spinge, con regolarità, fuori dal seminato e si avventura in battaglie che niente hanno a che fare con la cura dell'interesse della comunità. Questi interrogativi mi pongo; se, poi, mi spingo oltre il pensiero e cerco di entrare nel ragionamento mi appare, con immensa chiarezza, l'insufficiente capacità dei personaggi, ai quali, purtroppo, le popolazioni affidano il loro futuro e del quale regolarmente vengono scippati.

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