sabato 8 dicembre 2018

Racalmuto, la mozione di sfiducia sarà una semplice conta di fedeli al Signor Sindaco e contrari (Ignazio Scimè)


E’ di questi giorni la notizia che quasi tutto il Consiglio comunale ha presentato la mozione di sfiducia nei confronti del Signor Sindaco. La legislatura Messana, che sia avvia a termine, possiamo dire che è stata particolarmente litigiosa considerato che c’è stata una prima mozione di sfiducia conclusasi con un cambio di maggioranza. In quel caso la minoranza andò in soccorso del Sindaco. Poi il Sindaco ci ripensa e torna indietro sui suoi passi e riallaccia i rapporti politici con la sua originaria maggioranza. Poi la maggioranza e la minoranza si coalizzano nella mozione di sfiducia verso il Signor Sindaco. Non so se sono stato chiaro, ma di chiaro c’è ben poco per il popolo.Forse è vero quello che si dice, ovvero “la voxpopuli “, che quello che riguarda la politica e ciò che dicono i politici li capiscono solo loro stessi e per un fatto molto semplice: perché chissà quante volte prima ne hanno parlato.

Si è ritenuto che il Signor Sindaco Messana e la sua maggioranza  avessero i presupposti per fare arrivare aria nuova all'interno del municipio e si potesse finalmente avviare un percorso politico virtuoso.Ma niente da fare lo tsunami post ’93 colpisce ancora.
Per capire le cause di quello che succede oggi,  bisogna tornare indietro di 25 anni,nel 1993, quando un terremoto politico spazzò via una intera classe di dirigenti politici  e prese il sopravvento una logica di governo locale che nulla aveva a che fare con la politica. Quel terremoto politico come tutti i terremoti a forte impatto distruttivo produsse la conseguenziale onda distruttiva, appunto lo tsunami,che ancora oggi provoca i suoi effetti devastanti a distanza di anni. La considerazione e di natura semplicemente numerica ossia la classe politica dell’attuale compagine amministrativa mediamente nel 1993 aveva appena 15 anni e oggi sono quarantenni. Sono donne e uomini che sono cresciuti in un paese senza politica e con una idea forviata delle istituzioni. Questi pensavano di cavalcare l’onda del successo e non si sono accorti che quell'onda fosse uno tsunami.
La politica vuol dire realizzare, tutelare il bene comune. Governare un paese significa tutelare il territorio, preoccuparsi dell’economia, guardare alle prossime generazioni. Invece, si vedono politici intenti solo a come vincere le prossime elezioni. Poi ci sono molti che nella politica fanno solo brevi escursioni come dilettanti, altri che la considerano come un accessorio di secondaria importanza per la loro vita, mai o quasi mai qualche politico che consideri l’impegno politico come una missione per il paese e la comunità dove vive. Il Popolo, come direbbe il Signor Sindaco, vuole decisione, fermezza, intelligenza, concordia tra i diversi organismi dell’amministrazione comunale. E non tensioni destinate, come al solito a cadere, ma certo a non far cadere il Signor Sindaco. Ed allora, la domanda nasce spontanea, a cosa porta una mozione di sfiducia con un così massiccio numero di firmatari e sei mesi prima delle elezioni? La Risposta a parere mio sta in due frasi: una del consigliere Guagliano “OperazioneVerità” e l’altra del Signor Sindaco “la risposta la darà il popolo”. Guagliano vuole un sorta di verifica e contare quanti sono sulla sua posizione cioè contro il Signor Sindaco. Il Signor Sindaco si sottopone sin d’ora al giudizio del popolo, perciò è nuovamente candidato, da sindaco in carica ovviamente e la certezza che non sarà sfiduciato, e conterà quanti consiglieri sono dalla sua parte e non voteranno la sfiducia. Pertanto la mozione di sfiducia sarà una semplice conta di favorevoli e contrari, di fedeli al Signor Sindaco o avversari; al prossimo consiglio, insomma, conteremo quanti sono i guelfi e quanti i ghibellini:
quanti avranno il dono dell’opportunità e della prudenza, politica s’intende;
quanti invece continueranno, nonostante tutto,  nell’"Operazione Verità” senza rimproverarsi nulla che abbia a che fare con la malafede, la vanità e gli interessi particolari  .
Comunque, mentre i Signori della politica litigano e discutono, mentre la linea che divide lo spirito di servizio con il potere e sempre più marcata, “IL Popolo” è oppresso da sempre più gravose tasse, le case sempre più vuote lasciate da famiglie e giovani che emigrano, la Piazza deserta, i monumenti chiusi. Allegria.
La dolcezza di vivere in determinate epoche esiste per certe categorie di persone. La democrazia non consente molta dolcezza di vivere. La consentono invece gli assolutismi, le dittature e le oligarchie. Io ricordo che una sera, un giornalista de "Le Monde", esperto di cose russe, ci raccontò di una serata, precisamente la notte di Natale, passata in casa di un gerarca russo. E poi alla fine, un po' ubriaco, quell'autorevole personaggio gli disse che conosceva che cos'è la ricchezza e la dolcezza di vivere nell'Occidente, ma non gli pareva pienamente appagante perché, diceva, il bello non è essere ricco tra i ricchi, il bello è essere ricco tra i poveri. (Ignazio Scimè)



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