martedì 28 giugno 2011

Nino Vassallo: "Le accuse di Di Gati a Petrotto sono inaccettabili per Racalmuto"

Nino Vassallo
ex coordinatore della Rete ed ex amministratore
della Racalmuto degli anni novanta.

Nel luglio del 1992 io e Petrotto ci concedemmo una vacanza low cost di 5 giorni ad Ibiza. Fu una bella vacanza: un'isola e un mare stupendi, costi bassissimi (ci prendemmo una Seat Marbella a nolo). Malauguratamente, forse perchè eravamo giovani ma non abbastanza (eravamo appena trentenni e quindi senza l'opportuna spensieratezza dei ventenni), credo che fummo gli unici turisti a non concludere nulla con le tante, tantissime ragazze in vacanza da sole nell'isola. Non che fosse stato questo lo scopo del viaggio ma, viste le molte occasioni, non ci sarebbe di certo dispiaciuto...
La domenica pomeriggio del 19 luglio mi trovavo tra la piscina e le sale dell'albergo dove alloggiavamo mentre Petrotto praticava la sua tecnica di rilassamento che consisteva nel dormire in camera per gran parte del giorno. Ad un tratto fui attratto dal grande schermo di un televisore che, privo dell'audio, trasmetteva le immagini di un attentato. Vedevo scorrere quelle immagini mute e all'inizio non capivo a cosa si riferissero. Dopo un pò capii che riguardavano la Sicilia ma pensai si trattasse di un filmato di repertorio inserite in uno dei tanti servizi che le televisioni di tutto il mondo avevano dedicato alla strage di Capaci avvenuta a maggio. Ma erano scene che io non avevo mai viste. Ad un tratto inquadrarono una foto e cosi capii: avevano ammazzato Paolo Borsellino. Dopo l'incredulità, lo sgomento e la rabbia iniziale corsi su in camera a svegliare Petrotto per dargli la tragica notizia. E fu così che ebbe termine la nostra vacanza ad Ibizia nonostante dovessimo ripartire il martedì successivo. Non avevamo più lo spirito adatto per trascorrere una vacanza.
Paolo Borsellino l'avevamo visto appena tre settimane prima a Casa Professa a Palermo in quella che fu la sua ultima apparizione pubblica. Io e Petrotto ed altri amici racalmutesi della Rete (ma eravamo soprattutto amici che compagni di partito) eravamo lì in prima fila (ci sono le immagini televisive registrate che lo dimostrano) a non perderci una sola parola, una sola pausa di Borsellino vedendolo come il solo successore di Giovanni Falcone e come il prossimo possibile bersaglio della mafia. Io rimasi colpito di quanto fumasse: una sigaretta dietro l'altra. Non smise neanche durante il suo discorso. E fu così che dopo la sua morte, per una sorta di mio ex voto laico, cominciai a fumare le "sue" Dunhill bianche e per tanti anni.
Quelli furono gli anni di piombo (e di tritolo) non solo per Palermo ma anche per Racalmuto con le stragi tra la folla e le vittime innocenti. Ma furono anche gli anni di tangentopoli e di mafiopoli in Sicilia, della fine della prima repubblica. Un intero ceto politico venne spazzato via nel segno del cambiamento radicale. Erano gli anni della Rete di Orlando. Quel pugno di amici che a Casa Professa quella sera ascoltava senza un attimo di distrazione le parole di Borsellino, a Racalmuto diede corpo e voce alla voglia di cambiamento dei cittadini di Racalmuto. Cambiamento rispetto alla mala politica, alla mafia, ai clientelismi e agli affarismi che aveva caratterizzato la vita politica del paese sino a quegli anni. Avevamo già aderito alla Rete quando nel 1993 vi fu, per la prima volta, l'elezione diretta del sindaco. Noi non esitammo a presentare la candidatura di quello che, tra di noi più di tutti (anche con una punta di fanatismo) si era distinto per coraggio e attivismo nel denunciare le malefatte dei politici del tempo: quel giovane era Salvatore