domenica 30 maggio 2010

Racalmuto notizie - Grandangolo "Giochi di potere: con un ditino nel telefono" di Giovanni Salvo

Il gioco del perché lo faceva sempre mio papà quando ero piccolo.
Consiste nel fare una raffica di domande che richiedono una risposta con
un "perché" e il bersagliato deve cercare di evitare di rispondere utilizzando la parola "perchè".
Si invertono i ruoli quando l’intervistato, pronunciando l’indicibile “perché”, perde.
E’ un passatempo semplice adatto ai bambini, molto simile ai giochi di potere praticati di sovente dai nostri politici, dove solo se a volte riescono a sviare il “perché ” possono farla franca con la giustizia.
Perché il Ministro agrigentino, Angelino Alfano, ha fatto indignare persino gli Stati Uniti sulla vicenda delle intercettazioni telefoniche?
Episodio che ha fatto scendere in campo anche un gigante dell’informazione come Sky, che ha annunciato che «chiederà un intervento a tutte le autorità internazionali competenti, anche ricorrendo presso la Corte europea dei diritti dell’Uomo».
Semplicemente perchè quelle norme contenute nel suo ddl «rappresentano un grave attacco alla libertà di stampa e di espressione».
Ed ecco dunque che abbiamo perso anteponendo alla risposta l’ineffabile “perche”.
Perché sulle intercettazioni si parla di galera per i giornalisti ficcanaso e multe ingenti agli editori?
Forse perché si vuole restare nelle grazie del potente Cavaliere di turno.
E rieccoci perdenti, abbiamo ripetuto “perché!”.
Il nostro è un destino beffardo, siamo destinati sempre a perdere noi cittadini.
Ricordate la legge, sul legittimo sospetto, per evitare la spettacolarità dei processi, presentata tempo fa dal Senatore agrigentino Cirami?
La legge che fu servita su di un piatto d’argento, al pluri processato Presidente del consiglio Berlusconi, non fruttò al Senatore gli effetti sperati e se non ricordo male, nonostante la sua piaggeria e dopo quella legge ad personam che prese il suo cognome, al Senatore non fu garantito neppure un seggio elettorale sicuro.
Questi sono gli agrigentini nel panorama della politica nazionale, perché questo è uno degli sport che meglio sanno fare i nostri politici per entrare nelle grazie dei potenti. .
Indossare magliette stampate con frasi irriguardose nei confronti dell’operato della magistratura, leggi che limitano la libertà di stampa, legittime suspicioni, Lodi e altre ruffianate varie sono la parte più evidente di quei giochi di potere in cui la classe dirigente di questa provincia sembra di essere meglio ferrata.
Che qualche volta anche il potere perda giocando con il potere, in quello che può essere considerato un ludico delirio di onnipotenza è la nostra unica speranza.
Un filone giudiziario, composto da due diverse indagini, denominato "Giochi di potere" costringerà, da qui a poco, ben 27 indagati a sfidare i tanti “perché “ che le domande del P.M. Lucia Brescia conterranno su alcune ipotesi di reato commessi all’interno del municipio di Racalmuto.
Sono spesso i giochi pericolosi a nascondere molte insidie e sono molti gli incidenti tra le mura domestiche causati durante il gioco, che sempre piu spesso provocano parecchi feriti se non si fa attenzione.
All'operazione giudiziaria, “giochi di potere”, sono interessati: Sindaco, amministratori comunali, imprenditori, consulenti tecnici e dirigenti del Comune di Racalmuto.

Continua continua continua .................

