L’approssimazione con la quale ogni anno si tenta di organizzare la Sagra del Mandorlo in Fiore ci da lo spunto per riflettere e capire perché dalle nostre parti la qualità della vita non sia delle migliori.
Ogni anno lo stesso dilemma: sagra si?, sagra no?
Luigi Pirandello fù uno dei testimoni più attenti delle profonde contraddizioni del popolo Agrigentino.
Lo scrittore ebbe la grande consapevolezza del profondo disagio e della crisi sociale agrigentina, che seppe smascherare.
Con l’arrivo della fase pre-sagra il pensiero pirandelliano torna prepotentemente di attualità, ci si accinge a celebrare “la pace fra i popoli” e contestualmente CI SI SCANNA per organizzarla.
Ed ecco il nostro io cadere nello smarrimento.
Tra le novità di questo anno i comitati che ci invitano ad aderire, tramite i social network, all’abrogazione della sagra, così per come concepita.
Tramite gli amici giusti, per gli habituè di facebook, si può avere anche la fortuna/sfortuna di imbattersi nello scambio di epiteti defecanti tra passionari del festival .
Una serie di botta e risposta su argomenti miseri che provocano un olezzo aerofago tale da coprire anche il profumo più persistente di qualsivoglia fiore di mandorlo, a cui la sagra si ispira.
E’ certo che Pirandello ebbe il grande pregio di aver saputo mettere a nudo l'insanabile ipocrisia della vita sociale del proprio paese con grande coraggio.
Una kermesse per la pace, quella del mandorlo in fiore, che se studiata nelle fasi della sua organizzazione ci riporta diritto alle fondamenta del pensiero pirandelliano consentendoci di mettere a nudo quelle assurdità della coscienza che danno forma al conflitto insanabile tra l’essere e l’apparire.
Apparire di organizzare una manifestazione che parla di pace ed essere in guerra.
La cosa ci fa sorridere, e ahi noi… si ride amaro!
Una fase teatrale, comica, in cui pirandellianamente, più che in ogni altro momento, si avverte forte l’aspetto del conflitto problematico di una intera società.
L’improvvisazione e il caos sono i punti costanti di qualsivoglia organizzazione che si occupa di sagra che ogni anno conduce noi tutti nello smarrimento.
Qualche mese prima della data di inizio, puntualmente ogni anno, affiora il carattere illusorio ed effimero della politica agrigentina incapace di programmare.
La politica ogni volta entra in un sistematico fermento e dopo estenuanti riunioni e comunicati stampa tira dal cilindro il suo coniglio, con lo stesso colore del pelo e persino con le stesse striature del governo di turno.
Ogni qualvolta dunque che si parla di Sagra del Mandorlo in Fiore, un filo non tanto sottile, sembra condurre diritto ai temi molto cari allo scrittore agrigentino: il senso di smarrimento, l’incomunicabilità, il contrasto fra apparenza e realtà, l’assurdità condizionata dal caos, l’assenza di soluzioni plausibili.
Ciascuno di noi, agrigentini e non, crede di possedere LA VERITA’ che spesso consiste in una semplice opinione.
Verità che esiste solo all’interno di noi stessi e si moltiplicata attraverso la concezione che ciascuno di noi ha della verità, ed ecco il caos.
Al di là del caos e dei miasmi fetidi, chissà se perverremo mai ad una conoscenza autentica ed oggettiva delle cose.
Giovanni Salvo
Nessun commento:
Posta un commento