mercoledì 20 aprile 2011

"Sono nato sbagliato" di Giovanni Marchese - "Un'amicizia spezzata" di Federico Picone

Angelo, il papà di Giovanni Marchese ha il piacere di pubblicare sul blog questo racconto "Un'amicizia spezzata" scritto da Federico Picone in occasione di un concorso scolastico dedicato a Giovanni "il piccolo Giotto" di Racalmuto.
Quel Giovanni che durante le ore di scuola crea in un foglio un murales con la scritta "SONO NATO SBAGLIATO GIOVANNI" sotto scrive la sua data di nascita. Poi  scrive il suo nome, il cognome e il giorno. 
Qualcuno può dire che "Nato sbagliato" è una canzone  degli Articolo 31, ma "il piccolo Giotto" riporta la scritta su un foglio sopra un murales aggiungendo, però, al testo originario, il suo nome ... si, proprio così: GIOVANNI e la sua data di nascita.
Un nome, una vita, il dolore di un ragazzo.
Non ci sono altre parole da aggiungere.


Adesso leggete il racconto scritto da Federico Picone.


Un'amicizia spezzata

Due amici, compagni di scuola. Un'amicizia nascosta. E poi un sogno: il presentimento che i rapporti potessero essere interrotti. La storia di due adolescenti e del loro rapporto spezzato dalla morte tragica di uno di loro. Un racconto ispirato, in parte, da una storia vera.
Questa è la storia di due amici, di due compagni di classe. Luigi e Giovanni, quattordici anni e con tanta voglia di vivere. Come è naturale negli adolescenti e nei giovani.

Uno, Giovanni, con una grande passione dentro: il disegno, l'arte in generale. Aveva però un talento che teneva per se, che non mostrava a tutti. Ma era bravo, Giovanni, a fare schizzi tanto che i compagni di scuola lo soprannominarono, simpaticamente, “Giotto”.
Luigi invece aveva altre passioni: faceva parte degli scout, si dedicava anche al gruppo folk.
I due erano molto legati, anche se il loro rapporto era silenzioso. Giovanni aiutava spesso Luigi e assieme trascorrevano momenti felici tra i corridoi della scuola media assieme ad un altro compagno e amico, Claudio, ragazzo down.
Tuttavia Giovanni era restio ad uscire con gli amici la sera, il sabato e la domenica. Preferiva starsene a casa o con uno zio, falegname, o con il fratellino Giuseppe. Nonostante la giovanissima età era molto conosciuto, forse perché partecipava a molte iniziative culturali che si svolgevano in paese. Una volta addirittura espose un suo lavoro: con l'aiuto del nonno e lo zio, tutti e due falegnami, costruì una miniatura di monumenti del paese.
E Luigi, invece, oltre agli hobby che coltivava, preferiva stare in piazza. Ma nonostante i diversi interessi, avevano in comune una cosa: non amavano studiare le cose della scuola. Ma c'erano sempre. Sempre presenti in classe, per scherzare e ridere e giocare soprattutto con le ragazzine.
E la complicità tra i compagni di quella classe arrivava al punto che Giovanni confidò a Luigi, a tutti i compagni e a qualche insegnante che soffriva di una malattia non grave, per fortuna, ma che per guarire del tutto doveva affrontare piccoli interventi.
Giovanni e Luigi frequentavano la terza media e ora si preparavano agli esami. E inevitabilmente chiusa la scuola i due dovevano distaccarsi, anche se Luigi non voleva. Ma Giovanni preferiva stare a casa, a disegnare, a dipingere, a creare.
Dopo l'estate Luigi decise di rintracciare Giovanni e invitarlo ad uscire il 4 settembre, in occasione dei festeggiamenti in onore di Santa Rosalia, la patrona del paese. Il 4 settembre era un venerdì, e un giorno prima a casa di Giovanni squilla il telefono. Era proprio Luigi che lo aveva invitato a stare assieme durante la festa.
“Giovà, domani usciamo?”, disse Luigi. “Non so se posso, ho da fare”, rispose un po' freddo Giovanni. Si chiuse la telefonata, Luigi restò un po' incredulo da quella risposta. Si chiedeva come mai Giovanni non voleva uscire.
Lo turbò a tal punto che la notte Luigi sognò Giovanni che gli diceva : “...domani non posso uscire con te, però tranquillo che saremo vicini, io sto bene, ci rivedremo... non presto, ma ci rivedremo”.
Arrivò la festa in paese. Una piccola festa molto sentita nella comunità. Luigi pensava a quel sogno, ma non riusciva a dare una spiegazione.
Ma nel pomeriggio, intorno alle 15, poco prima della processione, ecco arrivare una brutta notizia. Giovanni non c'era più. Il suo cuore si è fermato sotto i bisturi di un medico, in una sala d'ospedale, a Palermo. Una disgrazia. Una terribile disgrazia. Giovanni è morto dopo uno sbaglio. E pensare che questo era l'ultimo intervento che avrebbe dovuto affrontare.
Ecco perché, il giorno prima a telefono si era comportato in quel modo. Solo adesso Luigi capì.
Lo capì in mezzo al dolore di una perdita improvvisa, di un legame che si è spezzato in silenzio.
Non aveva lacrime per piangere, non ci riusciva a credere che il suo amico non c'era più.
La morte del ragazzo sconvolse tutti. In paese, il giorno del suo funerale, fu proclamato il lutto cittadino. I compagni di Giovanni increduli si ritrovarono in piazza. No, non poteva essere vero.
E Luigi a pensare a quel sogno, a quelle parole.
La bara bianca di Giovanni, al suo arrivo in chiesa, fece capire a Luigi che non si trattava di un incubo. Giovanni, purtroppo, era morto davvero.
Tra i ragazzi c'era rabbia e dolore: non si può morire a quattordici anni per un intervento. I giornali scrissero di questo caso come uno dei tanti di malasanità.
Luigi pensava ancora alle parole del sogno. A quello che gli disse Giovanni e questo lo aiutò molto durante quei giorni, quelle settimane tristi.
Da allora tante sono state le iniziative, le manifestazioni per ricordare questo piccolo generoso artista. E Luigi sempre presente. Una volta tornò a scuola, in quella classe dove i due amici e compagni condivisero momenti di gioia e spensieratezza.
Ricordò i bei momenti trascorsi insieme. E ora a scuola un'aula è dedicata proprio a Giovanni. Durante l'inaugurazione furono esposti tutti i disegni di Giovanni che Luigi aveva già avuto modo di vedere. E mentre Luigi dava un'occhiata alla classe e pensando ai ricordi, dietro una cartina vide un disegno. Era proprio un lavoro di Giovanni dove c'era scritta una frase che immobilizzò Luigi: “Sono nato sbagliato”.
Luigi diede il disegno al padre di Giovanni che subito lo inserì nella mostra delle opere di Giovanni. Quel ragazzo che adesso tutti chiamano “Il piccolo Giotto”.
Ma per Luigi resterà sempre l'amico che da lassù continua a voler bene. Quell'amico che riusciva ad esprimersi con i colori della fantasia e del cuore...

1 commento:

  1. COMPLIMENTI A FEDERICO. AI GIORNI NOSTRI E' BELLO VEDERE QUALCUNO CHE CREDE ANCORA IN UN LEGAME FORTE COME L'AMICIZIA.... L'AMICIZIA CHE VA' AL DI LA' DI QUALUNQUE COSA.....BRAVO FEDERICO.....

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