domenica 4 settembre 2011

Il dott. Sardo: le eventuali dimissioni del consiglio non servirebbero a bloccare lo scioglimento per mafia. All'interno le dichiarazioni di Di Gati.


Salvatore Sardo, capogruppo del PD
al consiglio comunale di Racalmuto

Alcuni giorni addietro il direttore del Blog " Regalpetra Libera Racalmuto", Sergio Scimè, ha pubblicato un suo post dal titolo" Il consiglio comunale di Racalmuto non fa nulla per evitare il BOLLO MAFIA". Ora mi chiedo: cosa dovrebbe fare il Cosiglio Comunale per evitare il "BOLLO MAFIA" a Racalmuto? Sergio Scimè, Peppe Guagliano e qualche altro ancora sono convinti che con le dimissioni del Consiglio Comunale si eviterebbe questo infame marchio di mafiosità.
La soluzione prospettata è quantomeno semplicistica! Al punto in cui siamo e cioè con la Commissione di Accesso già insediatasi le eventuali dimissioni del Consiglio Comunale non servirebbero ad impedirne lo scioglimento
ex art. 143 del D.l.gs 267/2000 se l'ispezione dimostrasse infiltrazione o condizionamento mafioso dell'attività amministrativa.
Il Consiglio di Stato , sez. IV, con Sentenza n. 2615 del 24 aprile 2009 , ha affermato che "Lo scioglimento dei consigli comunali e provinciali conseguente a fenomeni di infiltrazione e di condizionamento di tipo mafioso, previsto dall'art. 143, d.lg. 18 agosto 2000 n. 267, può essere disposto qualora emergano elementi su collegamenti diretti o indiretti degli amministratori con la criminalità organizzata o su forme di condizionamento degli stessi amministratori che compromettano la libera determinazione degli organi elettivi e il buon andamento degli enti o il regolare funzionamento dei servizi ovvero che risultino tali da arrecare grave e perdurante pregiudizio per lo stato di sicurezza pubblica".
Si badi bene,quindi, che per sciogliere il Consiglio Comunale non è necessario provare che i singoli consiglieri si siano macchiati di reati penali o abbiano collegamenti con la mafia, ma che complessivamente l'organo collegiale sia stato condizionato, intimidito nelle scelte amministrative da forze esterne e non sia stato libero nelle decisiani da assumere; non abbia cioè esercitato le proprie prerogative nella massima indipendenza, imparzialità e nell'interesse pubblico.
Stiamo ai fatti: il collaboratore di giustizia Maurizio di Gati nelle sue dichiarazioni, riportate nel libro di Arnone "Romanzo Criminale", afferma (....... Sapemmo da Delfino, di cui ho già riferito, che il sindaco Petrotto, per sbloccare un mandato di pagamento in favore di Vincenzo Licata, avrebbe anche gradito qualche "regalia" da parte nostra. In particolare il Delfino ci disse che la pratica per il mandato era sul tavolo del sindaco ma che questi temporeggiava per firmarlo, aggiungendo"avete capito che dovete fare?" e noi capimmo che dovevamo pagare. Dal canto nostro, con il Licata avevamo già pensato di dare un "contributo" al sindaco Petrotto perchè del resto potevamo sempre contare su di lui. Vincenzo Licata portò due buste contenenti complessivamente 50 milioni e me li affidò affinchè le consegnassi al sindaco Petrotto che le accettò di buon grado....pag. 149).
Ancora, a pag. 148-149 (......Durante il suo primo mandato elettorale, da lui ottenemmo solo un favore per mio fratello Beniamino che all'epoca era sottoposto alla sorveglianza speciale: il sindaco Petrotto riuscì a soprassedere per circa un anno alle pressioni del prefetto che insisteva affinché fosse sospeso dal lavoro e successivamente licenziato....).
Pag. 148 - A.d.r. Ribadisco che tutti i leader in occasione delle elezioni si rivolgevano a cosa nostra per ottenere il sostegno. Cosa nostra poteva contare su circa 200-300 famiglie del paese.
Pag. 232 - A.d.r. Presso il comune di Racalmuto avevamo "una mano d'aiuto" prima da Delfino, poi da Franco Puma quindi da tale Chiarelli detto "Addamino". Anche il Vinti di cui lei mi chiede favorì le imprese di Racalmuto vicino a noi e anche quella di mio fratello Giuseppe al tempo in cui il Sindaco era Petrotto. Il Vinti era molto vicino alla famiglia Sferrazza che grazie a lui ottenne molti cottimi fiduciari. Ciò avvenne anche per altre imprese anche di Favara per importi fino a 120.000.000 di lire. SFERRAZZA parlava molto bene di Vinti e le tangenti che Sferraza pagava erano ufficialmente destinate al sindaco Petrotto ma non so dire se li dividesse con Vinti.
In queste dichiarazioni, se dovessero essere riscontrate, ce n'è abbastanza per proporre lo scioglimento del consiglio comunale per infiltrazione mafiosa.
Sarebbe una cosa insopportabile: sindaco e burocrazia comunale nelle mani della mafia; i vari consigli comunali, da venti anni a questa parte, negligenti, deboli, intimiditi, per paura e per viltà non hanno saputo ribellarsi a questo stato di cose.

