giovedì 2 maggio 2013

Soli per Racalmuto. Guagliano e Scimè: benefattori laici

Sergio Scimè (blog regalpetra libera) - Giuseppe Guagliano (Pro Loco)
(Corriere della Sera, 10 gennaio 1987 – Leonardo Sciascia – Autocitazioni da servire a coloro che hanno corta memoria o/e lunga malafede e che appartengono  prevalentemente  a quella specie – molto diffusa in Italia- di persone dedite all’eroismo che non costa nulla e che i milanesi dopo le Cinque Giornate , denominarono “eroi della sesta”. )
Un paese che è stato martoriato dalle faide mafiose, giovani di un paese contagiati dalla cultura mafiosa che sfogano i lori risentimenti non più con una sana scazzottata ma a colpi di bottiglie incendiarie, un paese dove creare modelli sani per i giovani è una battaglia immane. E’ toccato a Peppe Guagliano, presidente della locale Proloco, subire l’ultimo atto intimidatorio incendiario, più di una decina nell’ultimo anno di cui all’interno della scuola elementare statale, ad opera dei “Serial-Fire”.

La Proloco di Peppe Guagliano che sembra essere tra le pochissime realtà presente sul territorio, da un punto di vista sociale, anche se ha dovuto resistere a tante difficoltà. E anziché essere tutelata dalle istituzioni e stata privata dalla vecchia sede sita nei locali comunali del “ex Macello”.  Oggi, dopo che la mafia ha subito un forte attacco dalle autorità giudiziarie, dopo che anche il comune è stato liberato dalla mala politica, si dovrebbe vedere un forte fermento sociale, politico e culturale. Invece no. I politici, più o meno popo lari, che fino ad un anno fa erano pronti a candidarsi al governo del paese sono scomparsi.
Le testate giornalistiche nazionali (La Stampa , Repubblica ecc..), che in concomitanza dell’insediamento dei commissari ministeriali  tuonavano  indignazione per lo scioglimento per infiltrazioni mafiose del comune e per la ragione smarrita di Regalpetra si sono ammutoliti, forse per ragioni di opportunità e di prudenza, certo nulla da rimproverare e nulla da rimpiangere, si spera che non sia stato solo frutto di malafede, di vanità o peggio di interessi particolari.
L’unica  che è stata sensibile all’attivismo sociale di Peppe Guagliano è stata la Chiesa, che si è prontata a mettere a disposizione un edificio ricevuto in donazione dalla Maestra Grisafi. Dopo che la villa è stata ripulita dai rovi e dalle erbe infestanti, sistemati gli infissi della casa, imbiancata all’intero, arrivano i bambini con le mamme, quel posto riprende vita. Il prof. Sergio Scimè (Pedagogista) è un altro attivista del centro. Molti soni i giovani e meno giovani che credono nell'operato di questi due benefattori laici. Ma non può essere tutto vero, non può essere così bello, così felice. Ed ecco che arriva la cultura della morte , ovvero la cultura dell’invidia e dell’infelicità. La macchina di Peppe prende fuoco proprio davanti alla villa Grisafi.   Certo per Peppe e Sergio la sensazione di isolamento, il sentirsi “Soli per Racalmuto”,  il non avere il conforto dell’istituzione, li espone portandoli ad essere facili bersagli, isolati aggredibili da chi è rimasto contagiato dal fenomeno mafioso.   
(Sciascia- Sicchè se ne può concludere che l’antimafia è stata allora strumento di una fazione , internamente al fascismo, per il raggiungimento di un potere incontrastato e incontrastabile. No incontrastabile no perché assiomaticamente incontrastabile era il regime- o no solo:  perchè talmente innegabile appariva la restituzione all’ordine pubblico che il dissenso , per qualsiasi ragione e sotto qualsiasi forma , poteva essere facilmente etichettato come “mafioso”. E da tenere presente : l’antimafia come strumento di potere. Che può benissimo accadere anche in un sistema democratico, retorica aiutando e senso critico mancando.)
 Ignazio Scimè

4 commenti:

  1. commenti su facebookgiovedì, 02 maggio, 2013

    Calogero Giudice
    Andate avanti e non fermatevi anke se il paese non merita x invidia e altro!

    Sergio Scimè
    ... Grazie, andremo avanti!

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  2. Le riflessioni di Ignazio sono quelle di tanti di noi, vediamo ascoltiamo leggiamo, le tante contraddizioni esistenti in questa società paesana. Come si dice: cu fa beni mori ammazzatu. Da questo detto "maledetto" si capiscono i tanti silenzi, ingiustificati silenzi.

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  3. Arrendersi è il più grande vantaggio che si può dare al nemico.
    Chi desidera procurare il bene altrui ha già assicurato il proprio.
    non mollate
    GIOVANNA

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  4. Se si è convinti di portare avanti delle iniziative positive e meritorie, nessun ostacolo, nessuna azione indegna, nessun opposizione malevola deve costituire un incitamento a fermarsi. Anzi questi ostacoli devono essere di sprone per il nostro convincimento e la nostra azione positiva.
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