Il
blog Regalpetra libera pubblica in anteprima la stampa realizzata da Calogero
Lillo Giangreco, sulla Storia della Stazione Ferroviaria di Racalmuto,
realizzata su carta antichizzata e distribuita ai 350 passeggeri che
domani, domenica 9 novembre, viaggeranno da Catania a Porto Empedocle sul treno
storico letterario KAOS. Nella stampa sono raffigurati gli ultimi biglietti
rilasciati dalla biglietteria di Racalmuto e il detto racalmutese "Nun mi futtunu: dintra ci su li cavaddri" riportato da Leonardo Sciascia nel libro "Occhio di capra".
Leonardo Sciascia, Occhio di capra (Einaudi 1984)
Nun mi futtinu: dintra ci sù li cavaddri. Non
mi fottono (non me la fanno): dentro ci sono i cavalli. Frase pronunciata da
don Camillo Picataggi il 3 novembre del 1880. Al passaggio del primo treno
dalla stazione di Racalmuto.
Il vecchio galantuomo, che mai era uscito dal paese, si era sempre rifiutato di credere che "una pentola che bolle" potesse muovere altro che il coperchio, e figurarsi una teoria di carri grandi come case.
Quel giorno alla stazione, finalmente di fronte a una locomotiva, tutti si aspettavano si arrendesse; ma don Camillo, dopo un momento di perplessità, pronunciò quella frase, rimasta nel parlare popolare a significare gratuita e testarda diffidenza, in genere; oscurità di mente nei riguardi del progresso, in particolare.
Il vecchio galantuomo, che mai era uscito dal paese, si era sempre rifiutato di credere che "una pentola che bolle" potesse muovere altro che il coperchio, e figurarsi una teoria di carri grandi come case.
Quel giorno alla stazione, finalmente di fronte a una locomotiva, tutti si aspettavano si arrendesse; ma don Camillo, dopo un momento di perplessità, pronunciò quella frase, rimasta nel parlare popolare a significare gratuita e testarda diffidenza, in genere; oscurità di mente nei riguardi del progresso, in particolare.
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