lunedì 21 gennaio 2013

A fini nuttata: lu paisi è scunucchiatu di Giovanni Salvo


Cu na mani davanti e l’antra darrieri, ora ni trova la Cancellieri .
Su tutti pronti pi la prucissioni, ca và di la chiazza a la Funnazioni
Populu, menti , puliticanti , sciasciani, sinnaci chini e vacanti.
Currinu tutti pi stu paisi, ca di la mafia cunta li ’mprisi.
Ed ogni tantu è bellu truvari ciurma di nobili e vecchi cumpari.
Ora si rapi arriè lu teatru ? cu lu Ministru buonu assittatu.
Tutti li puosti su signaliati, muglieri e figli d’arrinanzati.
E di palermu cavaddri di razza tornanu a truottu pi sta jurnatazza.
Si lu paisi è scunucchiatu, picca c’importa a stu putintatu?
Sutta Nanà, ca fa di cummuogliu, tuttu s’ammuccia, puru lu m’bruogliu.
Intantu la genti curnuta e mazziata paga assà tassi a fini nuttata.
Giovanni Salvo

6 commenti:

  1. Egregio Giovanni Salvo
    molto graziosa la poesia in dialetto. Viene illustrata, in modo grazioso e piacente, una situazione cruda e e crudamente realistica a cui ormai siamo abituati e su cui, purtroppo, si gira attorno con qualche compiacenza. So che questo modo di illustrare le condizioni del paese piace a chi legge e a chi aspira, in qualche modo, a guadagnare consensi. Ormai è risaputo che la protesta, in qualsiasi modo espressa, ripaga non solo chi la esercita, ma anche chi la condivide.
    Non Le pare che sia arrivato il tempo di passare dalla "protesta" alla "proposta"? Di fronte a una situazione realmente pesante, non crede che sia utile anche (non soltanto) avere un atteggiamento costruttivo? magari partendo dalla situazione pesante in cui il paese si trova? capisco che può risultare difficile, ma non si può tentare di provare?
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  2. beddra poesia
    cantu di l'anima
    paisi ammuntata
    vita sfurtunata
    tinta e ritinta
    conza e riconza
    la minestra ricalliata
    nun è sapurita
    scrittura a puntata
    pirsuna incravattata
    crisi pi ma patri
    e grazi pi vantri

    è tiempu di zappiddruna
    pi mintiri lu sensu
    a li latruna.

    Dormi Racalmutu

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    1. Non ho alcun fine, se non quello di aver voluto dire la mia secondo quella che una volta era tradizione,la protesta in rima, in cui ardatamente mi sono cimentato,rompendo pero' gli schemi dell'anonimato. La ringrazio per il suo stimolo e per il suo Egregio, tranne che lei ,seppur in forma elegante,non mi abbia voluto dare del disfattista.

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    2. Potrei dirLe che da parte mia non c'era alcuna volontà di attribuirLe alcun epiteto, ma non lo faccio perchè sono estremamente convinto, e lo sono stato sempre, che il "dubbio" deve essere sempre alla base della nostra vita e del nostro operare. Chi vive di "certezze" non vive. Il "dubbio" stimola a fare sempre meglio, la "certezza" blocca il nostro progredire, senza dire che ci allontana sempre più dalla comunità (civile, familiare, politica, professionale). Potrebbe sembrare un ragionamento disfattista, ma ritengo (con con il ragionevole "dubbio") che non lo sia: il "dubbio", però, necessariamente deve essere accompagnato dalla "fiducia", una sensata e speranzosa fiducia.
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  3. Basta con la "protestazione" ora e l'ora dellla "adulazione" se si vuole arrivare a capo della situazione. A raclmuto la vita e addivintata difficile, la cosa è stritta, lasciamoli fari a st'omini di intellettu che ce la metteranno tutta.

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  4. Sono daccordo...ce la Mettono TUTTA

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