Vedremo come andrà a finire.

Per chi è interessato riporto la recente formulazione dell'art. 143 del D.l.gs n. 267/2000 che disciplina lo scioglimento dei consigli comunali per infiltrazione mafiosa.
Art.143 Scioglimento dei consigli comunali e provinciali conseguente a fenomeni di infiltrazione e di condizionamento di tipo mafioso o similare. Responsabilità dei dirigenti e dipendenti .
Fuori dai casi previsti dall'articolo 141, i consigli comunali e provinciali sono sciolti quando, anche a seguito di accertamenti effettuati a norma dell'articolo 59, comma 7, emergono concreti, univoci e rilevanti elementi su collegamenti diretti o indiretti con la criminalità organizzata di tipo mafioso o similare degli amministratori di cui all'articolo 77, comma 2, ovvero su forme di condizionamento degli stessi, tali da determinare un'alterazione del procedimento di formazione della volontà degli organi elettivi ed amministrativi e da compromettere il buon andamento o l'imparzialità delle amministrazioni comunali e provinciali, nonché il regolare funzionamento dei servizi ad esse affidati, ovvero che risultino tali da arrecare grave e perdurante pregiudizio per lo stato della sicurezza pubblica.

2. Al fine di verificare la sussistenza degli elementi di cui al comma 1 anche con riferimento al segretario comunale o provinciale, al direttore generale, ai dirigenti ed ai dipendenti dell'ente locale, il prefetto competente per territorio dispone ogni opportuno accertamento, di norma promuovendo l'accesso presso l'ente interessato. In tal caso, il prefetto nomina una commissione d'indagine, composta da tre funzionari della pubblica amministrazione, attraverso la quale esercita i poteri di accesso e di accertamento di cui è titolare per delega del Ministro dell'interno ai sensi dell'articolo 2, comma 2-quater, del decreto-legge 29 ottobre 1991, n. 345, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 dicembre 1991, n. 410. Entro tre mesi dalla data di accesso, rinnovabili una volta per un ulteriore periodo massimo di tre mesi, la commissione termina gli accertamenti e rassegna al prefetto le proprie conclusioni.

3. Entro il termine di quarantacinque giorni dal deposito delle conclusioni della commissione d'indagine, ovvero quando abbia comunque diversamente acquisito gli elementi di cui al comma 1 ovvero in ordine alla sussistenza di forme di condizionamento degli organi amministrativi ed elettivi, il prefetto, sentito il comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica integrato con la partecipazione del procuratore della Repubblica competente per territorio, invia al Ministro dell'interno una relazione nella quale si dà conto della eventuale sussistenza degli elementi di cui al comma 1 anche con riferimento al segretario comunale o provinciale, al direttore generale, ai dirigenti e ai dipendenti dell'ente locale. Nella relazione sono, altresì, indicati gli appalti, i contratti e i servizi interessati dai fenomeni di compromissione o interferenza con la criminalità organizzata o comunque connotati da condizionamenti o da una condotta antigiuridica. Nei casi in cui per i fatti oggetto degli accertamenti di cui al presente articolo o per eventi connessi sia pendente procedimento penale, il prefetto può richiedere preventivamente informazioni al procuratore della Repubblica competente, il quale, in deroga all'articolo 329 del codice di procedura penale, comunica tutte le informazioni che non ritiene debbano rimanere segrete per le esigenze del procedimento.

