Fa una terribile impressione quella statua di Sciascia che fu eretta come un monumento antimafia ed è diventata il monumento dell’uomo smarrito. Sino a ieri era per Racalmuto quel che la Statua della libertà è per Manhattan. Ma da oggi, sul corso principale in cui Sciascia passeggiava cercando il senso delle cose, da oggi, in quel Paese della Ragione che è stato sciolto per mafia, l’uomo di bronzo è il simulacro del perdente.
E’ riprodotto così come’era, altezza, espressione diffidente, sguardo penetrante e indagatore e con la sigaretta che sembra ancora accesa, ma il Voltaire della nostra storia sembra ormai l’ Humphrey Bogart di Casablanca, l’eroe sconfitto. Povero Sciascia! Perde, e definitivamente, anche in casa, a conferma, non voluta ovviamente, della sua teoria sull’irredimibilità della Sicilia.
D’altra parte, se Racalmuto non fosse stato un comune di mafia non avrebbe alimentato l’anima del più grande raccontatore di mafia. E dunque il primo a non sorprendersi sarebbe proprio lui. scriveva nel 1956 .
E però immensamente gli dispiacerebbe vedere che tutto è rimasto cencioso, anche la mafia. Tutto come allora e forse peggio, in un paese di diecimila abitanti, dove la sola cosa che si muove è la gente che se ne scappa via. Qui la mafia dei pidocchi controlla ancora il racket delle tombe e dei funerali e ovviamente l’edilizia pubblica, e voglio dire che si muore per un fanale, quattro lampioni, tre fontane, qualche scavo, uno spruzzo d’asfalto.
E poi però ci sono il Teatro di Camilleri e la Fondazione Sciascia che per statuto sono presieduti dal sindaco e dunque ora passeranno sotto il controllo di un prefetto, cioè della polizia. In teoria non significa nulla perché la Fondazione si limita a fare convegni, uno l’anno se va bene, e il teatro non ha cartellone, ma simbolicamente sono nelle mani della polizia i libri e la collezione di stampe di Sciascia, con quei ritratti di scrittori che sono rari e preziosi, ma per un mafioso senza alcun valore (in attesa che anche gli intellettuali diventino mafiosi).
Sullo sfondo c’è un sindaco, Salvatore Petrotto, commissariato dall’estate scorsa, che domina la scena politica dal 1993. Ebbene, dalle posizioni di Leoluca Orlando e dunque del più manicheo moralismo antimafia, passando per la cocaina e l’Italia dei valori di Di Pietro, Petrotto è approdato a Scilipoti e al concorso esterno per associazione mafiosa e poi a una di quelle sentenze ossimoriche della giurisprudenza italiana che lo proscioglie ma non lo discolpa.
Chi ha visto bene questo pasticcio, chi ha raccontato con I Ragazzi di Regalpetra questa coincidenza di contrari, è lo scrittore Gaetano Savatteri. Anche lui di Racalmuto, ha capito che Sciascia si sarebbe interessato ai paradossi di Petrotto, all’antimafia che si fa mafia, ad una vicenda che sembra l’illustrazione del famoso detto di Karl Kraus .
Pensate che Petrotto, nel suo zigzagare, voleva assegnare il ‘Premio Sciascia per una Giustizia Giusta’, da lui per l’occasione inventato, a Silvio Berlusconi. E ha pure scritto Una storia semplice 2’ proclamandosi devoto e continuatore del Maestro. E’ non è solo una storia pacchiana e pazzoide ma è la riprova che Sciascia cominciò ad essere sconfitto quando venne idealmente arruolato, con un’operazione che è sottrazione di cadavere, tra i seguaci del lodo Alfano e del processo breve, delle leggi ad personam, dell’ eroismo dello stalliere Mangano, e la sua Civetta divenne Avvoltoio, divenne il pappagallo degli ‘Sgarbi quotidiani’, e il suo garantismo un’ impostura.