Petrotto. Fu una campagna elettorale spietata: un gruppo di amici contro tutta la partitocrazia al completo, ma vincemmo e Racalmuto, come Palermo, ebbe la su "Primavera". Volevamo cambiare tutto, fare del municipio una casa aperta, eliminare ogni favoritismo, dare ai cittadini la sensazione che fossero direttamente loro ad amministrare. Dalla paura dovuta alla guerra di mafia Racalmuto conobbe una sua "movida": le piazze d'estate erano piene e gli spettacoli si susseguivano. Il clou fu il concerto degli Inti Illimani assenti dall'Italia da tantissimi anni. Costato circa dodici milioni di lire, 10 mila persone si riversarono su Racalmuto da varie province. Dopo anni di appalti miliardari che interessavano opere pubbliche di dubbia utilità e lontane dal centro abitato arrivarono tanti piccoli cantieri scuola che riguardavano interventi nel centro urbano e che diedero lavoro attraverso il collocamento a centinaia di giovani nel paese. Eravamo anche un pò fanatici, certamente. Ricordo che negammo persino il patrocinio del comune alla presentazione del libro di Felice Cavallaro in difesa di Bruno Contrada. Ma era inequivocabile la nostra connotazione antimafia per Racalmuto e per i forestieri. Ricordo, ad esempio, che una volta Petrotto, di primo pomeriggio mi telefonò, perchè un personaggio importante in visita privata presso la casa di campagna di un nostro amico voleva conoscerlo e salutarlo. Ci andammo e incontrammo il giudice Scarpinato e la moglie, scortatissimi. Le visite, del sindaco Orlando a Racalmuto erano frequentissime e anche Pino Arlacchi, da lì a poco direttore ONU per la prevenzione del crimine organizzato, volle venire a Racalmuto.
Uno dei primi atti della giunta del 1993, fu la deliberazione sulla costituzione del Comune di Racalmuto come parte civile al processo sulla prima strage, quella del 1991. Oggi sembra una cosa scontata ma all'epoca non c'erano tanti precedenti in giro di quel genere.
Ma l'amministrazione che voleva cambiare tutto doveva scontrarsi quotidianamente con mille impedimenti burocratici e procedurali. In quegli anni infatti c'era ancora il famigerato CO.RE.CO. il cui iperformalismo di facciata e la cui estrema permeabiltà alle "segnalazioni" partitocratiche rendeva la vita impossibile a tutte le nuove amministrazioni. Era un'impresa ottenere il visto di legittimità per ogni deliberazione. Noi fummo in prima linea in Sicilia nella lotta per la l'abolizione di questi Comitati. E anche quella fu una battaglia vinta. Ma fino a quasi tutto il 1997 dovemmo sottostare ai capricci di questo organismo.
Un "rimedio" a questa situazione di stallo amministrativo fu trovato nel gennaio del 1996 quando con una legge regionale per accelerare le procedure nel settore dei lavori pubblici si diede facoltà ai sindaci di affidare lavori mediante trattativa privata, “in deroga ad ogni altra disposizione di legge" e per importi non superiori a 50 milioni di lire. Gli atti del Sindaco non venivano sottoposti al CO.RE.CO. e così si ricorse il più possibile a questo strumento. Noi decidemmo di affidare a rotazione a tutte le imprese locali tutti i lavori necessari per il paese. E così venne fatto. Fu una scelta politica di equità e trasparenza: centinaia e centinaia di piccoli lavori cambiarono piano piano il paese e nessuna impresa poteva dire di essere stata esclusa o discriminata.
