«Stiamo varando una riorganizzazione del sistema delle discariche, perchè i privati hanno preso il sopravvento e messo sotto ricatto gli enti pubblici»: Nicolò Marino, assessore regionale ai Rifiuti, ha anticipato ieri a Ditelo a Rgs le mosse con cui la Regione proverà a mettere ordine nel sistema dello smaltimento. L’assessore aumenterà i controlli sulle discariche. Ma su tutto il nuovo piano di gestione dei rifiuti pesa il costo di oltre diecimila lavoratori da salvaguardare.
I gestori privati delle discariche sono tre e si occupano degli impianti di Siculiana, Lentini e Motta Sant’Anastasia. Altri 9 sono gli impianti gestiti da società pubbliche. Ai microfoni di Radio Giornale di Sicilia l’assessore ha lanciato il suo ultimatum: «I privati devono capire che si muovono in un settore dove l’interesse pubblico è preminente rispetto agli interessi imprenditoriali». Il sospetto dell’assessore è che in passato sia stata favorita la crescita degli impianti privati a scapito dell’ampliamento delle discariche pubbliche, ormai sature: ciò pone in posizione di quasi monopolio i privati. Ma c’è un messaggio anche ai Comuni: «Aumenteremo i controlli e li centralizzeremo utilizzando un sistema informatico che stiamo mettendo a punto». In assessorato hanno il timore che i sindaci e i vertici degli Ato non controllino la reale quantità di rifiuti portati in discarica: ciò, unito alla giungla di tariffe che vanno da un minimo di 60 euro a un massimo di 138 a tonnellata a seconda dell’impianto, può provocare spese superiori alle reali necessità.
Marino sta per dettare un prezzo unico di riferimento per ogni discarica. Poi – ha aggiunto – avvierà il trasferimento di funzioni dagli attuali Ato ai Comuni. Ma il sistema rischia di partire con un handicap: «Per un clientelismo consolidato si è arrivati a un eccesso di personale. Tra l’altro, almeno il 70% degli assunti svolge mansioni amministrative e solo il 30% raccoglie i rifiuti». La nuova gestione del servizio affidata ai Comuni non sarà efficace se prima non si risolve il nodo dei dipendenti degli Ato. Marino ha detto che non ci sarebbe bisogno di sostituire gli Ato con altri enti, le Srr, frutto dell’aggregazione di Comuni. Formalmente si occuperanno di appalti che riguardano il territorio extracomunale ma la vera mission consiste nell’ereditare il personale. Sono fra 10 e 12 mila i dipendenti degli Ato e delle imprese appaltatrici. I primi, oltre 2.500, sono il problema più urgente: «Un peso enorme per il settore. Se dovessimo gestire il servizio con criteri imprenditoriali, dovremmo mandare via tutto il personale. Ma ne nascerebbe un problema sociale e la Regione in quest’ottica è in posizione di debolezza. Tra l’altro, la legge dice che dovremmo salvare solo il personale assunto fino al 2009 ma i sindacati pressano per estendere la tutela a tutti». Per questo motivo verranno create le Srr, che erediteranno i dipendenti del servizio pubblico. Più difficile, spiegano in assessorato, che i lavoratori vengano trasferiti ai Comuni. E in ogni caso si porrebbe il problema di aumentare le tasse per coprirne il costo. Marino tenterà un’altra strada: «Alle imprese che parteciperanno alle nuove gare d’appalto verrà dato un punteggio aggiuntivo se dichiareranno la disponibilità ad assorbire parte di questo personale». Ma a quel punto il problema sarà, per questi lavoratori, passare dagli uffici amministrativi agli autocompattatori della raccolta.
Infine, perchè il nuovo sistema funzioni c’è bisogno di certezza dei finanziamenti sia da parte della Regione che dei Comuni. Marino ha assicurato che «la Regione darà ai Comuni anticipazione per pagare i debiti (un miliardo e mezzo). I soldi ci sono». E poi ha aggiunto che userà i poteri sanzionatori previsti dalla legge – lo scioglimento dei consigli – per chi non garantisce il pagamento delle imprese, delle discariche, e la copertura integrale del servizio di raccolta.
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