Cinque studentesse del Liceo Scientifico di Canicattì accompagnate dalla prof.ssa Nicoletta Marchese, hanno partecipato all'incontro con le scuole organizzato dalla Fondazione Sciascia. Pubblichiamo la relazione che hanno scritto le ragazze per questa occasione culturale.
Buon giorno,
siamo le ragazze della IV C del liceo
Scientifico di Canicattì “A.Sciascia”. Siamo state coinvolte in questo progetto
dalla nostra professoressa Racalmutese Nicolina Marchese. Non appena informate
del convegno, le abbiamo dato la nostra piena disponibilità, in quanto ci ha
molto interessato la bella esperienza di studio del nostro conterraneo Leonardo
Sciascia. In modo particolare ci siamo soffermate sul romanzo “Il giorno della
civetta” terminato nel 1960 e pubblicato per la prima volta dalla casa editrice
Einaudi nel 1961.
Ne abbiamo letto il testo in modo
certosino e analizzato i personaggi. E’ stato anche un momento importante per
comprendere il rapporto tra Stato e mafia e per conoscere testi noti come i
“Ragazzi di Regalpetra” dello scrittore racalmutese Gaetano Savatteri. Abbiamo
avuto la possibilità di capire “l’animo” di alcuni mafiosi: le loro colpe ma
anche i loro rimorsi, i rimpianti per avere sprecato tutta la loro vita in nome
della violenza e dell’odio. Abbiamo apprezzato il romanzo di Pietro Grasso
“Liberi tutti” e la volontà da parte di uomini di Stato come lui, pronti a
sacrificare la loro vita per ribellare la mafia.
Leonardo Sciascia conosceva
profondamente il fenomeno mafioso, per averlo studiato, ma soprattutto vissuto.
Non solo riusciva, da siciliano, a coglierne lo spirito che affonda le radici
nella storia della Sicilia e della sua gente, ma da scrittore e attento
osservatore della realtà, egli vedeva e descriveva la mafia in modo oggettivo.
Correva l’anno 1961 e molti in Italia ancora negavano l’esistenza della mafia.
Sciascia, non solo ha descritto la mafia come un problema unitario, ma non ha
esitato a evidenziare dubbi e perplessità sul modo in cui le istituzioni e le
autorità competenti si sono contrapposte alla mafia.
La democrazia, secondo Sciascia, non
è impotente a combattere la mafia; essa ha tra le mani lo strumento che la tirannia non ha: il diritto, la legge uguale per tutti, la bilancia della
giustizia. La giustizia, il potere, la corruzione, ma anche responsabilità di
una società civile spesso “omertosa” sono al centro degli scritti dello
scrittore siciliano che è stato presente e attivo nel dibattito politico sino
alla morte. Quell’impegno civile che portò infatti, il nostro scrittore, nel
1975, ad essere eletto consigliere comunale a Palermo nelle file del partito
Comunista. Comunista però il nostro scrittore non era mai stato, anche se,
aveva a lungo “pensato comunista”. Si era avvicinato al partito per via delle
circostanze, perché in Sicilia comunismo voleva dire resistenza alla mafia e quindi
libertà. La mafia si configura quindi, come espressione della società corrotta
e della degenerazione del Potere e diventa garanzia della conservazione del
dominio nelle mani di chi lo detiene da sempre.
Per quanto affermato ne “Il giorno
della civetta”, in merito alla mafia e alla sua evoluzione nella società,
appare scontato asserire che Sciascia è un grande autore e stimola i giovani a
conoscere meglio le problematiche e gli autori della nostra terra.
Ringraziamo la Fondazione Sciascia
per l’ospitalità fornita.
23. Novembre 2013
trent,anni fa giocavano insieme a calcio.Oggi, uno è un giornalista,l, altro un boss di Cosa Nostra,ora pentito....queste parole tratte da " i ragazzi di Regalpetra" mi hanno spinta a coinvolgere le mie alunne...mi sono interrogata tante volte sul perchè ognuno di noi sceglie un percorso di vita anzichè un altro.Avevano ragione i naturalisti francesi quando asserivano che l,uomo è determinato da tre fattori..race,moment,milieu......malgrado tutto
RispondiElimina