giovedì 19 aprile 2012

Quando lo scirocco


di Carmelo Mulè

Era la ricerca del refrigerio; la fuga dal caldo grave, di quel vento torbido che infastidiva la candida vita nei palazzi bene della Sicilia. E mentre nella stanza dello scirocco, con piccole finestre a tramontana, si consumavano i giorni al riparo; nelle campagne, gli altri ai margini, grondavano di sudore coi loro muli per portare il pane quotidiano, persino, nelle tante stanze di altrettanti aristocratici palazzi.

Mi piace l'accostamento alla ricerca del refrigerio politico; al ripararsi dalla torrida politica che ha infuriato, su questa terra di Racalmuto negli ultimi tempi. Bisogna aprire piccole finestre a tramontana, bagnare tende e sperare che il vento si raffreddi passandoci dentro. Ed aprire spiragli di vita agli emarginati della politica, senza partiti, senza politica e creare nuovi emarginati in nome di un dio maggiore che si appresta a soffiare il suo vento sui propri peccati; e se non commessi, giustificati, a volte condivisi e protetti.
Bisogna capire,in fondo, cos'è successo e cosa potrà accadere in questo paese, se continueranno le visite guidate di Altezze Reali. Bisogna levarsi il cappello, per gli onori tributati a questo paese, non metterlo.
Mettere a tutto un punto e a capo, senza che il capo ragioni è un continuare, gattopardianamente, cambiar tutto per non cambiar nulla: magari peggio ! E chi ha da  intendere intenda.
Le riabilitazioni, se devono venire che vengano pure, ma le cose vanno chiamate per nome, altrimenti quale sarebbe il salto culturale? A meno che il tutto non vorrebbe risolversi in un teatro e una fondazione.

2 commenti:

  1. La vicenda che ha portato Racalmuto allo scioglimento delle istituzioni democratiche viaggia su due binari paralleli che logicamente non si incontreranno mai.
    In uno scorrono le vicende giudiziarie che più o meno tutti conosciamo che riguardano amministratori di ieri e di oggi che a Racalmuto come nel resto d'Italia difficilmente porteranno a risultati soddisfacenti per la parte lesa.(i cittadini)
    Nell'altro binario scorrono, ad una velocità superiore, le sentenze popolari (inappellabili) frutto del corto circuito della politica e dello stesso sistema democratico.
    Verrebbe da dire: "chi è causa del suo male pianga se stesso".
    Il prezzo che paga un'intera classe politica per non aver voluto affrontare seriamente quella questione morale di cui si parla da anni.
    Non mi sembra possibile che quello che non ha saputo fare la politica oggi a Racalmuto lo possano fare quelli che sono stati comodamente al riparo dall'ardore politico nella stanza dello scirocco.
    Costoro, per certi versi, rappresentano la subblimazione della questione etica e morale.
    La scelta di stare ai margini della vita sociale e politica è spesso dettata dal tornaconto o dalla mancanza di coraggio in ogni caso da poca onestà intellettuale.
    Non penso che possano essere questi soggetti a risolvere i problemi di Racalmuto, anche se oggettivamente non può essere impedito loro di partecipare.
    G. Guagliano

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  2. E stavolta sono davvero d’accordo con te. Toto corde. Anche se forse, nelle tue intenzioni, ci sono anch’io nel gruppo dei dannati. Ma, a me, della vicenda personale poco mi importa: per essere ormai fuori tempo massimo per età, per pensione, per posizione raggiunta, per ambizioncelle recondite, per ambiti flirt. Non suggo latte francese. Di Racalmuto, meglio dei racalmutesi, mi importa invece molto. Ho peregrinato per l’Italia per non apprendere qualcosa e rendermi conto che il mio paese non vola in alto per insipienza dei suoi uomini migliori e ciò mi fa specie. Quando mi si dice che qualcuno favorisce qualche altro con trucchi nelle licitazioni private per poche migliaia di euro e penso ai grandi crack bancari, qualcuno dei quali da me seppellito, mi vien … da piangere. Quando mi si dice che qualche mio compaesano di mezza età – magari per fottere meglio – qualche spinello se lo fa, penso ai grandi big della finanza o dell’industria da me qualche volta praticati; costoro non ci andavano certo leggeri in certe cose. Eppure furono grandissimi, come si diceva allora, ingegneri finanziari, o supremi manager. Io Racalmuto ce l’ho nel sangue perché ci sono nato, vi ho passato la mia gioventù, perché mio nonno contadino quando tentava di passare dalla categoria dei “viddani” a quella dei “mitateri”, essendo riuscito a comprarsi una mula, per Trento e Trieste, di cui non gliene fregava niente, ci rimise la pelle a 37 anni, a Caporetto. Considerato disperso non ha un tomba su cui gettare un fiore, io letterato a lui analfabeta (sapeva fare solo la firma), né a Racalmuto i “galantuomini” soprattutto imboscati, hanno ritenuto di ricordarlo non dico intestandogli una via (che quella va riservata ad incolumi militi franchisti), mMa almeno una lapide collettiva, magari in quel guerresco (e brutto) cimelio di piazza Castello.
    Vedi, io sono del popolino e amo i sindaci popolani come Canicattì, Sardo, Petrotto Uno, Restivo, Petrotto due. Dimmi quello che vuoi, ma lo Stato, la Regione, la Provincia, il Comune, ogni organo pubblico insomma ha delle regioni che l’umana ragione non comprende ed ha una morale che la morale comune non approva. Pena: il governo dei tecnocrati alla Monti. Contenti voi, contenti tutti. Caro, non facciamo la figura dei capponi di Renzo. Ho scritto sull’Ici, ho scritto sull’ICI-IMU. Sono passato inosservato. Ma ora qualche avvocato mi dice che qualcuno già corre da lui per certo insopportabile bruciore nel retrostante.
    Dovremmo unirci per far fronte comune contro l’invadenza romana e far valere la nostra abilità nelle cose di legge (Sciascia, Picone, Giancani, Cavallaro, Marchese, Gigi Restivo ed anche (soprattutto) Lillo Matina, … quanto ad acume togato Racalmuto eccelle). Racalmuto non si può sciogliere perché “manca il fatto”. Il sillogismo della Triade è da zero tagliato in filosofia aristotelica. “A Racalmuto viene martellata una egemone FAMIGLIA MAFIOSA; sindaci e giunta e consiglieri non hanno vigilato (non usi però a delinquere perché assolti) ERGO a Racalmuto - potenti ed impotenti, colpevoli ed innocenti, altolocati e povero cristi - tutti MAFIOSI, TUTTI INFILTRATI; TUTTI INDEGNI DI AUTOAMMINISTRARSI.
    Calogero Taverna

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