Prendo
spunto dalle sensibili considerazioni apparse sul blog Regalpetra Libera, in
cui si fa riferimento alle condizioni della sepoltura dei migranti morti
nell'ultima tragedia di Lampedusa, sepolti nel nostro campo santo, per lanciare
una proposta che spero non rimanga solo mia.
Dopo la
dimostrazione del forte senso di pietà espresso dalla nostra comunità; con la
giusta accoglienza dei corpi di alcuni degli sfortunati migranti, penso si
debba compiere un ulteriore passo per completare sin quanto di buono si è
fatto, attraverso una degna sepoltura.
E’ vero,
occorre dare un senso a quei morti, fin qui ” senza nome e senza storia”.
Pur nella
consapevolezza che: “gli uomini spesso non imparino molto dalla storia è la
lezione più importante che la storia ci insegna”.
Essendo
Racalmuto un paese di emigranti, qui più che altrove, serve il ricorso a
qualcosa che rievochi le motivazioni del dramma, non certo per sbarazzarsi del
passato;
qualcosa
che ricordi tutti gli emigrati del mondo, morti alla ricerca di un futuro migliore.
Poco si è
potuto fare riguardo la loro identità, se non assegnare un numero alla bara.
Invece,
molto di più potremmo fare, noi racalmutesi, nei confronti della loro
incredibile e indicibile vicenda. Storie tristi quanto quelle che hanno
riguardato i nostri bisnonni, anche loro, in molti casi, costretti a lasciare
il proprio paese.
Una tomba
con un cumulo di terra, un tondino di ferro ed un talloncino, sul quale è
impresso un numero, non rendono certo giustizia ai morti di Lampedusa, ne
tantomeno a tutti gli altri uomini che hanno perso la vita per le stesse
ragioni, compresi i nostri antenati.
Le
immagini apparse sul blog, di quei corpi ignoti sepolti sotto un cumulo di
terriccio, hanno suscitato in molti di noi la medesima commozione provata
nell'istante in cui apprendevamo della tragedia, raccontata dai telegiornali di
tutto il mondo.
Successivamente
quella notizia, vicina ma lontana, si è materializzata, grazie al nobile gesto
di mettere a disposizione il cimitero di Racalmuto; con l’arrivo delle salme in
paese, abbiamo dunque potuto toccarla con mano.
Ora il
rischio dell’oblio, dell’assuefazione, del dimenticatoio, scongiurato dal
sensibile rispolvero della vicenda, attraverso le immagini pubblicate nel blog
del Prof. Scimè, ci induce a continuare.
L’attenzione
richiamata ci impegna a non cancellare quei brutti momenti e ci costringe a
dare un ulteriore contributo, facendo appello al senso di umanità e sensibilità
di tutti noi.
Da qui
l’idea di realizzare una raccolta fondi con il fine di costruire un monumento
tombale in onore dei profughi “uccisi” nel mare di Lampedusa, che potrebbe
essere esteso a tutti gli emigrati del mondo.
Una degna
tomba per coloro che hanno trovato la morte nel nostro, seppur splendido, mare;
un monumento, anche modesto, da collocare al posto di quei miseri numeri
piantati su cumuli di terra nel cimitero di Racalmuto.
Mi
farebbe piacere anche la possibilità che qualsivoglia organizzazione possa
intestarsi l’iniziativa, carpendo il significato primigenio della proposta,
facendosene carico.
Penso a
quanti in paese godono della stima, e della necessaria fiducia da parte della
cittadinanza.
Mi
rivolgo alla Chiesa, alla sensibilità dei Commissari governativi che attualmente
governano il paese, ai numerosi circoli ricreativi, vecchi e nuovi , rilanciati
e da rilanciare.
Ai
giornali locali, al Blog, alle associazioni culturali, alla Fondazione
Sciascia.
Agli
aspiranti sindaci, ai futuri consiglieri comunali, ai partiti politici, alle
segreterie, ai movimenti.
Avrei
potuto rivolgere genericamente un appello a tutte le forze sociali, ma
preferisco precipuamente individuare gli eventuali responsabili di quella che,
in caso d’insuccesso, non potrà essere definita l’occasione mancata, bensì il
frutto di una scelta.
Non so in
che termini, con la presente, potrò suscitare interesse e consensi.
Faccio,
pertanto, appello all'umanità e alla generosità di quanti vorranno dare seguito
alla mia proposta, la quale attualmente resta solo un’ idea; un semplice
desiderio da realizzare.
“La
storia siamo noi, nessuno si senta offeso”
Giovanni
Salvo
Nessun commento:
Posta un commento