giovedì 14 novembre 2013

La cultura è esercizio della ragione, non esercizio della cultura del potere (di Ignazio Scimè)

Intanto ringrazio il Blogger per aver pubblicato il mio commento.

Rispettabile Signora Mariella Licata ringrazio pure Lei per il commento, ma mi permetta di dissentire in parte. Non è nelle mie intenzione sminuire la valenza del progetto culturale di cui trattasi.  E’ ovvio che L’opera letteraria dello scrittore Sciascia ha valenza culturale internazionale e non circoscrivibile nei confini di Racalmuto.
Ma credo che sia altrettanto evidente che lo scrittore abbia voluto lasciare a Racalmuto la sede del suo pensiero e il luogo dove poter dibattere delle sue opere e centro di propagazione delle sue idee, ovvero la Fondazione Sciascia.
Quello che non capisco perché capita spesso che  le manifestazioni presso la Fondazione  sono molto carenti, se non palesemente prive, di comunicazioni mediatiche, manifesti, locandine.

Le manifestazioni presso la Fondazione dovrebbero essere la festa della ragione a cui devono essere invitati più gente possibile.
Invece capita tutto il contrario, li si organizzano manifestazioni in gran riserbo come se il popolo non fosse gradito alla aristocrazia dei letterati, noblesse oblige.
Sino a quando il popolo non è invitato a partecipare potrebbe apparire una svista, sino a quando al popolo non è consentito intervenire perché sono tante le autorità che intervengono si può accettare anche se è non giustificabile, ma quando si invitano le scolaresche e con fare recidivo e con spontanea super   si sistemano sempre all’ultimo banco questo non è consentito a nessuno perché quelli sono i veri eredi del Maestro Sciascia. Ci hanno mortificato nel passato, ci mortificano  oggi, ma non sarà consentito a nessuno di mortificare il futuro di questo paese che sono i nostri ragazzi.
Signora Licata si faccia un po’ il giro per i Blog locali e si renderà conto come si sono affrettati a falsificare il vero senso della mia lamentela sulle scolaresche.
Come si sono precipitati a stigmatizzare la “imbarazzante assenza” del popolo racalmutese, anche se sono stati molto attenti a dire che non era stato invitato. Questo è un cliché che si ripete per ogni manifestazione culturale o in qualche articolo giornalistico a sfondo politico tendente ad attirarsi le simpatie politiche dei potenti di turno infelicemente venuti alla ribalta. Degna di attenzione certa retorica letteraria che nell’intento di ottenere reconditi e remoti pubblici finanziamenti perde l’obiettivo e finisce per accontentarsi di un obbiettivo che darà quel po’ di visibilità.
L’attività letteraria di Sciascia fu un tutt’uno con l’impegno sociale e politico.
Fu sempre critico e schivo verso ogni forma di potere a cui non provò mai ad omologarsi anzi vi rifuggì in maniera plateale.
Fu un attento osservatore del potere riuscendo a tirare fuori da intricati vicende la verità ed offrirla con le sue opere ai lettori, verità che molti oggi evitano di ricordare financo quando si arrogano il diritto  di diffondere il suo pensiero, anzi blindano le loro parate per evitare che qualche eretico racalmutese possa infiltrarsi per ricordare Sciascia. D’altronde L’Inquisizione sinonimo di potere non si è mai preoccupata di disquisire sulle ragioni degli eretici, liquidandoli con il pubblico ludibrio.
Solo il Dr. Aldo Scimè ha avuto il coraggio, e direi anche la Saggezza vista l’età, di citare un pensiero del Maestro. Si spera di non dover aspettare che gli esercenti la potestà sciasciana compiano 90 anni per poter sentirle dire qualche eresia.  L’eresia come esercizio della ragione contro la prepotenza delle istituzioni che sicuramente nulla a che fare con la stucchevole letteratura encomiastica proveniente da autoreferenziali  ambienti sciasciani tanto da collidere con il potere.    
A proposito del Maestro Sciascia lo vogliamo ricordare, La Sicilia come metafora:
“…la storia siciliana è tutta una storia di sconfitte: sconfitte della ragione, sconfitte degli uomini ragionevoli. Anche la mia storia è una storia di sconfitte. O, più dimessamente, di delusioni. Da ciò lo scetticismo: che non è, in effetti, l’accettazione della sconfitta, ma il margine di sicurezza, di elasticità, per cui la sconfitta –già prevista, già “ragionata”- non diventa definitiva e mortale. Lo scetticismo è salutare. E’ il migliore antidoto per il fanatismo. Impedisce cioè di assumere idee, credenze e speranze con quella certezza che finisce con l’uccidere l’altrui libertà e la nostra”.
Ad maiora
Ignazio Scimè

3 commenti:

  1. 18.11/2009 La Stampa- L. Sciascia: come sempre sapeva che cosa sarebbe successo». Quello sguardo, lucido, quasi profetico, che nella lettera-testamento in qualche modo rivendica, quando scrive:
    «Alla distanza, i miei allarmi, le mie constatazioni e contestazioni, suoneranno sempre più di verità. Di questa piccola immortalità - nel senso che andrà, anche se di poco, al di là della mia morte - sono certo».

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  2. Si parla di un nuovo progetto turistico –letterario “la strada degli scrittori, Sciascia-Pirandello- Cammilleri, per evitare che possa fare la stessa fine del parco letterario Leonardo Sciascia già finanziato o per evitare di fare un doppione si può sapere qualche notizia.
    A chi darà quache notizia va la mia gratitudine per aver onorato il nome di Sciascia e per aver contribuito, eventualmente, a far risparmiare soldi pubblici, il che non guasta di questi tempi.
    Pietro Amato

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  3. nicoletta marchesevenerdì, 15 novembre, 2013

    caro ignazio sei sempre il solito idealista.....ma hai provato a guardarti intorno?il nulla..dove sono i giovani..dove le idee?ogni tanto qualche nota positiva negli incontri sporadici in piazza con gli exmilitanti.aggreghiamo i giovani,aiutiamoli a credere nella speranza del cambiamento

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