Silvia Alaimo Di Loro, Aurora Cino
Francesco Gioia, Salvatore Sferrazza Papa
La Sicilia, 30 marzo 2011, NewspaperGame
Gli italiani hanno conosciuto bene che cos'è l'emigrazione negli ultimi anni dell'Ottocento, dando i propri emigranti al mondo; ma oggi la nostra nazione si trova a dover affrontare l'esodo di milioni di tunisini, algerini, marocchini,libici, slavi, albanesi.
Per quanto tempo ancora l'Italia potrà gestire questa marea di uomini, donne e bambini? Molti di loro arrivano clandestinamente su misere imbarcazioni,rischiando la vita, illusi di poter trovare nel nostro Paese condizioni migliori di quelle che hanno lasciato. Siamo a conoscenza
delle rigide procedure iniziali dopo lo sbarco, ma dopo i primi giorni
di ospitalità nei vari centri di accoglienza,che fine fanno? Dove si sistemano?
Vorremmo risposte certe e convincenti. Sappiamo che la stragrande maggioranza contribuisce allo sviluppo del Paese svolgendo anche i lavori più umili nelle fabbriche, nell'edilizia, nelle miniere, nei campi e molte donne diventano l'aiuto insostituibile nel lavoro domestico e nella cura degli anziani. Anche nel nostro piccolo paese ci sono due centri di accoglienza: il primo, "San Calogero", sito nell'edificio dell'ex ospedale
"Maria Ss. del Monte" che dal 2000 ha ospitato più di 1000 cittadini stranieri, e l'altro opera nei locali dell'ex macello comunale.
Il secondo è stato il risultato del progetto "Tarik", che garantisce protezione ai richiedenti asilo politico; ad essi è garantito vitto, alloggio, assistenza psicosociale, legale, amministrativa e orientamento al lavoro e ai servizi sanitari.
Nella nostra scuola ci sono alunni tunisini, marocchini e albanesi, che
stanno crescendo con noi in un clima di tolleranza e rispetto.
L'atteggiamento della popolazione locale è generalmente aperto e sponibile,
anche se l'integrazione totale, specialmente per gli adulti, non è così
facile, in quanto loro portano con sé culture e tradizioni diverse cui non intendono rinunciare e perciò i pregiudizi e l'ignoranza ostacolano il vero processo di inserimento nella nostra realtà locale.
Noi, futura generazione, comprendiamo perfettamente che la convivenza
con gli extracomunitari è normale e naturale,ma auspichiamo che i politici
facciano il loro meglio per risolvere e pianificare con maggiore chiarezza la loro posizione non solo nel nostro paese ma in tutta Italia.
Silvia Alaimo Di Loro, Aurora Cino
Francesco Gioia, Salvatore Sferrazza Papa II D
Un plauso a questi ragazzi che si interessano così giovani di questi problemi nazionali.
RispondiEliminaMa una tirata di orecchie per i loro docenti, che non hanno spiegato a questi giovanissimi,che i loro nonni,zii ecc. quando emigravano:
1) per ogni emigrato, lo stato prendeva una percentuale
2) i nostri venivano emarginati,dovevano dormire nelle baracche, lontani dai centri abitati
3)i clandestini, venivano tenuti in cella a pane e acqua e rimpatriati.
Oggi i clandestini che arrivano,vegono accolti come eroi,fate mente locale,chiedetevi chi ci guadagna e quanto? riflettete-