venerdì 29 novembre 2013

Per Racalmuto meno straordinarietà e più ordinarietà. Carmelo Falco, M5S

Tornando dai miei ormai numerosi viaggi in Giappone e nel nord Europa ho trovato sempre qualche amico che è andato via da questa città. Visto che anche io da dieci anni sono per larghi tratti dell'anno un emigrato non saprei dire se andare via sia è per i singoli un bene o un male ma per una città la perdita dei suoi figli più giovani o dinamici è sempre un impoverimento e una mancata opportunità per il futuro. Ma a essere andati via da Racalmuto non sono solo tanti dei suoi giovani ma anche il sorriso, la gioia di vivere la quotidianità, la speranza di condividere un futuro con chi è cresciuto in queste terre. Alla triste, quanto ormai cronica emergenza economica, si sono così aggiunti un profondo avvilimento sociale, ovvero una drammatica malattia dell'animo. La malattia peggiore, perché senza uno spirito sano non c'è una vita sana.
Mi chiamo Carmelo Falco, fondatore e coordinatore dei 5Stelle di Racalmuto, e scrivo questa lettera in quanto è il momento di intervenire nel dibattito che finalmente si è aperto sui problemi e il futuro della città. Da oltre due anni condivido con altri giovani l'esperienza di ritrovarsi per ascoltare questa città e battere strade nuove, seppure impopolari. In oltre due anni di attività siamo stati una presenza silenziosa e discreta in una città dove si è solo urlato. Si è urlato nel palazzo di città, fuori da esso dopo il ben noto scioglimento, per le strade, sul web. Qualcuno ci ha urlato di essere stati spettatori e anche qui abbiamo scelto di lavorare silenziosamente. Perché Racalmuto è un paese che sta vivendo una fase di fibrillazione che prosegue da tanti lunghi anni, da lustri ormai, da troppo tempo e senza soluzione di continuità. Perché Racalmuto è un paese che ha invece bisogno di normalità, di silenzio, di ritrovare equilibrio. Abbiamo così scelto l'ascolto. In due anni abbiamo bussato a 800 porte di questa città, in silenzio e con un quaderno in mano a ascoltare problemi semplici e altri complessi per poi meditarli tra noi in decine di incontri del nostro Meetup M5S Racalmuto. Quando un anno fa noi ragazzi del Movimento 5 Stelle abbiamo presentato al Castello il primo Programma per Racalmuto in questa città c'era quasi il deserto, anzi no, le zuffe in piazza. Ma torniamo alle tre parole di prima: normalità, di silenzio, equilibrio. Normalità. La normalità in una comunità è che la lunga quanto tribolata stagione politica che si è conclusa con l'ormai famigerato commissariamento venga avvertita come una cesura netta e uno sprone a ripartire su basi nuove diverse. Ed in questo senso abbiamo trovato nelle parole di Don Diego Martorana la saggezza appunto della normalità. Oggi un ricambio completo non è un optional ma un obbligo. E che sia un ricambio profondo, che cammini su gambe di giovani di cultura che portino freschezza ma anche logiche nuove e rigorose di vivere la cosa pubblica. Silenzio. Diceva Gesualdo Bufalino che “la parola è una chiave, ma il silenzio è un grimaldello”. Ecco, il cambiamento inizia sempre dal silenzio. Perché le parole devono nascere dal silenzio e dall'ascolto. Non sta a me ricordare il passato, fatto di eccessi di ogni tipo. E sia chiaro, il giudizio negativo non ricade sui singoli ma su una dialettica, un modus operandi che oggi e domani dovranno essere diversi, più misurati e decorosi nel parlare e più rigorosi e incisivi nell'operare. Solo in quel silenzio operoso potremo trovare il grimaldello che aprirà la porta di un cambiamento serio. Equilibrio. Parlare di equilibrio a Racalmuto è sempre stato difficile. E questo perché spesso il nostro paese ha vissuto di eccessi, in positivo e in negativo. Oggi occorre meno straordinarietà e più ordinarietà. Occorre ritrovare equilibrio sociale, dialettico e morale tra tutte le forze democratiche della città. Oggi con i drammi economici che tanti cittadini affrontano addirittura per sopravvivere non è più tollerabile che le guide (o presunte tali) di questo paese continuino a lacerarlo con beghe sterili e dannose. Bisogna ritrovare l'equilibrio della ragione e su questa solida base cominciare a ricostruire. In questa lettera offriamo al dibattito cittadino queste tre parole e la consapevolezza che la prossima amministrazione sarà straordinaria se sarà stabile, seria e saprà ben gestire l'ordinario e proverà a sanare gli squilibri amministrativi e sociali di Racalmuto. E avrà il dovere di scegliere uomini umili, coraggiosi, trasparenti e qualitativamente elevati che si confrontino continuamente con i cittadini e allo stesso tempo si impegnino a cercare capitali nei bandi per lo sviluppo delle zone depresse, a Palermo e a Roma. Perché non abbiamo altre possibilità di migliorare questa città. Perché è evidente che a Racalmuto i cittadini sono distanti dalla politica, perché avvertita come cosa lontana dal bene comune, perché avvertita come ambito dove non c'è merito e progettualità ma sotterfugi e mediocrità. Tornando al dibattito cittadino che si è snodato tra le pagine dello storico Malgrado Tutto, Regalpetra Libera e su altri canali locali, noi del Movimento 5 Stelle Racalmuto condividiamo con piacere l'invito giunto da più parti al ricambio integrale della politica racalmutese. Perché se un'azienda va sull'orlo del fallimento è cosa naturale cambiare i vertici. Per il resto noi offriamo alla città il nostro percorso, il nostro entusiasmo giovanile e il nostro contributo in termini di idee (e ne abbiamo) e di professionalità. E se troveremo interlocutori trasparenti, motivati e culturalmente affini non mancheremo di collaborare perché oggi non valgono gli interessi di bottega e le bandiere ma il futuro di Racalmuto, un paese straordinario che va amato oggi più di ieri.

