I
genitori di Giovanni volevano una vita migliore per il figlio. Per questo si
erano convinti ad accompagnarlo per mano all'ospedale di Villa Sofia, nel 2009,
per un intervento al suo cuore malato. In mezz'ora il difetto interatriale che
da anni veniva tenuto sotto controllo dai medici sarebbe stato risolto.
"In due ore dovevamo essere in auto per ritornare a casa, a Racalmuto, e
invece pochi minuti dopo l'inizio dell'intervento è cominciato un incubo",
racconta Carmela Provenzano, la mamma del ragazzino che all'epoca dei fatti
aveva 13 anni. Durante la somministrazione dell'anestesia e l'introduzione di
un sondino, era il 4 settembre del 2009, il ragazzino andò in sofferenza
diventando cianotico. E' morto poco dopo senza che i medici potessero far
nulla.
Dopo quattro anni di indagini e tre di processo in primo grado, è arrivata
la condanna per l'unico imputato del processo per omicidio colposo:
l'anestesista Onofrio De Luca, che introdusse il sondino che perforò - hanno
stabilito diverse perizie - un bronco. Il giudice Rossana Guzzo ha anche
stabilito una provvisionale di 20 mila euro a testa per i genitori della
vittima e il fratellino minore. "Ci riteniamo soddisfatti comunque perché
per la morte di Giovanni c'è un colpevole. Speriamo che questa sentenza faccia
riflettere sulle responsabilità che ogni medico ha in sala operatoria",
dice ancora la mamma di Giovanni. "Giustizia è fatta per il nostro
bambino", aggiunge il papà Angelo Marchese. Il caso di malasanità, subito dopo la morte del paziente, portò la procura a
indagare sei medici. Nel tempo, però, le posizioni di cinque indagati vennero
archiviate. "Sono stati anni di grandi sacrifici, avanti e indietro da
Racalmuto per seguire ogni udienza - spiega il papà - ma adesso riteniamo
che il nostro Angelo possa riposare in pace". La famiglia è stata
assistita da due avvocati del foro di Agrigento, Alberto Seggio e Giuseppe
Sciascia Cannizzaro.
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