4. Lo scioglimento di cui al comma 1 è disposto con decreto del Presidente della Repubblica, su proposta del Ministro dell'interno, previa deliberazione del Consiglio dei ministri entro tre mesi dalla trasmissione della relazione di cui al comma 3, ed è immediatamente trasmesso alle Camere. Nella proposta di scioglimento sono indicati in modo analitico le anomalie riscontrate ed i provvedimenti necessari per rimuovere tempestivamente gli effetti più gravi e pregiudizievoli per l'interesse pubblico; la proposta indica, altresì, gli amministratori ritenuti responsabili delle condotte che hanno dato causa allo scioglimento. Lo scioglimento del consiglio comunale o provinciale comporta la cessazione dalla carica di consigliere, di sindaco, di presidente della provincia, di componente delle rispettive giunte e di ogni altro incarico comunque connesso alle cariche ricoperte, anche se diversamente disposto dalle leggi vigenti in materia di ordinamento e funzionamento degli organi predetti.

5. Anche nei casi in cui non sia disposto lo scioglimento, qualora la relazione prefettizia rilevi la sussistenza degli elementi di cui al comma 1 con riferimento al segretario comunale o provinciale, al direttore generale, ai dirigenti o ai dipendenti a qualunque titolo dell'ente locale, con decreto del Ministro dell'interno, su proposta del prefetto, è adottato ogni provvedimento utile a far cessare immediatamente il pregiudizio in atto e ricondurre alla normalità la vita amministrativa dell'ente, ivi inclusa la sospensione dall'impiego del dipendente, ovvero la sua destinazione ad altro ufficio o altra mansione con obbligo di avvio del procedimento disciplinare da parte dell'autorità competente.

6. A decorrere dalla data di pubblicazione del decreto di scioglimento sono risolti di diritto gli incarichi di cui all'articolo 110, nonché gli incarichi di revisore dei conti e i rapporti di consulenza e di collaborazione coordinata e continuativa che non siano stati rinnovati dalla commissione straordinaria di cui all'articolo 144 entro quarantacinque giorni dal suo insediamento.

7. Nel caso in cui non sussistano i presupposti per lo scioglimento o l'adozione di altri provvedimenti di cui al comma 5, il Ministro dell'interno, entro tre mesi dalla trasmissione della relazione di cui al comma 3, emana comunque un decreto di conclusione del procedimento in cui dà conto degli esiti dell'attività di accertamento. Le modalità di pubblicazione dei provvedimenti emessi in caso di insussistenza dei presupposti per la proposta di scioglimento sono disciplinate dal Ministro dell'interno con proprio decreto.

8. Se dalla relazione prefettizia emergono concreti, univoci e rilevanti elementi su collegamenti tra singoli amministratori e la criminalità organizzata di tipo mafioso, il Ministro dell'interno trasmette la relazione di cui al comma 3 all'autorità giudiziaria competente per territorio, ai fini dell'applicazione delle misure di prevenzione previste nei confronti dei soggetti di cui all'articolo 1.

Salvatore Sardo, capogruppo del PD
al consiglio comunale di Racalmuto

7 commenti:

  1. io spero che la parola mafia non sia più associata alla parola Racalmuto...
    Queste vicende vanno al di là delle "antipatie" politiche o altro, ora si parla dell'onore della politica racalmutese stessa o dell'orgoglio di un paese sbattuto sempre su grandangolo e giornali vari (contando anche qualche tg nazionale).
    Se questa commissione porterà chiarezza ben venga ma io spero che oltre alla chiarezza porteranno via con se tutti quelli che hanno fatto della politica una forma di potere clientelare che ha ucciso il futuro di tanti giovani e il paese stesso in tutte le sue forme(compreso magna magna e sprechi di miliardi pubblici).
    Io, Cristian Alaimo, un pò per orgoglio e un pò per buon senso, al pericolo di essere mandato a casa da "forestieri", avrei fatto le valigie da me e sarei andato a casa per mia scelta...non so se è giusto o sagliato, è solo la mia opinione.

