sabato 5 marzo 2016

Racalmuto: giustizia fatta per il piccolo Giovanni Marchese

I genitori di Giovanni volevano una vita migliore per il figlio. Per questo si erano convinti ad accompagnarlo per mano all'ospedale di Villa Sofia, nel 2009, per un intervento al suo cuore malato. In mezz'ora il difetto interatriale che da anni veniva tenuto sotto controllo dai medici sarebbe stato risolto. "In due ore dovevamo essere in auto per ritornare a casa, a Racalmuto, e invece pochi minuti dopo l'inizio dell'intervento è cominciato un incubo", racconta Carmela Provenzano, la mamma del ragazzino che all'epoca dei fatti aveva 13 anni. Durante la somministrazione dell'anestesia e l'introduzione di un sondino, era il 4 settembre del 2009, il ragazzino andò in sofferenza diventando cianotico. E' morto poco dopo senza che i medici potessero far nulla.
Dopo quattro anni di indagini e tre di processo in primo grado, è arrivata la condanna per l'unico imputato del processo per omicidio colposo: l'anestesista Onofrio De Luca, che introdusse il sondino che perforò - hanno stabilito diverse perizie - un bronco. Il giudice Rossana Guzzo ha anche stabilito una provvisionale di 20 mila euro a testa per i genitori della vittima e il fratellino minore. "Ci riteniamo soddisfatti comunque perché per la morte di Giovanni c'è un colpevole. Speriamo che questa sentenza faccia riflettere sulle responsabilità che ogni medico ha in sala operatoria", dice ancora la mamma di Giovanni. "Giustizia è fatta per il nostro bambino", aggiunge il papà Angelo Marchese. Il caso di malasanità, subito dopo la morte del paziente, portò la procura a indagare sei medici. Nel tempo, però, le posizioni di cinque indagati vennero archiviate. "Sono stati anni di grandi sacrifici, avanti e indietro da Racalmuto per seguire ogni udienza  - spiega il papà - ma adesso riteniamo che il nostro Angelo possa riposare in pace". La famiglia è stata assistita da due avvocati del foro di Agrigento, Alberto Seggio e Giuseppe Sciascia Cannizzaro.


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