Ma dopo tanti anni, in un contesto temporale completamente diverso, proprio in questi giorni, come una bomba, è arrivata la notizia dell'avviso di garanzia a Petrotto per "concorso esterno in associazione mafiosa". Io trasecolo, e visto che Petrotto dopo quella prima esperienza è stato sindaco per altri due mandati all'inizio avevo pensato che si trattasse di fatti più recenti che io non conoscevo. Invece, con mio grande stupore scopro che l'avviso di garanzia riguarda non l'attività recente ma proprio l'attività della prima esperienza amministrativa. Più precisamente il pentito Maurizio Di Gati accusa Petrotto di averlo "favorito", tra il '96 e il '97, con due affidamenti ad imprese a lui vicine. Proprio in riferimento a quel periodo che gli affidamenti venivano dati a centinaia. Cosa vuol dire "favorito"? Favorito rispetto a chi e che cosa? Mi pare che, come potrà essere facilmente dimostrato, se i lavori alle imprese vicine a Di Gati furono soltanto due tra centinaia e per un importo complessivo inferiore ai cento milioni di lire non ci fu alcun favore! O forse si vuole dire che in ogni caso non si dovevano dare lavori alle sue imprese essendo lui un mafioso? Ma, se non ricordo male, all'epoca Maurizio Di Gati non era nemmeno latitante e, fatto ancora più rilevante, le imprese in questione erano perfettamente in regola: vale a dire avevano ottenuto la certificazione antimafia rilasciata dalla prefettura! I Prefetti dell'epoca furono Massocco, Perna e D'Agostino. Per Petrotto un avviso di garanzia e per i prefetti nemmeno un appunto? Come funziona? Non è finita: di recente il TAR di Palermo (sentenza 1129/11) ha sancito il principio secondo cui “al fine di ravvisare il tentativo di condizionamento o infiltrazione mafiosa è insufficiente il mero rapporto di parentela di amministratori o soci di un’impresa con soggetti pregiudicati”. Diamo i numeri o si pratica una variante del gioco del cerino acceso per cui il meno importante in carica si brucia le dita?
Certo, mi rendo conto, che di fronte alle parole di Di Gati, l'avviso di garanzia, che in Italia ha assunto un improprio significato di colpevolezza invece che di tutela, era un atto dovuto. Significa, semplicemente, che i PM dell'antimafia di Palermo stanno indagando per trovare riscontri alle dichiarazioni del pentito e che vogliono ottenere tutti i chiarimenti necessari. Chiarimenti che, ne sono certo, al cento per cento verranno dati e con ampie prove documentali. Sono convinto che non si arriverà neanche al rinvio a giudizio di Petrotto per queste accuse. Ma resta l'amarezza nel constatare che, dopo appena quindici anni, l'inesorabile scorrere del tempo non solo copre tutto con la polvere e l'oblio ma a Racalmuto ora pure getta fango e una luce sinistra su uno dei periodi più belli del paese in cui la popolazione cercò il proprio riscatto e la propria rinascita e condivise le scelte dell'amministrazione comunale. Mai nessun sindaco o politico di Racalmuto è stato raggiunto da un avviso di garanzia per fatti connessi alla mafia. E' del tutto paradossale che questa sorte sia stata riservata a Petrotto, vale dire uno dei giovani di Racalmuto che combatterono in prima linea contro la mafia sanguinaria di quegli anni mentre gran parte degli uomini delle istituzioni si giravano dall'altra parte. Subito dopo le stragi la commissione parlamentare antimafia venne due volte nel paese e, a quanto pare, si parlò di mafia, politica e affari della prima repubblica ma poi, non accadde niente.
Il tentativo di delegittimare l'esperienza amministrativa di Racalmuto del 93-97 coinvolge tutto il paese che era entusiasta di quella amministrazione e che era pienamente consapevole che si trattava di un'amministrazione di svolta. Non si può accettare una simile accusa. Non riguarda solo Petrotto.
Se Racalmuto dimentica e non sa più distinguere tra realtà e finzione, tra il vero e il falso, se prevale l'interesse politico immediato di questo o di quello e il facile sciacallaggio, vuol dire che il paese è perso.