Ebbene oggi è qui, nella sua Racalmuto, che è stato definitivamente compiuto quel vilipendio. Se lo scioglimento del comune di Salemi è stato infatti il trionfo siciliano del sempre più affollato club italiano degli ‘a sua insaputa’, con l’ex sindaco Vittorio Sgarbi che non si era accorto – mischinu! - di essere pupo in un teatro di mafia, a Racalmuto invece è stato consumato il contrappasso più feroce e persino blasfemo, se questa parola fosse permessa nell’ universo volterriano.
Da un articolo del genere, da racalmutese e da persona intelligente, mi sento profondamente offeso.E mi meraviglia l'idea di darne ulteriore risalto, per sottolineare, ancor di più, il dolore al capezzale del caro estinto.Si continua con la stessa canzone: "PIANGIAMOCI ADDOSSO".Prima era colpa della politica passata, adesso dello scioglimento del consiglio comunale.Non saranno scuse perchè così si evita di fare cose che non si sanno fare? E non sarà che siamo più dispiaciuti dell'occasione personale mancata che interessati al futuro del paese? Non ho letto nessun articolo propositivo, solo...cordoglio. Racalmuto ha bisogno di idee nuove che, attualmente, non vedo in nessuno, personaggi passati e giovani intraprendenti.
RispondiEliminaRacalmutese Fiero
Perfettamente d'accordo!
RispondiEliminaGiornalisti da quattro soldi! La dovrebbero finire di nominare il nome di Sciascia invano! Di fronte ad una vicenda del genere se Sciascia fosse stato vivo sarebbe stato sicuramente la persona meno smarrita, indignata e sorpresa: lui sapeva benissimo che la politica è morta, che la giustizia non esiste e che il vero dramma della nostra società è la totale mancanza di idee e di conseguenza la totale mancanza di fede nelle stesse. Non sarebbe stata smarrita la persona che parafrasando Woody Allen disse "Dio è morto, Marx pure, ed io voglio continuare a sentirmi bene", come non sono smarriti i tanti Racalmutesi come me, che pur augurandosi questo commissariamento, non si aspettano niente di buono e di significativo dai polizziotti che ci governeranno.
RispondiEliminaAccusano NOI giovani di non interessarci al paese...che non facciamo sentire la nostra voce...la nostra presenza...che siamo persone destinate a soccombere nel silenzio e nella solitudine perchè questo ci hanno insegnato i "grandi"...Ma nessuno si chiede il perchè! Perchè io dovrei mettere il mio nome in lista senza credere in quello che sto per fare...perchè ho imparato che nelle cose che si fanno bisogna crederci fino in fondo, non mi interessa fare polita per avere un posto al comune, perchè sò di non essere in grado di portare buoni frutti al mio paese...Questo non vuol dire che non mi interesso del mio paese, ma forse che mi interessa così tanto che vorrei che al mio posto, come a quello di tanti altri, ci sia gente preparata e cosciente dell'impegno che sta prendendo...Tutto va male perchè evidentemente le persone che dico io non saliranno mai nei piani alti perchè non verrà MAI data loro la possibilità di farlo...Un comune commissariato forse è questa la fine che tutti ci meritiamo, forse penso sia la soluzione migliore al problema che noi nei nostri silenzi, nelle nostre parole, NEI NOSTRI atteggiamenti e modi di vivere abbiamo contribuito a creare..."Mi impieghi? ti VOTO" questa è l'espressione massima del nostro modo di vivere la politica è la vita... "La libertà non è star sopra un albero,non è neanche il volo di un moscone,la libertà non è uno spazio libero,
RispondiEliminalibertà è partecipazione." PARTECIPAZIONE CHE NOI NON VOGLIAMO, NON CERCHIAMO...E NON CREIAMO
caro giovane c'è più saggezza nelle tue parole che non in quelle di 100 mie coetanei compaesani. Hai ragione, noi vi abbiamo tolto la possibilità di credere in qualcosa.
EliminaGRAZIE MILLE PER LE SUE PAROLE...LA SODDISFAZIONE PIù GRANDE è PENSARE CHE FORSE C'E' ANCORA QUALCUNO CHE CI COMPRENDE...
EliminaGli uomini passano, le idee restano. Restano le loro tensioni morali e continueranno a camminare sulle gambe dei grandi uomini(Falcone).
RispondiEliminaRACALMUTO!!.... rialzati e comincia a camminare