I grandi progressi nella scienza medica hanno indubbiamente portato al raggiungimento di enormi traguardi, tra cui quello dell’aumento della longevità.
Una popolazione sempre più anziana e sempre più caratterizzata dalla convivenza con una o, più spesso, diverse patologie croniche, ha portato alla comparsa di nuovi panorami epidemiologici ed a nuovi scenari di cura.
Coerentemente con tale trend epidemiologico, anche la demenza di Alzheimer è una patologia in progressivo aumento; essa è associata, come molte altre malattie croniche, a bisogni complessi. “La complessità della sfida alle demenze e la loro crescita esponenziale, legata all’’aumento dell’aspettativa di vita, rendono necessari sul territorio interventi assistenziali appropriati e precoci, che richiedono una preparazione del personale sanitario adeguata. In Sicilia, si stimano almeno 50.000 casi di demenza, in linea con il dato di prevalenza a livello nazionale”, osserva lo Psichiatra e Farmacologo Dott. Giuseppe Provenzano, Responsabile dell’Unità operativa complessa di Malattie Psichiatriche Degenerativo-involutive dell’ASP di Agrigento e Presidente dell’AIP (ASSOCIAZIONE ITALIANA PSICOGERIATRIA) Sezione Sicilia. “L’aumento della frequenza di problemi riguardanti la salute mentale negli over 65 richiede uno specifico approccio diagnostico, terapeutico e riabilitativo ed obbliga a ripensare lo scenario di cura di una patologia così complessa qual è la demenza”.
Una dimenticanza o una distrazione nella quotidianità può senz’altro capitare a tutti. Tale eventualità deve, però, allarmarci solo quando torna a manifestarsi con una certa frequenza.
Così come se una volta mentre siamo alla guida ci troviamo ad interrogarci su dove stiamo andando, ci sentiamo persi o smarriti (cosa ben diversa dall'aver semplicemente sbagliato strada) possiamo anche far finta di nulla. Non però allorquando ci trovassimo a dover rivivere la medesima esperienza.
Non sono i segnali episodici ma la frequenza con la quale si manifestano a costituire un vero e proprio campanello di allarme. E non c’è un’età a rischio. Noi crediamo che la demenza o l’Alzheimer siano malattie “da vecchi’ solo perché il picco massimo dei sintomi si ha tra gli 80 e i 90 anni. In realtà, i primi segnali possono affacciarsi anche a 50 anni. Basti pensare che quando intervengono dopo i 60 anni si parla di “esordio tardivo”. In Italia ,secondo l’Istat, circa 1 milione di italiani sono colpiti da questa malattia. Ma ci sono anche altri numeri che destano davvero allarmismo: quelli della mortalità. La demenza e la malattia di Alzheimer sono al 6° posto tra le cause di morte più frequenti in Italia. Nel 2015 (ultimo dato Istat disponibile) sono state responsabili del 4,3% del totale dei decessi, in deciso aumento rispetto a soli 5 anni prima (2,8%).
Il convegno si terrà a Sciacca presso l’ex convento San Francesco il 10 e l’11 febbraio 2017. Verranno trattati argomenti di neuropsicologia, clinica e farmacologia.
Sarà aperto dal Prof. M. Trabucchi, Presidente della Società Italiana di Psicogeriatria. Interverranno il Prof. U. Senin, già Presidente della Società Italiana di Geriatria e Gerontologia e, nell’ambito della sessione medico-legale, il Prof. G. Nivoli, già Presidente della Società Italiana di Psichiatria Forense.
Sono previsti diversi interventi su progetti Alzheimer realizzati dagli psicologi borsisti operanti nel più ampio progetto di psicogeriatria territoriale, grazie al quale l’assistenza del paziente affetto da demenza nel territorio e nei centri diurni è notevolmente migliorata..
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