venerdì 25 settembre 2009

Da Facebook : Comune - Fondazione "Leonardo Sciascia" e Teatro di Racalmuto

Sergio Scimè
Una domanda a Fabrizio Catalano: che ne pensi di questa crisi politico - amministrativa? ... dalle tue parole sento l'amore che nutri per Racalmuto ... io in passato parlavo di bis bis ... oggi di tris tris (Petrotto, Catalano, Aldo Scimè)... non pensi che si fa poco per il paese, anche in memoria di Sciascia ... vedi il sito "Amici di Sciascia" e le attività per il ventennale ... Non pensi che la fondazione Sciascia ha un compito importante anche per Racalmuto ... Racalmuto è all'oscuro di quanto succede nel Cosiglio di amministrazione e dei bilanci ( si dicono tante cose in piazza sarebbe bene smentirle con le carte) ... anche quelli sono soldi pubblici !!! ... si chiedono i bilanci della Cantina "La Torre" ma non si vedono quelli delle istituzioni pubbliche (teatro, fondazione, comune) ... forse giunti a questo punto si potrebbe fare un'amministrazione comune ... Fondazione Sciascia - Teatro - Comune ... ma si pensa veramente che il paese è così povero di intelligenze e di risorse umane per gestire in modo trasparente e produttivo la cosa pubblica ??? .... ( se non ti dispiace pubblicherò la domanda e la risposta nel blog) ...

Piero Carbone
Una domanda tira l'altra. Sempre in tema, però.
Ma è vero o non è vero che il dr. Aldo Scimè è stato nominato assessore alla cultura? Perché tanto mistero? Se è vero, come fa a sdoppiarsi nel consiglio di amministrazione visto che ne farebbe parte come vicepresidente e come assessore alla cultura? si dimetterà da vicepresidente (rinnegando di fatto il mandato sciasciano)?
Fondazione Sciascia: se molti membri, sempre voluti e designati da Sciascia, sono assenti da lustri perché non sostituirli? e se alcuni sono in procinto di essere sostituiti, da chi e come verranno rimipiazzati? è il caso di rivedere lo Statuto? Inoltre: a che punto è la catalogazione della corrispondenza donata da Sciascia? c'è qualcuno che la sta facendo? con quali modalità e costi?
Teatro Regina Margherita: è Fondazione o Associazione culturale? o siamo fermi al certificato della Regione Siciliana del 29 XI 2007 prot. n 7321?

Queste domande non esauriscono l'intervento che mi sono ripromesso di fare sul Teatro.