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  2. ... Caro dottore al di la della commissione antimafia o delle dichiarazioni di Di Gati o delle dimissioni del sindaco questo consiglio comunale è impotente, c'è una situazione di stallo né si va avanti né indietro. Vedo nelle facce dei consiglieri comunali la sofferenza del momento, non hanno grinta. Mentre fuori la gente ha le idee molto chiare sulla vicenda mafia/politica e pensa al futuro del paese, i consiglieri comunali sono rigidi in un ruolo ormai del tutto impoverito. Un consiglio comunale silenzioso, parlano due tre persone (sempre gli stessi), molti assenti, un bel gruppo prende la presenza e scappa. La vicenda Catalano, che hai riportato in una tua precedente nota è molto significativa. Alla proposta di riconferma del direttore artistico del teatro di iniziativa del PD: 7 (sette) assenti; 7 (sette) astenuti; 6 (sei) hanno votato SI. Un consiglio comunale che ha bocciato il direttore artistico ( con 6 voti a favore su 13) e la proposta del PD. Quel voto è la prova che questo consiglio è diviso, frammentato: inconcludente. Dopo due settimane non riesce a nominare i due componenti del Consiglio di Amministrazione del Teatro apportando dei ritardi all'inizio della stagione teatrale. Di fatto il consiglio sta mettendo un freno all'attività amministrativa del commissario, non si capisce perchè. Potrei citare anche la situazione del bilancio che pur essendo all'o.d.g non viene ancora votato. Questo consiglio è fermo da mesi in un bivio, non trovando la direzione più congeniale attende.

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  3. Vorrei dire la mia: Il Consiglio, o meglio la maggioranza espressione elettorale del sindaco dovrebbe dimettersi, non perchè eventualmente colluasa o condizionata dalla mafia, bensì per aver proposto al proprio elettorato una scelta sbagliata, sino a prova contraria. Questo è quello che Io avrei fatto e questo è quello che un buon Politico dovrebbe fare.

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  4. alla caduta del condottiero rimangono solo 2 scelte:
    la ritirata
    il caos totale.
    qale delle 2 scelte è stata fatta?

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  5. Comitato La Matinalunedì, 05 settembre, 2011

    Caro dottore il libro di Arnone parla anche di illustri esponenti del tuo partito, anche locali.
    Perchè non provi a trascrivere anche questi passaggi, per far capire meglio come si presume andassero le cose anche a Racalmuto. Paese che voglio ricordare ti ha visto protagonista per l'intera stagione del petrottismo.
    Tu sei, per capacità, uno dei pochi in grado di fare chiarezza,politicamente, in questo paese. Perchè non provi a farla veramente per chiudere definitivamente con il passato e contribuire ad una nuova fase politica. Sarebbe un atto di vera responsabilità e onestà intellettuale

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  6. vorrei portare ad una semplice riflessione. il problema attuale non è se il consiglio si dimette o non si dimette, oppure il fatto che Racalmuto rischia il bollo di paese mafioso, ma è un altro: se è vero, stando alle dichiarazioni del Di Gati che cosa nostra racalmutese in passato ha potuto contare su 200-300 famiglie, facendo un calcolo APPROSSIMATIVO di circa 4 persone per famiglia, a Racalmuto ci sarebbero circa 800-1200 vicini o "avvicinati" a cosa nostra e cioè CIRCA IL 10% DELLA POPOLAZIONE. Quindi cosa ci aspettiamo dai nostri rappresentanti consiglieri o dai nostri gestori della cosa pubblica. Se poi a questa percentuale aggiungiamo tutti coloro i quali pur non essendo "già pungiuti" o "pungendi" hanno la tendenza al delinquere ed all'imbroglio, cosa resta da fare? SCAPPARE DA QUESTO PAESE DI MERDA (ma non per finta come a Berlusconi, ma sul serio!!!!)

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