Nino Vassallo
ex coordinatore della Rete ed ex amministratore
della Racalmuto degli anni novanta.

7 commenti:

  1. Grande Nino! Facci capire: ciò che racconti che significa, che se ad Ibiza aveste cuccato, la storia politica degli ultimi 20 di Racalmuto, sarebbe stata diversa? Allora è vero che ci vuole "cchiu pilu pi tutti!".
    A parte gli scherzi, il tuo racconto ci fa venire nostalgia del passato, anche perchè rispetto a voi ex-giovani, i nuovi giovani della politica mostrano vistosi segni di vacuità.

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  3. Corsi e ricorsi della storia.
    I cambiamenti generazionali sono sempre animati da entusiasmo convinzione di dover e poter cambiare il mondo.
    E guai se non fosse così.
    Anche i giovani, poi diventati i politici della prima repubblica, spazzati via non da chi li incalzava ma da venti che spiravano dal nord, avevano entusiasmo più intelligenza media ma anche la sfortuna degli eventi.
    Voi siete,semplicemente, stati abili e anche un po cinici ad approfittarne.
    E' un po triste assistere ad una difesa (un po patetica) degli altri solo per difendere se stessi.
    Così come è triste leggere una carrellata di vita amministrativa senza che si abbia l'onestà intellettuale di dire che quei giovani in fondo l'unica cosa che sono riusciti a cambiare e loro stessi.
    Sicuramente in peggio.
    Sono riusciti con naturalezza ad adeguarsi al sistema che dicevano di voler cambiare.
    Nino che entra a far parte della grande e spesso improduttiva famiglia della burocrazia Regionale
    e Petrotto che si abbandona agli equilibrismi politici per tentare di sopravvivere ad ogni costo, con tutto quello che ne consegue.
    Tutti conosciamo la storia di questo nostro "amato" Paese; compresa quella degli ultimi 4 anni.
    Io,assolutamente, non penso che il Sindaco fosse un affiliato.
    Penso però che abbia potuto avere rapporti derivanti dal suo ruolo con quegli ambienti; e questo lo ritengo quasi fisiologico in un paese come Racalmuto.
    E' successo anche ad un onorevole nostro compaesano.
    Nessuna meraviglia quindi.
    In verità,oggi, Petrotto paga la scellerata condotta amministrativa e politica che lo ha contraddistinto in questi ultimi anni.
    Paga l'incoerenza e l'ostinata volontà di circondasi di personaggi di cui avrebbe potuto e dovuto fare a meno.
    Paga per lo squallore e la mediocrità in cui ha trascinato il paese di Sciascia.
    Paga,da ultimo, la colpa di aver lasciato il Paese in astaggio ad un manipolo di loschi e insensibili individui asserragliati in Consiglio Comunale per cercare di lucrare qualche euro o il piccolo privileggio che sia.
    Sono certo che Petrotto alla fine verra scagionato.
    La storia, alla fine, per Racalmuto non potrà che emettere una sentenza di condanna, senza possibilità di appello.

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  4. Caro Nino, l'anonimo con la sua ironia, ha ragione, la maggior parte dei Racalmutesi ha nostalgia del passato, visto che negli anni 93 al 98 nell'Amministrazione non vi erano apparteneti a partiti politici.
    Dal 99 in poi con l'entrata dei partiti o coalizioni, sono iniziati i giuochi di potere e spartizioni.
    Ma la cosa diciamo "buffa" per non dire schifo!, viva Petrotto a morte Petrotto.
    Questi sono i "partiti" di oggi insieme a quattro giovani "nuovi" eletti in consiglio.
    Infatti, tutti e venti, sono stati eletti, chi con ricatto o provenienti da famiglie numerose, altri promettendo a destra ed a manca,prebende o posti.
    Ti ricordi, la campagna elettorale, fatta da questi, nuovi giovani, "io sono è farò" ma hanno solo distrutto un paese per i loro miseri interessucci.