Regola fondamentale del gioco in generale è divertirsi senza farsi male, ma analizzando i fatti non è sempre così.
La notizia, che per il vero non ha tanto colto di sorpresa la cittadinanza, appare delicata e merita comunque una certa ponderazione, anche se supportata da numerose intercettazioni ambientali e sulle utenze telefoniche degli indagati.
Se ricordiamo una famosa canzoncina, l’avvertimento sul pericolo di giocare con il telefono è storia vecchia, risale sin dal lontano zecchino d’oro del 1967: “per un ditino nel telefono ne son successe delle belle, per un ditino nel telefono ci son successi tanti guai”.
Sono parecchi in paese che ostentano di aver letto i dialoghi telefonici fra gli indagati dell’inchiesta “giochi di potere”.
Potrebbe trattarsi di millantatori che comunque giurano di aver letto le trascrizioni delle conversazioni contenenti sproloqui a tratti folcloristici, ma parecchio inquietanti e dunque: “una notizia un pò originale non ha bisogno di alcun giornale e come una freccia dall’alto scocca e passa veloce da bocca in bocca”.
L’argomento, in pasto al mormorio della gente, è stato comunque affrontato seriamente nel corso di un’affollata seduta consiliare dedicata ai fatti giudiziari che interessano il paese, impropriamente appellato, della ragione.
In realtà al di là di qualche titoletto di giornale, rimbalzato poi sul blog, la notizia non sembra aver avuto particolare eclatanza, neppure su i giornali di settore.
Mi pare comunque giusto che ad occuparsi dell’argomento sia stata per prima la politica locale, che attraverso un dibattito serrato, in un’aula consiliare gremita, alla presenza del comandante della locale stazione dei carabinieri di Racalmuto, Alessandro Costa, ha dato vita ad una controversia rivelatosi schietta e vivace.
L’assenza del Sindaco di Racalmuto, che pare abbia desistito nell’essere presente per mera prudenza, ha particolarmente irritato molti dei consiglieri comunali presenti che hanno chiesto, attraverso un documento firmato, le sue dimissioni.
Intanto Petrotto nel professarsi innocente fa sapere, tramite le vie informatiche, che confida nella magistratura ed esprime un vivo apprezzamento per i consiglieri che continuano a sostenerlo.
Tra questi la parte ufficiale del P.D. e la parte non ufficiale del P.D.L. racalmutese.
Per il resto la rottura con la lista facente capo al Presidente del Consiglio, Salvatore Milioto, è cosa certa.
Avendo chiesto esplicitamente le dimissioni di Petrotto, in contrasto alla leggerezza manifestata dal primo cittadino su i fatti contestati dalla magistratura, non ci dovrebbero più essere le condizioni di un riavvicinamento tra Presidente e Sindaco.
Momenti d’imbarazzo si sono vissuti allor quando uno dei consiglieri che sostengono la maggioranza, tra quelli ringraziati dal sindaco per la solidarietà espressagli, ha chiesto lo spegnimento della macchinetta fotografica che uno dei cittadini presenti in sala stava utilizzando.
Un atteggiamento, inspiegabile ma di certa arroganza, che manifesta un irriguardoso disprezzo per il popolo; insomma un giochetto di potere.
Nel frattempo il Sindaco di Racalmuto attribuisce la causa della sua triste vicenda “all’impalcatura tendenziosa costruita da qualche organo inquirente, suffragata da evidenti errori materiali”, ammonisce noi tutti facendo sapere che :
“Laddove dovessero emergere profili di dolosa preordinazione volti a screditare la sua persona ed il suo operato, non esiterà ad adire le competenti sedi penali”.
Dunque il Professore Petrotto, sempre più lontano dalla sua politica giustizialista degli anni novanta, lascia intendere che: un uomo avvisato è mezzo salvato.
Il consiglio diviso in due sulla vicenda ha ricercato l’unanimità nel cercare di discernere i fatti che avrebbero una valenza politica da quelli che invece sarebbero di competenza specifica dei giudici.
L’impresa si sarebbe comunque rivelata ardua, in quanto il più pesante filone dell’inchiesta pare essere rivolto a svelare l’abuso in atti di ufficio commesso da una delle tante amministrazioni susseguitesi nel corso del carosello dell’attuale legislatura guidata da Petrotto.
Gli ingiustificati avvicendamenti, con l’ausilio di personale esterno e conseguenti aggravi di spesa, che hanno interessato per un certo periodo la dirigenza dell’ufficio tecnico, costituiscono la difficoltà maggiore del rompicapo al vaglio degli organi inquirenti.
Un gioco simile al cubo di Rubik che la magistratura e solo una metà dei consiglieri comunali vorrebbero ricomporre, mettendo omogeneamente ogni specifico perché sulla facciata di pertinenza.
Nonostante lo sforzo di discernimento compiuto, i due lati della circostanza non risultano comunque facilmente scindibili fra loro, anche se a cavallo fra l’aspetto politico e quello giudiziario.
Cadere dalla groppa di un cavallo irritato è anche questo un gioco molto pericoloso che potrebbe deturpare il viso del fantino, il quale potrebbe avere come risultato la difficoltà a mostrarsi in pubblico.
Per dirla con Foscolo: “Quanto accaduto quel triste giorno. Il vento e il morso tentarono inutilmente di frenare il cavallo imbizzarrito che correndo impaurito si lanciò verso il mare”.
Non ci resta dunque che una smisurata preghiera e sperare come avvenne per la sorte di Diana, la quale caduta dal cocchio ne ebbe si il viso sfigurato, ma poté in seguito ritornare lieta tra le sue ninfee a cacciare e giocare spensieratamente. (giovanni salvo)

Grandangolo N. 22- sabato 29 Maggio 2010

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