mercoledì 4 dicembre 2013

RACALMUTO S'incendia la Festa alla ricerca del cavallo vincente

di Giovanni Salvo

A Racalmuto nella seconda settimana di luglio, lo stesso periodo in cui  ad Agrigento si celebra San Calogero,  con ventuno secchi colpi di cannone si dà  inizio alla festa in onore di Maria Santissima del Monte.
Il Monte, un quartiere di Racalmuto,  lo stesso in cui nacque lo scrittore Leonardo Sciascia.
Ogni anno  al grido di si è incendiata la festa “sbampà  la festa”,  iniziano le fasi del rito sacro ,  sino alle profane  scazzottate in piazza per la  presa della bandiera del “ciliu”, un cero votivo di legno, alto una decina di metri, nella cui cima viene posto una conteso vessillo.
E come si dice: “a Natale un passo di cane”.
Dunque ecco la politica locale incamminarsi lentamente verso la fine della parentesi invernale alla conquista dello stendardo più alto. 

A  pochi mesi dalle elezioni , previste quasi certamente per la primavera prossima,  si potrebbe  tranquillamente gridare,  pur sotto la neve: “sbampà la festa”.
Mancano  pochi mesi alla conclusione di un periodo che molti cittadini, sin qui, ritengono essere stato molto al di sotto delle aspettative. 
Vicina allo sloggiamento la commissione prefettizia ,  la stessa che,  senza infamia e senza lode,  ha amministrato,  per qualche anno, il paese sciolto per infiltrazioni mafiose.
Un solo colpo di cannone sparato dal blog Regalpetra Libera per lanciare, seppur  in contumacia, la candidatura a Sindaco di Racalmuto  di un blasonato giornalista,  in pensione,  del Corriere della Sera.
Un botto secco, un  nome detonante quello di Felice Cavallaro,  che ha provocato un sobbalzo tra l’assopimento della politica locale.
Lo stesso giornalista che negli anni novanta consentì l’incontro a Racalmuto  fra Sciascia, Falcone e Borsellino.
Manifestazione  utile a dipanare, per la prima volta pubblicamente, gli strascici della polemica sui professionisti dell’antimafia.
Fu certo il giorno del confronto, ma anche quello  in cui si volle dare al paese un compito  improprio, un’immagine falsata, di paese della ragione.
Si, perché  irragionevolmente a Racalmuto  poi si sparò, si incendiò, si intimidì, si truccarono gli appalti, ci si drogò.
Per  attualizzare il ricordo di  Cavallaro,  serve ricordare la cerimonia di ufficializzazione dello scioglimento per mafia del Comune di Racalmuto, nel corso della quale non esitò ad indicare al Ministro di Grazia e Giustizia  la parte sana del paese,   individuata in un gruppo di giovani  orbitanti nel contesto di un giornale locale.
Una sorta di riferimento  per i Commissari, attraverso i quali far guardare  il sole e la luna nel pozzo?
Trattandosi di Racalmuto del paese del giorno della Civetta, del giuoco degli specchi, certo stabilire chi  oggi in  paese rappresenti  il tratto morigerato e la parte dissoluta può risultare una scelta prodigiosa e interessante, ma insidiosa.
Per trovare, in tal senso, ulteriori certezze   meglio abbandonare i luoghi  di sciasciana memoria,  la Madonna del Monte, e  percorrere idealmente la costruenda autostrada, che in ultimo Cavallaro vorrebbe chiamarsi degli scrittori, per giungere sin al miracoloso San Calò agrigentino ; tra i pochi casi di Santi di pelle nera  adorato da un popolo di  carnagione chiara.
San Calò e la terra Pirandelliana dove è  obbligo chiedersi, chi siamo noi per gli altri e  delle tanti immagini che abbiamo di noi  quale sia  quella vera.
E qui anche perché, ciò nonostante la  proposta vincente di eleggere Sindaco di Racalmuto Felice Cavallaro, un uomo con un profilo così alto,   faccia lo stesso arricciare il naso a molti.
In agguato  il circolo locale  del Partito Democratico, che già  mugugna sul Web.
E dunque cosa avrebbe  che non và il giornalista del Corriere della Sera, che una volta in pensione potrebbe scegliere di spendere per Racalmuto il proprio tempo libero?
Interrogativo  che, accetterà o no, costringerà certamente lo stesso “l’uomo” ad interrogarsi.
L’individuazione di un uomo utile ed influente, una scelta  elettorale da professori della politica, strategicamente ineccepibile.
 Chi sarebbe in grado oggi di contrastare la proposta di candidare Felice Cavallaro Sindaco,  il quale mediaticamente, con le sue conoscenze, diverrebbe una vera e propria  macchina da guerra.
Al suo fianco, pronti a sponsorizzarne la candidatura, addirittura  i vertici di Confindustria, quali  Antonello Montante e Ivan Lo Bello.
Gli stessi protagonisti attualmente alle cronache per la polemica, “ del nuovo professionismo dell’antimafia”, denunciato dall’assessore regionale Nicolò Marino.
 Fortunatamente o sfortunatamente che sia, prima ancora di concludere la qui presente, dattiloscritta considerazione, apprendo che Cavallaro, non accetta,  ringrazia il professore e passa avanti.
Pensiamo un po’ se il nostro giornalista compaesano, di cui a tratti siamo anche orgogliosi,  avesse acconsentito, cosa sarebbe potuto accadere.
 Con tutto l’oro che luccica a Racalmuto,  paese dello scrittore del giorno della Civetta , microcosmo nel macrocosmo, in cui l’adulazione è di casa e i ruffiani  non sfuggono manco alla letteratura.
La partenza verso la primavera elettorale racalmutese  comunque è ormai prossima, “ L’autobus stava per partire, rombava sordo con improvvisi raschi e singulti”.
Tempi determinati per agire, perpetui per eccepire.

Giovanni Salvo

1 commento:

  1. Caro Giovanni, amico di sempre, come diceva il Grande maestro è importante il leggere e il rileggere è come aprire una finestra. Gli stessi gesti lo stesso panorama la stessa vita che scorre ma è la tua anima che cambia e tuoi occhi che osservano con discrezione le diverse prospettive, attraverso le sbarre della stessa persiana socchiusa, per pudore, un po’ scolorita un po’ invecchiata ma carica di storia e fascino.
    Meglio una finestra socchiusa e che ha perso un po’ di smalto ma dura nel tempo e nella sua funzione quotidiana che una di quelle finestre che tirate a lucido si spalancano solo nelle gradi occasioni, usanza della finzione della illusione che vorrebbe fare apparire in una casa la vita accentuandone il distacco.
    Forse se tutti considerassimo la vita come una finestra, la apri, guardi il mondo, la richiudi e la tua vita è finita, si riuscirebbe a dare il giusto senso ad ogni cosa.
    La critica è il sale ma è l’assenza dell’esercizio al perfezionamento tramite l’ autocritica che mi amareggia e purtroppo è cosa non praticata da nessuno nonostante le sollecitazioni e le provocazioni, il che mi fa ritenere che siamo ancora lontani dalla buona fede e dai buoni propositi. Nella giusta misura tutto ci vuole, tutto è bello:
    Giulia Cercasi-“La bellezza perde ogni bellezza se non si unisce ad altro, il condimento stucca: hai mai provato a mangiare un cucchiaio di olio o un pugno di sale”.
    Fraternamente – Ignazio Scimè

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