domenica 17 marzo 2013

In un Circolo di Cultura: La scoperta di Platero di J. R. Jimenez


di Carmelo Sciascia
Succede a volte, che si fanno degli incontri casuali e che, l’apparente casualità, ci presenta e rappresenta una rete di relazioni che casuali, alla fine, non sono. Succede che si va a rovistare in vecchi scaffali di vecchie librerie e si trovano dei testi nuovi, o meglio datati storicamente ma nuovi per noi che non li abbiamo mai letti. In un Circolo di Cultura (sarebbe meglio dirlo all’inglese, in modo generico: in un club), trovandomi a rovistare tra vecchie scartoffie, vengo colpito da un nome conosciuto ed amato, anche perché ne possedevo dai tempi del liceo le raccolte poetiche: Jimenez. Più precisamente Juan Ramon Jimenez, poeta spagnolo, di cui è superfluo aggiungere dati essendo stato anche premio Nobel nel 1958. Il libro, ingiallito, presenta sul dorso un adesivo con un numero tipico della catalogazione di una pubblica libreria. Una sovracopertina con scritto in caratteri severi: Platero e una riquadratura con disegnato un asino, nella parte inferiore la scritta Vallecchi. Vallecchi è Editore in Firenze come recita l’adesivo sul retro della quarta di copertina, dove è riportato anche il “prezzo netto L. 250”. Tolta la leggera sovracopertina, si mostra la vera e propria copertina cartonata del libro. La copertina (grigio-paglia) ha un riquadro in rosso e riporta gli stessi dati della sovracopertina, con l’aggiunta, cosa non da poco, del traduttore, che si rivela essere niente poco di meno che Carlo Bo.
Già, il Carlo Bo fondatore della IULM nel ‘68, nominato da Pertini senatore a vita della Repubblica, sì proprio quello cui è titolata l’Università di Urbino. Colui che ha fatto conoscere Jimenez in Italia e che ha tradotto quest’opera in modo superbo. Il libro anche se stampato nel 1943, presumibilmente si trovava nella libreria del Circolo solo dalla sua fondazione avvenuta, come riportato da un verbale del 1998 (unico documento storico rinvenuto riguardante la costituzione e lo statuto del Circolo stesso), nel 1951. Il libro reca il numero 125 di inventario della biblioteca.

Il libro riporta anche il timbro con il nome del fiduciario (un noto avvocato, già sindaco dello stesso Comune dove si trova il Circolo). Le pagine del libro non sono mai state violate: sono ancora unite a due a due, cosa comune allora: le pagine dovevano essere separate con un tagliacarte prima di sfogliarle. Un rito oramai dimenticato che dà il senso della sacralità del libro come elemento fondante dell’attività culturale. Operazione dimenticata, che ci rendeva partecipi della costruzione materiale del libro ma eravamo nel secondo millennio, nel secolo scorso. Quindi da un piccolo libro impolverato dal tempo, veniamo a sapere che in un Circolo di Cultura quest’opera non è stata mai letta. Sarà il solo caso? ho i miei dubbi.
Proseguiamo. Il titolo originale dell’opera è: Platero y yo, nella traduzione di Carlo Bo rimane solo Platero, scompare y yo (ed io), come a sottolineare la preminenza della figura dell’animale, dell’amico, di chi possiede come le orecchie dell’asino, allegria e tristezza.. “Dovunque ci sono bambini - dice Novalis - esiste un’età dell’oro”, così Jimenez nella prefazione, una falsa prefazione perché in verità  è un semplice “Avvertimento agli uomini che leggono questo libro per bambini”. 
 Se è vero che un libro intrattiene, quale migliore intrattenimento può esserci se non quello rivolto ai bambini? e se è vero che riceviamo l’intrattenimento che meritiamo io vorrei meritarmi quello riservato all’età d’oro dei bambini. Quello che sa parlare di sentimenti semplici e profondi, di un asino “piccolo, peloso, soave”, di farfalle bianche, di primavere che trasmettono la sensazione di trovarsi “all’interno di un’immensa e calda rosa accesa”, di precari fiori di strada. Ed ancora
di dire alla luna:”…Ma sola - ha questa luna in ciel, che da nessuno - cader fu vista mai se non in sogno”. E popolano il libro, “piccolo e soave”, grilli e cani, canarini e passeri, e sentimenti e stagioni e stati d’animo e frutti e paesaggi e… la vita!
Il libro è dedicato “alla memoria di Aguedilla - la povera pazza della Calle del Sol che mi mandava more e garofani”. E non sono forse i pazzi ed i bambini, i puri di cuore? Dove per pazzo deve intendersi il diverso, il discriminato, chi è fuori da ogni schema e vive in un “oltre” fatto di solitudine e fantasia.
Il libro di cui abbiamo parlato, come già detto, è stato stampato nel 1943, sarà una pura coincidenza ma nello stesso anno veniva pubblicato un altro capolavoro che avrebbe potuto contenere lo stesso “Avvertimento agli uomini che leggono questo libro per bambini”: Il piccolo principe, 
l'opera più conosciuta di Antoine de Sint-Exupèry pubblicato precisamente il 6 aprile del 1943.
Il Piccolo principe è un libro che si rivolge ai ragazzi e "a tutti i grandi che sono stati bambini ma non se lo ricordano più", come dice lo stesso autore nella dedica del suo libro. Ed è nella sostanza lo stesso avvertimento di Jimenez, solo che il Nostro è un poeta, un poeta che non vuole dare massime morali o didascalie comportamentali ma “fare poesia”e come tale dobbiamo leggerlo e gustarlo.
Grazie ad un libro mai letto, trovato in uno dei numerosi Circoli di Cultura dove di libri ne sono stati e se ne leggono sempre pochi, ho potuto leggere e scoprire questo capolavoro di poesia che è Platero. Morto l’amico asino, il poeta, nel cap LXVIII, così gli si rivolge: “- Amico Platero! - gli dissi verso terra - se, come penso, adesso sei in un prato  del cielo e porti sul tuo dorso peloso gli angeli adolescenti, mi hai, forse dimenticato? Dimmi, Platero, ti ricordi ancora di me?  E come rispondesse alla mia domanda, una leggera farfalla bianca, che prima non avevo visto, volava con insistenza, come un’anima, da giglio a giglio…” - Moguer,1907.
P. S. Il libro Platero y yo è stato scritto a Moguer, tra il 1905 ed il 1912, dove Jimenez era nato e dove si era rifugiato, riconciliandosi attraverso Platero col mondo, dopo una grave crisi depressiva. (Non c’è nel rifugiarsi nella privacy del buen retiro il tentativo, non sempre riuscito, di riconciliarsi col mondo, di ognuno di noi?)

Pubblicato il 14.03.2013 
Carmelo Sciascia


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