mercoledì 20 gennaio 2010

LE INGIUSTE TASSE CALATE DAL SILENZIO di Giovanni Salvo


Questo è un caso misterioso, incredibile, intrigato che neanche la chiarezza di un grande giornalista come Carlo Lucarelli, riuscirebbe a raccontare con facilità.
C’è il contesto sciasciano, l’arma, gli esecutori materiali, ma non si trova il mandante.
Gli ingredienti della storia, che ha tutti i contorni del giallo, sono dettati dalle parole pungenti utilizzate, qualche tempo fa, dal nostro Sindaco, Salvatore Petrotto, contro quella macchina infernale che è la burocrazia.
La stessa “burocrazia sanguinaria”, di cui si cibano gli Enti statali Comuni compresi, che se in cerca di soldi non si ferma dinanzi a nulla.
E se ciò è detto da un Sindaco, fa una certa impressione e rischia di complicare il nostro racconto.
La storia è dunque intrisa di: “ angoscia, tentacolari mostri, di sporchi aguzzini, di insopportabili arpie con in mezzo noi, con il solo torto di essere italiani”.
Parole frustanti come un boomerang, che una volta lanciato, rischia di colpire diritto in faccia chi lo ha scagliato.
Il contorno è dato da un risveglio improvviso, quanto mai angosciante, della piovra comunale che dopo circa venti anni di silenzio vorrebbe vessare, a colpi di tentacoli, un nutrito gruppo di cittadini.
Come tutte le storie misteriose anche questa è ingarbugliata e quanto mai paradossale.
Un brutto giorno qualcuno, nascosto nelle tenebre della burocrazia racalmutese, ha pensato di inviare delle bollette salatissime, riguardanti l’Imposta Comunale sugli Immobili (ICI), a degli ignari cittadini.
Il motivo della richiesta dell’esosa tassa, che abbraccia una tassazione lunga quasi un ventennio, è data da una dimenticanza fatta dal Comune, e dell’improvviso ricordo di aver cambiato, a suo tempo, la destinazione urbanistica di alcuni terreni da agricoli ad industriali.
Capita! penso a noi tutti di dimenticare.
Come quando ci troviamo nella tasca dei nostri pantaloni una banconota che non pensavamo fosse lì, e tra noi e noi pensiamo che bello!
Ma appunto il difetto di memoria e il silenzio sono probabilmente il filo di Arianna della nostra storia.
Iniziamo col dire che nessuno, dei “tartassati” proprietari terrieri, fosse esso speculatore , agricoltore o semplice villeggiante è stato, prima di ricevere le salate bollette comunali, informato ufficialmente del cambio di destinazione di uso del proprio terreno da agricolo in industriale.
E’ vero sullo stemma araldico del nostro Comune vi è una scritta in latino “Universitas Racalmuti ob mutui ed silui cor meum enituit" ossia che solo stando muti ci si fortifica, ma non pensate che forse qualcuno l’ha presa troppo alla lettera?
Nonostante il silenzio sia calato su tale dimenticanza, a qualche benpensante viene in mente di far pagare le tasse, alle persone individuate da uno strano accertamento, che dopo la notifica delle bollette sono piombate nella più totale confusione, anche per via dell’accusa loro rivolta cioè quella di assumere atteggiamenti di ambigua convenienza.
Se errare è umano, dare la colpa ad un altro non lo è ancor di più?
Dunque per una mera dimenticanza da parte del Comune, solo fino a pochi giorni fa non erano in tanti, a Racalmuto, a sapere che il loro modesto uliveto o vigneto, per il quale da sempre hanno ricevuto le agevolazioni statali finalizzate alla coltivazione, ricadesse in zona industriale.
Ecco la chiave del mistero: come fa un cittadino, un agricoltore, uno scienziato, fosse anche un cartomante, ad immaginare, minimamente di possedere un terreno considerato industriale se le visite da parte degli uomini dell’ispettorato agrario hanno sempre appurato la regolarità delle colture, si fosse trattato di uliveti da impiantare o vigneti da estirpare.
Si possono ricevere sovvenzioni a favore dell’agricoltura se il terreno è dichiarato dal Comune zona industriale?
Sappiamo certamente di non sapere, anche perché nessuno ce lo ha mai detto, ma qualcuno ci vorrà spiegare?
