giovedì 27 maggio 2010

"Il sindaco chiede scuse" ... Carmelo Mulè replica: "un sindaco non è padre e non è figlio, nè fratello" ...

Un uomo, può fare della propria vita ciò che vuole; può dimenticare i doveri che attendono alla qualità di padre, di figlio, di fratello ecc. e nella libera scelta, se lo ritiene, dopo può chiedere scusa, perdono e pietà a coloro che vivono per lui e con lui la quotidianità della stessa vita.

Un sindaco non è padre e non è figlio, nè fratello è colui che investito della cosa pubblica non può prendersi il lusso di trascendere per poi chiedere scusa e perdono. La società amministrata, ad un certo punto, si crea i propri idoli ed in quelli crede e se gli idoli, poi, perdurano nel tempo, un modello di società viene plagiato. E' inutile dire non lo faccio più; ormai il danno è fatto: intere generazioni sono cresciute all'ombra di un mondo che è l'unico che conoscono, non c'è il passato e non c'è il fututro. In sintesi non si ha più la possibilità di fare un raffronto per potere ipotizzare un futuro diverso e migliore.
Atti amministrativi ed assunzioni di responsabilità ci vogliono; dimostrare di aver capito di avere sbagliato con l'unico atto certo e consono all'attività che si svolge, " Le Dimissioni". ( Carmelo Mulè)

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