giovedì 31 ottobre 2013

Racalmuto, la proposta: costruire un monumento tombale in onore dei profughi “uccisi” nel mare di Lampedusa (di Giovanni Salvo)

Prendo spunto dalle sensibili considerazioni apparse sul blog Regalpetra Libera, in cui si fa riferimento alle condizioni della sepoltura dei migranti morti nell'ultima tragedia di Lampedusa, sepolti nel nostro campo santo, per lanciare una proposta che spero non rimanga solo mia. 
Dopo la dimostrazione del forte senso di pietà espresso dalla nostra comunità; con la giusta accoglienza dei corpi di alcuni degli sfortunati migranti, penso si debba compiere un ulteriore passo per completare sin quanto di buono si è fatto, attraverso una degna sepoltura. 
E’ vero, occorre dare un senso a quei morti, fin qui ” senza nome e senza storia”. 
Pur nella consapevolezza che: “gli uomini spesso non imparino molto dalla storia è la lezione più importante che la storia ci insegna”. 
Essendo Racalmuto un paese di emigranti, qui più che altrove, serve il ricorso a qualcosa che rievochi le motivazioni del dramma, non certo per sbarazzarsi del passato; 
qualcosa che ricordi tutti gli emigrati del mondo, morti alla ricerca di un futuro migliore. 
Poco si è potuto fare riguardo la loro identità, se non assegnare un numero alla bara.
Invece, molto di più potremmo fare, noi racalmutesi, nei confronti della loro incredibile e indicibile vicenda. Storie tristi quanto quelle che hanno riguardato i nostri bisnonni, anche loro, in molti casi, costretti a lasciare il proprio paese. 
Una tomba con un cumulo di terra, un tondino di ferro ed un talloncino, sul quale è impresso un numero, non rendono certo giustizia ai morti di Lampedusa, ne tantomeno a tutti gli altri uomini che hanno perso la vita per le stesse ragioni, compresi i nostri antenati. 
Le immagini apparse sul blog, di quei corpi ignoti sepolti sotto un cumulo di terriccio, hanno suscitato in molti di noi la medesima commozione provata nell'istante in cui apprendevamo della tragedia, raccontata dai telegiornali di tutto il mondo. 
Successivamente quella notizia, vicina ma lontana, si è materializzata, grazie al nobile gesto di mettere a disposizione il cimitero di Racalmuto; con l’arrivo delle salme in paese, abbiamo dunque potuto toccarla con mano.
Ora il rischio dell’oblio, dell’assuefazione, del dimenticatoio, scongiurato dal sensibile rispolvero della vicenda, attraverso le immagini pubblicate nel blog del Prof. Scimè, ci induce a continuare. 
L’attenzione richiamata ci impegna a non cancellare quei brutti momenti e ci costringe a dare un ulteriore contributo, facendo appello al senso di umanità e sensibilità di tutti noi. 
Da qui l’idea di realizzare una raccolta fondi con il fine di costruire un monumento tombale in onore dei profughi “uccisi” nel mare di Lampedusa, che potrebbe essere esteso a tutti gli emigrati del mondo. 
Una degna tomba per coloro che hanno trovato la morte nel nostro, seppur splendido, mare; un monumento, anche modesto, da collocare al posto di quei miseri numeri piantati su cumuli di terra nel cimitero di Racalmuto.  
Mi farebbe piacere anche la possibilità che qualsivoglia organizzazione possa intestarsi l’iniziativa, carpendo il significato primigenio della proposta, facendosene carico. 
Penso a quanti in paese godono della stima, e della necessaria fiducia da parte della cittadinanza. 
Mi rivolgo alla Chiesa, alla sensibilità dei Commissari governativi che attualmente governano il paese, ai numerosi circoli ricreativi, vecchi e nuovi , rilanciati e da rilanciare. 
Ai giornali locali, al Blog, alle associazioni culturali, alla Fondazione Sciascia. 
Agli aspiranti sindaci, ai futuri consiglieri comunali, ai partiti politici, alle segreterie, ai movimenti. 
Avrei potuto rivolgere genericamente un appello a tutte le forze sociali, ma preferisco precipuamente individuare gli eventuali responsabili di quella che, in caso d’insuccesso, non potrà essere definita l’occasione mancata, bensì il frutto di una scelta. 
Non so in che termini, con la presente, potrò suscitare interesse e consensi. 
Faccio, pertanto, appello all'umanità e alla generosità di quanti vorranno dare seguito alla mia proposta, la quale attualmente resta solo un’ idea; un semplice desiderio da realizzare. 
“La storia siamo noi, nessuno si senta offeso”
Giovanni Salvo

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