mercoledì 27 ottobre 2010

"Quel consiglio comunale spettroso di anime perse" di Giovanni Salvo

Come era ampiamente previsto la sfiducia presentata per concludere, anzi tempo, la sindacatura di Totò Petrotto se n'è andata, come usiamo dire noi racalmutesi, "a gaddruni".

Si perchè solo la pioggia battente caduta la sera del consiglio comunale, in cui era previsto il voto finale di disapprovazione, ha potuto lavare l'alone dell'indecente indifferenza che si leggeva sul volto dei consiglieri comunali presenti.

Per via del temporale che fuori l’aula consiliare insisteva pesantemente sul paese, solo qualche fulmine ha illuminato la sala, squarciando a tratti il buio e lo squallore del tetro contesto.
Si fuori, poichè dentro c'era il sereno con coloro che un posto al sole non vorrebbero mai lasciare.

Anche il Sindaco, a cui è stata data la possibilità di continuare a vivere con il sole in fronte, non sembrava tanto intimorito da quelli che dovevano essere i fulmini della sfiducia e che invece sono stati raggi di sole.

Dopo l'assist, il passaggio perfetto ad opera dell'opposizione che ha motivato, ridottissimamente, la sfiducia precisando prudentemente: "non per motivi personali", ma solo per necessità di dovere cambiare l'aria nel paese. (STOP).

Nessun documento diretto a rafforzare la mozione con approfondimenti o altri spunti.
Le mozioni non camminano da sole.
Nulla, nessun riferimento alla questione droga.

Poi il discorso fiume del sindaco, devo dire positivamente in risaltato rispetto a quel contesto buio e come una stella in un cielo pesto, ha occupato la scena per parecchie ore, accendendo la speranza in tutti noi cittadini presenti.

Si perchè in quel momento sinceramente, nonostante il mio dissenso più volte espresso per via dei comportamenti del sindaco, mi sono detto che meno male almeno lui stava dimostrando, seppur nella sua depistante difesa, di essere vivo.
Esistente in quel cimitero spettroso di anime perse.

Almeno qualcuno dimostra che qui c'è vita, ho pensato.

Si perchè quelle facce off line dei consiglieri, qualcuna anche poco gradevole, erano impietrite a tal punto da sembrare teste vuote.

Tutti zitti i consiglieri comunali, nessun segnale neppure di pacifico nervosismo che di solito può assalirti allor quando il tuo interlocutore sostiene cose che non ti garbano, che ritieni fuori tema e dunque superflue.

Mentre aspetti che arrivi il tuo momento e pensi, con le tue parole, di dovere spaccare il mondo.

In questi casi, in presenza della passione, è tipico il tic di toccarsi i capelli, tossire, tambureggiare con il ditino sul tavolo, battere il piede a ripetizione; invece niente, nulla di tutto questo.
Morti.
Nessun segnale, nessun sentimento, nessuna reazione che potesse lasciare intendere il loro interesse
Tutti fermi li ad ascoltare inermi, senza manco muovere la sedia che avrebbe fatto rumore.

Anche se Petrotto avesse letto ad alta voce una pagina di un qualsiasi giornale, anche di Vanity Fair ,non sarebbe cambiato nulla.

Qualcuno era addirittura contento per il gol del Milan, che stava giocando in quel momento da qualche parte.

Ed il sindaco, senza rivali, ha potuto così elencare un interminabile elenco di cose fatte, non dimenticando neppure i fuochi d'artificio e forse manco la n'tinna della Festa del Carmelo.

Al suo fianco tre assessori dalla postura compromessa annuivano, curvi ed in silenzio, mandando su e giù la testa in alternanza, come pistoni dentro ad un cilindro.

Solo qualche puntatina alle inchieste giudiziarie che lo riguardano e poi via dritto agli appelli alla pace, alla serenità, al superamento di dissapori autolesionisti, intercalati da rosoni di attacchi ad effetto che non hanno risparmiato manco alcuni dei cittadini presenti in sala.

(Sei stato un mio assessore per tanti anni, ed ora speri che mi sfiducino, scroccone!)

Sino ad arrivare a chiedere le dimissioni degli sfiducianti sfiduciati firmatari, qualora non fosse andata in porto la loro mozione.

E loro zitti, l'opposizione bloccata.

Cavolo ho pensato: speriamo che in futuro ricorderemo non le parole dei nostri nemici, ma il silenzio dei nostri amici.

Arriva anche l'ora del Presidente Salvatore Milioto a cui presentare il conto.

Del tipo : (Sei un figlio di questa maggioranza, ti abbiamo votato due volte, anche quando ti sei dimesso, ed ora tu mi pugnali.
Ti hanno votato anche quei consiglieri che ho racimolato , che non mi hanno sostenuto alle elezioni, e tu ora ingrato ci abbandoni.)

E a questo punto che per noi cittadini, spettatori accesi come dei ceri nel giorno di ogni santi, si è ravvivata la fiammella..

Il Presidente del Consiglio non ha esitato ha cacciare via le mosche.

Con molta flemma è riuscito, nella sua autodifesa, a rendere chiari molti lati oscuri, con un coraggio che non possiamo disconoscere, non trascurando nulla, anche gli aspetti riguardanti le note vicende giudiziarie.

Gli avvicendamenti al comune di Racalmuto con incarichi ad esterni legati all'inchiesta "giochi di Potere", gli intrecci e gli interessi personali di singoli consiglieri comunali su varie vicende, le salatissime bollette, del tipo 5000,00 € per due soli mesi e per un solo cellulare, di cui Milioto carte alla mano, in questo unico caso reticente, non ha voluto rendere pubblica l'utenza.

Grazie all'intervento del Presidente del Consiglio abbiamo scoperto il modo con il quale frange della maggioranza e dell'opposizione comunicano fra di loro, visto che entrambi si sono dotati di telefonini con un contratto aziendale intestato al comune di Racalmuto, che dicono di pagarsi loro.

Ed è questo il momento in cui gli assessori rimasti sino a li muti , fermi accanto al sindaco, come guardie svizzere, hanno urlato con forza di non possedere un telefonino intestato al comune, come invece i loro colleghi.

E qui abbiamo pensato: Ah! dunque questi hanno la voce!

Anche se a volte comunque è meglio tacere e passare per idiota che parlare e dissipare ogni dubbio.

E qui ritengo possiamo fermarci, se analizziamo i fatti sotto l'aspetto psicologico tutto ci sarà più chiaro.

Sarà che ogni ingiustizia offende, solo quando non procura alcun profitto?

Giovanni Salvo

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