“ RAHAL AGLI OCCHI DI UN BAMBINO”
recensione di IOLANDA SALEMI
Recentemente è stato presentato il libro di Lorella Farrauto: “ Rahal agli occhi di un bambino”; casa Editrice Kimerik, Novara 2018, pp. 98.
Lorella Farrauto è un'artista poliedrica, scrive poesie, per le quali ha ricevuto riconoscimenti ed è stata inserita nella collana dei poeti contemporanei del duemila; dipinge, partecipando a varie mostre collettive e personali, l'ultimo suo lavoro, in senso cronologico, è questo racconto breve:
“ Rahal agli occhi di un bambino”. Molti hanno puntato l'attenzione sulla brevità di questo racconto, definendo l'autrice: “ geniale nella sintetizzazione”, ed aggiungo io che la capacità di sintetizzare è una dote non comune ed una virtù molto apprezzata dai latini. La “brevitas” viene intesa come uso efficiente della lingua, l'autore di un testo può riuscire ad esprimere lo stesso concetto usando dieci o cento parole, dipende dalla sua capacità.
Ogni parola è funzionale all'intento comunicativo, nel libro di Lorella è bandito il superfluo, il tergiversare. Il ritmo della narrazione è serrato e tiene il lettore inchiodato sulle pagine, nell'urgenza di arrivare alla conclusione. Lorella Farrauto usa la “brevitas novecentesca”, figlia dei vociani, e svela la sua poetica; un linguaggio semplicissimo vicino alla lingua parlata, una sintassi elementare che arricchisce la chiarezza espressiva. Le immagini di questo racconto sono nette quasi in sequenza fotografica, infatti sembra nascere come sceneggiatura di un film. Il discorso è ridotto all'essenziale, i concetti si concatenano, il significato si concentra in poche frasi. Interessante anche dal punto di vista linguistico, usa arcaismi, termini ed espressioni del passato desuete nel linguaggio moderno.
Il tono è narrativo, i dialoghi sono ridotti al minimo, l'autrice è eterodiegetica, non si identifica in nessun personaggio, ma si focalizza nelle parti descrittive che si caricano di poesia. Si abbandona in descrizioni di luoghi verdi, giardini e paesaggi, che proiettano i lettori in scenari incantati e atmosfere da sogno. Come “ il Raffo” luogo ameno ricco di acqua e di frescura, che diventa la siepe leopardiana, luogo dell'anima ricercato per trovare pace agli affanni; non limite ma punto di partenza, dove rigenerarsi e da cui si apre l'orizzonte e la quiete infinita, uno spazio consolatorio. Luogo centrale nella vita del protagonista, che diventa, dopo la conoscenza di Assuntina, il posto dell'amore. Il Raffo, quasi umanizzato, è complice e testimone di quei fremiti giovanili, troppo ingenui per essere consapevoli. Il vero protagonista del romanzo è Rahal, alias Racalmuto, l'autrice prende a pretesto la storia di Totuccio, per raccontare la vita di un paese in cui lei è vissuta, e di un'epoca di cui ha sentito raccontare. L'autrice ne disegna il profilo sotto tutti i punti di vista, fa una dettagliata analisi etno-antropologica, riferendo antiche abitudini e mestieri scomparsi. Riporta un modo di parlare che rientra in una Koinè linguistica del nostro territorio; accentra il focus su aspetti psicologici di singoli personaggi, che sono comuni, in genere, a tutto il popolo. Possiamo dire che
“ Rahal...”( e lasciatemi passare i puntini di sospensione, visto l'uso frequente che ne fa Lorella!)
è un'opera corale, dove tutti i personaggi, anche i più insignificanti, hanno una loro importanza e concorrono a delineare il carattere di una comunità. Ma tornando ai personaggi, molto tenera è la stiria d'amore di Totuccio e Assuntina, galeotta fu la lettera, rivelazione dell'amore di Totuccio, che leggendola all'unisono si trovarono “ un tutt'uno”. Scena poetica che ci ricorda la ben più famosa di Paolo e Francesca, ( Divina Commedia, Inferno, canto V, v. 137) ; e nel descrivere l'amore tra i due protagonisti, Lorella si lascia coinvolgere in quella passione, lei stessa sembra proiettata in quel sentimento. Mi ha colpito, inoltre la cura con cui parla dei luoghi, uno studio attento e meticoloso, per ciò che attiene ai riferimenti americani, dove cita nomi, luoghi, strade, building, come se lei stessa li avesse direttamente frequentati. La stessa cura che mette nelle citazioni storico -politiche dell'Italia degli anni sessanta. Infine si erge a paladina della giustizia sociale, attraverso le denunce del protagonista, che svela gli inciuci e le corruzioni legate ad un concorso al comune di Rahal, scena che ci appare come un déjà-vu, di fatti realmente vissuti, una specie di parentopoli ante-litteram. Occasione per condannare una certa politica elitaria, che crea privilegi, va a braccetto con i poteri forti e si arrampica senza scrupoli per rimanere a galla; una politica che si alimenta di ingiustizie e sottomissioni, anche solo formali. Il libro racchiude tanti temi, che sono la traccia di tanti argomenti che andrebbero sviluppati; ma dalla prima all'ultima pagina ho trovato Lorella con il suo modo di essere, il suo modo di agire. Lei ha fatto della solidarietà e dell'inclusione una virtù, è riuscita ad incidere nella vita di molte donne che grazie al suo coinvolgimento, hanno rivoluzionato la propria quotidianità e acquistando consapevolezza delle loro capacità, sono diventate protagoniste.
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