mercoledì 5 dicembre 2018

Racalmuto: il film sulla storia di Cucchi "Sulla mia pelle" alla Fondazione Sciascia


RACALMUTO
FONDAZIONE SCIASCIA
16 DICEMBRE 2018 
ORE 17:00

Accolta con entusiasmo la proposta fatta da Giovanni Salvo alla presidente dell'Arci Arcobaleno di Racalmuto , Angela Martorana, di proiettare presso la sala della Fondazione Sciascia, tempio della cultura siciliana e non solo,  il film Sulla mia Pelle, tratto dalla triste storia di Stefano Cucchi, per la regia di Alessio Cremonini.
Un film che ha riscosso grande successo oltre che nelle sale cinematografiche e sulla piattaforma Netflix, anche nelle numerose proiezioni indipendenti, che dall'uscita del film si sono susseguite a catena in tutta italia.
Il film che potra' essere visto gratuitamente il prossimo 16 dicembre, presso la Fondazione Sciascia, darà spunto a forti momenti di riflessione, grazie anche alla collaborazione di Antonio Barone e Marisa Ciotta del circolo John Belush di Agrigento, che alla fine della proiezione coordineranno un confronto video con  gli attori protagonisti, e si spera anche con Ilaria Cucchi, sorella di Stefano Cucchi.
Il film risulta di grande valore ed e' stato scelto  come apertura della sezione "Orizzonti" alla 75ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia; racconta una triste storia di cronaca,  l'ultima settimana appunto della vita di Stefano Cucchi, interpretato dal bravo attore romano Alessandro Borghi.
Quella di Borghi certamente non può definirsi solo una bella interpretazione, ma tranquillamente una vera e propria incarnazione del personaggio.
Il film tratta della settimana che ha cambiato per sempre la vita di una famiglia perbene della medio borghesia romana, in particola modo quella della sorella, Ilaria Cucchi, donna tenace, che nel film e'  interpretata dalla bella  e talentuosa Jasmine Trinca.
Il film oltre per la sua valenza cinematografica risulta importante per il forte contenuto in difesa dei diritti umani e per gli spunti di riflessione che offre.

Non poteva passare inosservato proprio a Racalmuto, ci dice Giovanni Salvo, il film di Cremonini, proprio nel paese dove e' nato un uomo come Leonardo Sciascia.
Sensibile ai diritti umani, da scrittore e da politico, vicino come fu al radicalismo di Pannella e alle sue battaglie civili.
Una storia quella di Cucchi certamente sovrapponibile, continua Salvo, al pensiero sciasciano, di cui ci da certezza cio' che  scriveva lo scrittore siciliano parlando del suo amico Marco Pannella: Non sono molte le persone che pensano e sentono come lui (e tra le quali mi onoro di stare), si trovano dunque ad assolvere un compito ben gravoso e difficoltoso: ricordare agli immemori l’esistenza del diritto e rivendicare tale esistenza di fronte ai giochi di potere che appunto nel vuoto del diritto, o nel suo stravolgimento, la politica italiana conduce.
Si fa quello che si può: e per richiamare l’attenzione degli italiani su un così grave e pressante problema, Pannella è spesso costretto (lui che, a ben conoscerlo, è uomo di grande eleganza intellettuale) a delle “sorties” che appaiono a volte funambolesche e grossolane. Ma come si fa a vincere quella che si può considerare una congenita insensibilità al diritto degli italiani, se non attraverso la provocazione, l’insulto, lo spettacolo? Si suol dire – immagine retorica tra le tante che ci affliggono – che l’Italia è la “culla del diritto”, quando evidentemente ne è la bara. Se un cittadino entra vivo in un ufficio di polizia e ne esce morto per le torture subite – come a Palermo è accaduto non molti mesi addietro – che tra gli uomini politici soltanto Pannella senta il dovere di partecipare ai funerali e di proclamare la grande, immane vergogna che ne viene allo Stato, è un fatto preoccupante.

Quando Stefano Cucchi muore nelle prime ore del 22 ottobre 2009, è il decesso in carcere numero 148. Al 31 dicembre dello stesso anno, la cifra raggiungerà l’incredibile quota di 176: in due mesi trenta morti in più. Nei sette giorni che vanno dall'arresto alla morte, Stefano Cucchi viene a contatto con 140 persone fra carabinieri, giudici, agenti di polizia penitenziaria, medici, infermieri e in pochi, pochissimi, hanno intuito il dramma che stava vivendo. È la potenza di queste cifre, il totale dei morti in carcere e quello del personale incontrato da Stefano durante la detenzione che hanno spinto il regista del film, Alessio Cremonini, a raccontare la sua storia: sono numeri che fanno impressione, perché quei numeri sono persone.
Come dichiarato dallo stesso regista, Sulla mia pelle nasce dal desiderio di strappare Stefano alla drammatica fissità delle terribili foto che tutti noi conosciamo, quelle che lo ritraggono morto sul lettino autoptico, e ridargli vita. Cucchi da spacciatore probabilmente meritava la galera, ma non certo di essere ammazzato a calci dallo Stato, lo stesso a cui la famiglia, pur nella detenzione, riteneva di avere affidato.
Non e' da considerare assolutamente un film contro l'arma dei Carabinieri, bensì il desiderio che le colpe di pochi infedeli non ricadano infangando l'onesto operato dei più.

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