sabato 8 novembre 2014

Nun mi futtinu: dintra ci sù li cavaddri (Sciascia). Stampa di Lillo Giangreco al passaggio da Racalmuto del Treno Storico Letterario KAOS

Il blog Regalpetra libera pubblica in anteprima la stampa realizzata da Calogero Lillo Giangreco, sulla Storia della Stazione Ferroviaria di Racalmuto, realizzata su carta antichizzata e distribuita ai 350 passeggeri che domani, domenica 9 novembre, viaggeranno da Catania a Porto Empedocle sul treno storico letterario KAOS. Nella stampa sono raffigurati gli ultimi biglietti rilasciati dalla biglietteria di Racalmuto  e il detto racalmutese "Nun mi futtunu: dintra ci su li cavaddri" riportato da Leonardo Sciascia nel libro "Occhio di capra". 


Leonardo Sciascia, Occhio di capra (Einaudi 1984)

Nun mi futtinu: dintra ci sù li cavaddri. Non mi fottono (non me la fanno): dentro ci sono i cavalli. Frase pronunciata da don Camillo Picataggi il 3 novembre del 1880. Al passaggio del primo treno dalla stazione di Racalmuto. 
Il vecchio galantuomo, che mai era uscito dal paese, si era sempre rifiutato di credere che "una pentola che bolle" potesse muovere altro che il coperchio, e figurarsi una teoria di carri grandi come case.
Quel giorno alla stazione, finalmente di fronte a una locomotiva, tutti si aspettavano si arrendesse; ma don Camillo, dopo un momento di perplessità, pronunciò quella frase, rimasta nel parlare popolare a significare gratuita e testarda diffidenza, in genere; oscurità di mente nei riguardi del progresso, in particolare.

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