Carmelo Falco, Movimento Cinque Stelle

3 commenti:

  1. Il silenzio sa tanto di rassegnazione, evoca ambienti cimiteriali.
    silenzio = omertà
    Racalmuto ha fortissimamente bisogno di parlare e di gridare a squarcia gola la necessità di riaffermare la verità e la giustizia.

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  2. Ognuno ha il suo stile e le sue ricette.
    Del resto, abbiamo visto tutti a cosa hanno portato 20 anni di politica urlata.
    Più concretezza e meno urla.

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  3. Io faccio politica attiva da circa 10 anni.
    Su questo periodo mi sento di poter esprimere un giudizio assumendomi la mia parte di responsabilità per le cose più o meno buone che ho fatto o detto.
    In questo lasso di tempo c'è chi ha urlato con il solo obbiettivo di mistificare e generare confusione, c'è chi ha deciso di assecondare il potere ( stando in silenzio dietro le quinte) con la speranza di raccattare qualche utilità.
    Io e un gruppo di persone ( irrimediabilmente liberali) abbiamo cercato di cambiare il sistema mettendoci la faccia senza mai sottrarci ad ogni responsabilità pagando spesso prezzi salatissimi per queste posizioni.
    Poi ci sono i fautori della moderazione ad ogni costo (priva di ogni contenuto che sa tanto di viltà), del silenzio ad oltranza, e dell'ipocrisia come filosofia di vita, (vera generatrice a mio parere di ogni male).
    Bisognerebbe capire quale significato si vuole dare alla parola concretezza e quale obbiettivi si perseguono.
    Di certo posso diere (senza possibilità di smentita) che se si vogliono ristabilire i valori di verità e giustizia e libertà non si può fare a meno di esprimersi.
    E lo si può fare parlando, scivendo, o in qualsiasi altro modo comprensibile anche urlando.
    Il silenzio non può certamente essere contemplato tra queste ipotesi.

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