venerdì 10 maggio 2013

Diamo fastidio a chi questo fastidio non lo vuole (Serafina Macaluso)


Caro Peppino, la mafia resta una montagna di merda, la tua voce gridata da quel microfono arriva come una sconfitta ancora oggi a certi "personaggi", arriva invece come un imput alla lotta, alle coscienze degli uomini.  Quel microfono era diventato uno strumento più forte delle pistole, più forte della paura, di ogni altra violenza.
Allora scriviamone, parliamone, diamo fastidio a chi questo fastidio non lo vuole. E se le nostre coscienze sono violentate dalla paura, dalle intimidazioni allora noi abbiamo un ottima difesa, noi stessi, con le nostre coscienze, con una penna, un computer, un microfono, un disegno, un discorso, una canzone, un no, un opposizione......  La mafia rimane una montagna di merda perché chi la mafia la fa si sente potente e forte dietro uno sguardo senza dignità, potente e forte, ma si tratta di una forza banale fatta di violenza e  pistole nascoste sotto le giacche. Dentro siamo più forti noi, perché la nostra rabbia è giusta, perché il nostro sentimento è più audace e più vero, perché stranamente si può combattere questo schifo semplicemente parlandone.
Ogni persona,magistrato, giudice, giornalista, padre di famiglia, poliziotto...chiunque in qualsiasi modo si ribella.....deve essere ricordato, considerato un maestro perché noi dobbiamo apprendere molto, allenare le nostre coscienze e i nostri cuori ad una ribellione sana, pacifica, a un sentimento di fastidio che deve essere espresso, in qualsiasi modo.
Parliamone perché questo per noi è un piacevole fastidio.

Serafina Macaluso

Giuseppe Impastato, meglio noto come Peppino (Cinisi5 gennaio 1948 – Cinisi9 maggio 1978), è stato un giornalistaattivista e politicoitaliano, famoso per le denunce delle attività della mafia in Sicilia, che gli costarono la vita.

1 commento:

  1. Apprezzo molto la nota di Serafina.
    Il coraggio di parlare liberamente, mettendoci la faccia, di un argomento di cui altri fanno fatica ad accostarvisi anche anonimamente.
    Eppure dovrebbe essere normale, in una società democratica, poter parlare liberamente.
    La nostra, in verità, è una società bloccata; prigioniera di un retaggio culturale che affonda le radici in un torbido passato, anche recente.
    Come ho avuto modo di dire in altre occasioni, non ritengo che la mafia sia solo quella di atteggiamento, che realizza piccoli favori o interessi, così come non è solo quella delle estorsione, degli incendi, dei ricatti o minacce ( spesso compiuti da balordi).
    La "mafia" che fa più male, che impedisce il cambiamento, che annichilisce la ragione e le coscienze è quella che si annida, subdola, nella parte "buona" della società; nelle sedi delle Istituzioni a tutti i livelli.
    Una "mafia" che si manifesta ogni qual volta chi detiene un potere di rappresentanza, piccolo o grande che sia, lo utilizza arbitrariamente e distortamente anche semplicemente tentando di ridurre al silenzio chi non ne condivide l'operato.
    E' "mafia" ogni forma di mortificazione del criterio della meritocrazia.
    E' "mafia" ogni tentativo di rendere opaco quello che per propria natura dovrebbe essere trasparente.
    E' "mafia" ogni comportamento volto a negare giustizia sociale, a mistificare la realtà.
    E' "mafia" negare servizi e diritti essenziali dei cittadini.
    E' "mafioso" il silenzio contrapposto alle tante domante e istanze provenienti dalla socialità.
    E' "mafia" ogni politica volta ad impedire ogni discuscussione o ragionamento su questi argomenti.
    La nota di Serafina la sento come una speranza di vero cambiamento culturale, a cui spero ne seguano altre.
    G. Guagliano


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