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  5. Caro Anomino, il modo pacato di sviluppare i tuoi ragionamenti, apparentemente così pieni di buon senso ma in realtà pieni di tante approssimazioni volte a dimostrare una tesi conclusiva molto interessata, denotano un'intelligenza raffinata, a dire il vero, non rara nel nostro paese.
    Purtroppo per te e per Racalmuto, Petrotto non "paga" per la cattiva amministrazione degli ultimi anni. Cattiva amministrazione di cui sicuramente non è il solo responsabile visto le qualità del nostro consiglio comunale e forse su questo siamo d'accordo. Ma, ahimè, debbo dire che la figura di Petrotto giganteggia rispetto a quella di gran parte dei consiglieri comunali e degli assessori da costoro designati. Le ultimissime vicende mi pare che lo stiano dimostrando. Petrotto, non è stato sfiduciato, ma si è dimesso per un'accusa e per fatti accaduti 15 anni fa. L'opposizione istituzionale a Petrotto di oggi, nessuna parte ha avuto nelle dimissioni di Petrotto: è stata solo opposizione di facciata e tutti, maggioranza compresa, hanno fallito politicamente.
    Ma veniamo al succo dei tuoi ragionamenti. Dici che "i politici della prima repubblica, furono spazzati via non da chi li incalzava ma da venti che spiravano dal nord". Ignori completamente (o fai finta di ignorare) cosa significò per la Sicilia il Movimento della Rete nato nel 91 ancor prima di quel vento che veniva da nord (tangentopoli). Ricordati che la Sicilia, nel bene nel male, ha quasi sempre anticipato quanto poi succede a livello nazionale.
    Siamo stati cinici? E che vuol dire? Dovevamo lasciarli indisturbati con le loro clientele e i loro affari? La gente non ne poteva più di quell'andazzo: a Racalmuto come a Palermo e in tantissime altre realtà dell'isola. E' stato il popolo che ha votato per il cambiamento. E' la democrazia, bellezza! Dici che è triste difendere gli altri per difendere sé stessi? Intendi che ho difeso Petrotto per difendere me? E di che cosa dovrei difendermi? Ti risulta così difficile capire che io sono intervenuto per un senso di giustizia e per tutelare il significato vero che ebbe quella esperienza nata dopo le stragi di mafia di quegli anni? Per rivendicare con orgoglio un'esperienza che ha visto una partecipazione popolare straordinaria! Forse tu te ne stavi in disparte ma non cogli quanta differenza c'è tra allora e l'apatia morale di oggi. Capisco che Petrotto ti stia sulle palle ma cerca di essere un pò obiettivo!
    Poi dici ( e qui si che mi tocca difendermi, ma da te) che "con naturalezza mi sono adeguato al sistema entrando nella "famiglia" della burocrazia regionale". Tesoro mio, io al sistema non mi sono mai adeguato e lo dimostra proprio il fatto che io sono di ruolo alla Regione dal 1° dicembre del 1991, vale a dire due anni e mezzo prima delle elezioni del 93! Che orrore: ero appostato e contestavo il sistema!
    Caro Anonimo, invece di fare queste ricostruzioni così approssimative per sparare ad ogni costo su Petrotto, utilizza meglio la tua intelligenza per dare un futuro, oltre che a te stesso, al paese che sta morendo. E ricordati che fai un cattivo servizio se non riconosci l'impegno di quei tanti che, pur tra tanti errori, disinteressatamente si sono spesi per Racalmuto.

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  6. Qualcuno zitto zitto ha nostalgia del passato chissà perchè? risorge il passato e muore il futuro. ahahhahahahhaha: va curcati. Magari tornando il passato torna pure Di Gati, Burruano e Sole Il passato è nel grande fratello in attesa delle nuove nomination. Che bella la democrazia, canto io canto.

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  7. Caro amico anonimo
    non cambiare il senso delle parole e del pensare, nessuno sano di mente vorrebbe i giorni del terrore.
    Io come te, valutiamo il passato e il presente, perchè la "storia", fa parte di noi e della democrazia.
    Tu volutamente, travisi le mie parole,forse perchè in opposizione al Petrotto di quei tempi.

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