E’
di questi giorni la notizia che quasi tutto il Consiglio comunale ha presentato
la mozione di sfiducia nei confronti del Signor Sindaco. La legislatura Messana,
che sia avvia a termine, possiamo dire che è stata particolarmente litigiosa
considerato che c’è stata una prima mozione di sfiducia conclusasi con un
cambio di maggioranza. In quel caso la minoranza andò in soccorso del Sindaco. Poi
il Sindaco ci ripensa e torna indietro sui suoi passi e riallaccia i rapporti
politici con la sua originaria maggioranza. Poi la maggioranza e la minoranza si
coalizzano nella mozione di sfiducia verso il Signor Sindaco. Non so se sono
stato chiaro, ma di chiaro c’è ben poco per il popolo.Forse è vero quello che si
dice, ovvero “la voxpopuli “, che quello che riguarda la politica e ciò
che dicono i politici li capiscono solo loro stessi e per un fatto molto
semplice: perché chissà quante volte prima ne hanno parlato.
Si
è ritenuto che il Signor Sindaco Messana e la sua maggioranza avessero i presupposti per fare arrivare aria
nuova all'interno del municipio e si potesse finalmente avviare un percorso
politico virtuoso.Ma niente da fare lo tsunami post ’93 colpisce ancora.
Per
capire le cause di quello che succede oggi, bisogna tornare indietro di 25 anni,nel 1993,
quando un terremoto politico spazzò via una intera classe di dirigenti politici
e prese il sopravvento una logica di
governo locale che nulla aveva a che fare con la politica. Quel terremoto
politico come tutti i terremoti a forte impatto distruttivo produsse la
conseguenziale onda distruttiva, appunto lo tsunami,che ancora oggi provoca i
suoi effetti devastanti a distanza di anni. La considerazione e di natura semplicemente
numerica ossia la classe politica dell’attuale compagine amministrativa
mediamente nel 1993 aveva appena 15 anni e oggi sono quarantenni. Sono donne e
uomini che sono cresciuti in un paese senza politica e con una idea forviata
delle istituzioni. Questi pensavano di cavalcare l’onda del successo e non si
sono accorti che quell'onda fosse uno tsunami.
La
politica vuol dire realizzare, tutelare il bene comune. Governare un paese
significa tutelare il territorio, preoccuparsi dell’economia, guardare alle
prossime generazioni. Invece, si vedono politici intenti solo a come vincere le
prossime elezioni. Poi ci sono molti che nella politica fanno solo brevi
escursioni come dilettanti, altri che la considerano come un accessorio di
secondaria importanza per la loro vita, mai o quasi mai qualche politico che
consideri l’impegno politico come una missione per il paese e la comunità dove
vive. Il Popolo, come direbbe il Signor Sindaco, vuole decisione, fermezza,
intelligenza, concordia tra i diversi organismi dell’amministrazione comunale.
E non tensioni destinate, come al solito a cadere, ma certo a non far cadere il
Signor Sindaco. Ed allora, la domanda nasce spontanea, a cosa porta una mozione
di sfiducia con un così massiccio numero di firmatari e sei mesi prima delle
elezioni? La Risposta a parere mio sta in due frasi: una del consigliere
Guagliano “OperazioneVerità” e l’altra del Signor Sindaco “la risposta la darà
il popolo”. Guagliano vuole un sorta di verifica e contare quanti sono sulla sua
posizione cioè contro il Signor Sindaco. Il Signor Sindaco si sottopone sin
d’ora al giudizio del popolo, perciò è nuovamente candidato, da sindaco in
carica ovviamente e la certezza che non sarà sfiduciato, e conterà quanti
consiglieri sono dalla sua parte e non voteranno la sfiducia. Pertanto la
mozione di sfiducia sarà una semplice conta di favorevoli e contrari, di fedeli
al Signor Sindaco o avversari; al prossimo consiglio, insomma, conteremo quanti
sono i guelfi e quanti i ghibellini:
quanti
avranno il dono dell’opportunità e della prudenza, politica s’intende;
quanti
invece continueranno, nonostante tutto, nell’"Operazione Verità” senza rimproverarsi
nulla che abbia a che fare con la malafede, la vanità e gli interessi
particolari .
Comunque,
mentre i Signori della politica litigano e discutono, mentre la linea che
divide lo spirito di servizio con il potere e sempre più marcata, “IL Popolo” è
oppresso da sempre più gravose tasse, le case sempre più vuote lasciate da
famiglie e giovani che emigrano, la Piazza deserta, i monumenti chiusi.
Allegria.
La dolcezza
di vivere in determinate epoche esiste per certe categorie di persone. La
democrazia non consente molta dolcezza di vivere. La consentono invece gli
assolutismi, le dittature e le oligarchie. Io ricordo che una sera, un
giornalista de "Le Monde", esperto di cose russe, ci raccontò di una
serata, precisamente la notte di Natale, passata in casa di un gerarca russo. E
poi alla fine, un po' ubriaco, quell'autorevole personaggio gli disse che
conosceva che cos'è la ricchezza e la dolcezza di vivere nell'Occidente, ma non
gli pareva pienamente appagante perché, diceva, il bello non è essere ricco tra
i ricchi, il bello è essere ricco tra i poveri. (Ignazio Scimè)
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