Fabrizio Catalano
Caro Sergio,
ho trascorso quasi tutte le estati della mia infanzia in campagna, alla Noce. A quattordici anni, ho deciso che, nella vita, avrei provato a fare il regista; a diciotto, appena ottenuto il diploma, mi sono trasferito a Roma. Ho iniziato presto a lavorare come assistente alla regia, poi ho frequentato il Centro Sperimentale di Cinematografia e in seguito ho diretto dei cortometraggi e dei documentari. Nel 2004, mi è stato proposto, per la prima volta, di dirigere uno spettacolo teatrale tratto da "Il giorno della civetta", che è stato - mi baso su statistiche ufficiali - uno dei più grossi successi degli ultimi anni. Questo breve preambolo per dire che, pur conservando gelosamente il mio accento palermitano, mi sono molto allontanato dalla Sicilia, e in particolare da Racalmuto. Conosco poco, perciò, le vicende umane e politiche del "nostro" paese. Ho cominciato a frequentare Racalmuto e i racalmutesi soltanto nell'inverno del 2008. Constatando che, a Racalmuto come in qualunque altra località del mondo, ci sono persone intelligenti ma anche persone meno intelligenti. Quindi, la risposta alla tua ultima domanda è sì: ci sono risorse umane in grado di gestire onestamente la cosa pubblica. Tanto è vero che il Consiglio d'Amministrazione del teatro è composto essenzialmente da racalmutesi: Ida Amato, Salvatore Falco, Giusy Figliola, Dario Macaluso. Persone con cui ho instaurato un ottimo rapporto; come con tanti altri racalmutesi che ho conosciuto in questi mesi, in Comune e non. Credo sia superfluo che io li elenchi tutti. In ogni caso, una delle prime cose che ho voluto fare, insediandomi in teatro, è stata valorizzare proprio gli impiegati del teatro. Per questo, d'accordo con il Consiglio d'Amministrazione, ho voluto far acquisire delle qualifiche tecniche a quei ragazzi che avevano dimostrato amore per la struttura. Per questo, ho tenuto sempre accanto a me Nicola Di Falco che, ormai, anche se io, fatti i debiti scongiuri, morissi all'improvviso, sarebbe in condizione di gestire i rapporti con le varie compagnie almeno fino al termine della prossima stagione. Detto questo, ritengo che tanto il teatro che la Fondazione Sciascia possano fare tanto per Racalmuto. Il compito principale di istituzioni pubbliche come queste è, a parer mio, quello di stimolare "l'evoluzione". Alcune settimane fa - io mi trovavo ancora a Racalmuto - stavo all'uscita del teatro; due sposi si facevano fotografare in occasione del loro matrimonio. Uno degli invitati alle nozze ha risposto al telefonino; il suo interlocutore, probabilmente, gli ha chiesto dove si trovava. Con lo sguardo smarrito, l'invitato - racalmutese doc - ha domandato, ad un ragazzo che stava accanto a lui: "Cos'è questo posto, il castello?". Ora, è possibile che quest'uomo non avesse mai visto un castello - o un teatro - in televisione, in un film, su un libro, sul giornale? Ecco, quando sono stato nominato direttore artistico, mi sono posto come obiettivo quello di riavvicinare la gente al teatro. Il successo delle prime due stagioni mi conforta. Ma non basta: bisogna, per esempio, andare nelle scuole. E io lo farò: portare il teatro nelle scuole, prima di portare le scuole a teatro. Perché bisogna avere gli strumenti per poter capire e partecipare. Quanto al bilancio del teatro, non so se il Consiglio d'Amministrazione vorrà pubblicarlo - e se, legalmente, è tenuto a farlo - ma calcolare come vengono spesi i soldi di cui disponiamo non è difficile. Il teatro riceve, ogni anno, 55.000 euro dal comune; ne incassa, fra biglietti e abbonamenti, circa 25.000. In tutto, siamo a 80.000. La prossima stagione teatrale costerà tra i 70 e i 75.000 euro. Grazie ad un piccolo ma determinante appoggio della Fondazione Sciascia, che ci aiuta, pagando uno o due spettacoli, riusciamo a mettere da parte qualche soldino e ad effettuare regolarmente dei lavori di manutenzione del teatro e a pagare al sottoscritto uno stipendio che definirei tutt'altro che sconvolgente. Tutto questo avendo - non è immodestia ma obiettività - una stagione di una qualità ai limiti dell'inimmaginabile per un paese delle dimensioni di Racalmuto. L'onestà e la trasparenza, nella gestione del teatro, sono totali; e spero che nessuno vorrà più offendere me e le persone che, a volte, ci buttano il sangue, avanzando ulteriori dubbi su questo argomento. Credo che non avrei potuto essere più esauriente di così. Quanto alla Fondazione Sciascia, in cui non ricopro nessun ruolo, ritengo che dovrebbe prendere una nuova direzione: non invitare persone che parlino dell'opera di mio nonno, ma persone che somigliano ai personaggi dei suoi romanzi. E mi sembra che si stia per intraprendere proprio questa strada: con un convegno, previsto per fine novembre, che vedrà coinvolte importanti personalità della politica italiana ed internazionale. Quanto, infine, alla crisi che attraversa il Comune di Racalmuto - così come quasi tutti i comuni d'Italia - io penso che con la buona volontà di tutti il paese potrebbe diventare realmente un dei pochi poli d'attrazione culturale della Sicilia occidentale. Io ormai conosco abbastanza bene il Sindaco, e so che ha le qualità per portare la nave fuori dalle secche. Ma nessuno di noi - a parte Chuck Norris e pochi altri - può farcela da solo; così come io non avrei raggiunto gli stessi risultati, in teatro, se avessi incontrato un'amministrazione ostile.
Sicuramente, a Racalmuto ci sono delle cose che non vanno bene. Il teatro, però, non è fra queste. Mirate da qualche l'atra parte: il teatro ha una corazza a prova di whinchester, come quella che Clint Eastwood nascondeva sotto il poncho nel finale di "Per un pugno di dollari".
Vorrei concludere con una preghiera: evitate di tirarmi in ballo di nuovo. Più volte, alcuni consiglieri comunali hanno manifestato il desiderio d'invitarmi ad una loro assemblea. Sarei ben contento di farlo. Parafrasando una vecchia battuta di Mario Rigoni Stern, "spegnete il computer e andate a passeggiare".

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