L’unica cosa che al momento ci è dato sapere che l’argomento ha assunto aspetti molto delicati, tali da rischiare di beccarci, qualora utilizzassimo parole in più, una bella querela.
Addirittura pare ci sia di mezzo la magistratura, cavolo! la legge capite!, ce ne eravamo dimenticati!
Il rischio di una querela in tal senso noi non lo corriamo di certo in quanto poco ci interessa se ci siano state, o non, responsabilità rispetto a mancati introiti da parte del Comune di Racalmuto, che riguarderebbero un periodo abbastanza lungo.
A noi non interessano i tecnicismi, i vizi di forma o gli eventuali procurati danni all’erario.
Non interessa se con una semplice variante, come è accaduto in passato, si trasforma con molta facilità in una sola seduta consiliare, il terreno di chicchessia da agricolo in industriale, in deroga al piano regolatore vigente.
A noi interessa non pagare le tasse per dei terreni che ricadrebbero su di un’aria industriale che non c’è, priva di alcun servizio, basti pensare che alcuni dei terreni che il comune vorrebbe “tartassare” sono irraggiungibili in quanto privi di strade.
Altro che doppi giuochi o speculazioni, quale imprenditore sarebbe disposto ad investire in un terreno impervio perché servito solo da una regia trazzera ?
Dunque noi andiamo nella direzione opposta di chi cerca il colpevole di chissà quali danni procurati all’Ente, noi anzi sosteniamo che questi soldi non andrebbero chiesti, poiché mai nessuno ha informato nessuno del cambio di destinazione delle aree interessate, neppure gli uffici del Catasto.
Noi vogliamo solo lasciate le nostre terre agricole, vogliamo continuare a farci l’orto, vogliamo essere lasciati in pace.
Le speculazioni li lasciamo fare agli altri.
Intanto molti cittadini, alcuni dei quali semplici pensionati, sono stati costretti a rivolgersi ai propri legali, andando incontro a spese non indifferenti.
In sostanza non ci sarebbero le ragioni giuridiche che hanno spinto l’Amministrazione a “tartassare” i cittadini.
L’eventuale accertamento erariale da parte del Comune mancherebbe degli essenziali presupposti di fatto e di diritto.
Ciò se gli innumerevoli ricorsi dei cittadini andranno a buon fine comporterà: una falsa applicazione della legge, l’eccesso di potere, in quanto non sussisterebbero le motivazioni perché venga richiesta la tassa.
Insomma l’azione di recupero tentata dal Comune di Racalmuto potrà, in caso di sentenza favorevole da parte della commissione tributaria, essere considerata nulla.
Se non si “arresta” questa miserabile quanto sconfortante vicenda non con le manette, poichè nessuno ci crede più in quanto roba di altri tempi, ma con i fatti, il rischio è di ulteriori risvolti e di un aggravio della spesa.
Serve fare chiarezza presto prima che “furbamente” il Comune passi la palla al servizio riscossione tributi, la SERIT per capirci, che in caso di mancato pagamento, trascorsi i termini di legge, provvederà a garantire l’Ente, iscrivendo l’ipoteca, probabilmente anche sugli stessi terreni che sono materia del contendere.
E come disse Totò Petrotto: “in questa lotta impari tra cittadino e quello che dovrebbe essere il suo Stato, a spuntarla sempre è comunque quello che, in fin dei conti appare come un tentacolare mostro che allunga le mani, per ficcarle dentro le tasche di ignari, distratti, spesso incolpevoli cittadini.
Spesso abbiamo solo il torto di essere Italiani e di doverci, qualche volta pure vergognare di vivere in uno Stato di sporchi aguzzini ed insopportabili arpie, buone solo a razziare persino i nostri stessi sentimenti, le nostre buone ragioni, oltre a tutti i nostri averi, le nostre, assai spesso, povere cose”.
A noi cittadini rimane poco da dire, se non che se il Sindaco non si impegnerà per districare la matassa, saremo costretti a pensare che: “Tutti gli uomini sanno dare consigli e conforto al dolore che non provano”

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