venerdì 5 novembre 2010

"Collura doveva scendere da una lectio-limousine e salire su un'utilitaria" www.dipalermo.it

Matteo Collura

Il Caso Collura arriva a Palermo. Il saggista che ama se stesso e caccia i bambini
L'intellettuale conosce solo parole difficili per celebrare Sciascia. Ma se il pubblico è di alunni delle elementari... http://www.dipalermo.it/



Quando si resta appesi alle parole si fanno brutte figure. E’ quello che è accaduto a Matteo Collura. Saggista, scrittore, giornalista di cose culturali al Corriere della Sera. Doveva tenere una lectio magistralis (così l’invito) su Leonardo Sciascia in occasione della presentazione del francobollo commemorativo. Dell’autore de Il giorno della civetta egli è profondo conoscitore avendo scritto innumerevoli pezzi acuti ed essendo l’autore di una biografia che rimane a tutt’oggi insuperata.
Consolo, Sciascia, Bufalino

La manifestazione si è svolta qualche giorno fa nella sede della fondazione intitolata al narratore, a Racalmuto. Invitate anche le scolaresche delle elementari, le quarte e le quinte. Espresso omaggio a Sciascia, che proprio in quel paese fu maestro di scuola. In quelle classi ombrose e misere di Regalpetra trovò nutrimento e sostanza per le sue opere. Collura, appeso alla lectio magistralis che evidentemente non poteva fare a meno di svolgere, quasi un’urgenza fisiologica, è rimasto deluso; si aspettava i ragazzi del liceo. Ma l’aula delle conferenze era piena di bambini. Evidentemente inadatti alla vanità dell’uomo di lettere. La cosa da fare sarebbe stata cambiare “registro”. Scendere dalla lectio-limousine e – a saperlo fare – mettersi a guidare un’utilitaria più terra terra, che dà meno soggezione e, spesso, è anche più divertente come le cose meno pretenziose. Non è stato così. Collura non si è adeguato. Si è indispettito e ha “cacciato” via i bambini. “Il vostro posto è ai giardini pubblici, non qui”. Commettendo, secondo noi, un clamoroso errore.
Sabrina Salvaggio
Le maestre, un po’ mortificate, hanno fatto alzare gli alunni e li hanno portati via. La sala si è svuotata, sono rimasti pochissimi ascoltatori e Collura ha potuto riprendere il suo dotto discorso. Naturalmente si è scatenata una polemica, alimentata da un intervento su Facebook dell’insegnante Sabrina Salvaggio la quale papale papale ha pressappoco dato del cafone a Collura: “Ci ha umiliati in modo villano”.

Una storia esemplare, ci sembra. Di mondi “chiusi” che non vengono a contatto. Di sapienza che non si sa trasmettere. Torna in mente quel passaggio di Sciascia ne Le parrocchie di Regalpetra quando narra della sua esperienza davanti ai banchi di scuola, alle prese con ragazzi afflitti dalla miseria, svogliati proprio perché alle prese con la povertà: “Quando lessi in classe la poesia di Sinisgalli sulle monete rosse lui la seppe subito a memoria, e un po’ tutti nella classe la dicevano bene; e poi diedi quella del gol di Saba, e anche questa piacque; sicché so che i ragazzi vogliono cose che conoscono, di cui partecipano, e tutti i libri che corrono per le scuole sono sbagliati…”.

Ecco, in tutta questa storia minima, fuori dalle cronache, c’è qualcosa di sbagliato. Non possiamo attribuire sicuramente responsabilità ai bambini. Sono sempre i grandi che sbagliano quando non trovano il modo di parlare ed entrare in sintonia con i più piccoli. C’è una bella frase di Gesualdo Bufalino. Secondo il quale la Sicilia la può salvare solo un esercito di maestri di scuola. Ma non tutti ci credono, evidentemente.

Gustavo Petruzzella



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