sabato 10 luglio 2010

FESTA DEL MONTE: L’OROLOGIO GUASTO DI REGALPETRA .... Giovanni Salvo

L’orologio dunque sembra fermarsi, ma non per quei giovani che a Racalmuto quotidianamente aggiornano il blog «regalpetra libera» al fine d’ informare la cittadinanza.


 
Mentre la politica in città appare come un orologio a cucù guasto, con tutte le molle che fuoriescono dagli ingranaggi, come ogni anno i festeggiamenti in onore di Maria SS del Monte hanno preso il via..
Anche quest’anno, il venerdi della seconda settimana di luglio, con la rievocazione storica di un miracolo avvenuto a Racalmuto nel 1500, la festa è iniziata.
La storia della Madonna che in prossimità di una collinetta, dove sorgeva una fontana, rimase impantanata per volere divino e volle rimanere in quel luogo in cui oggi leva un santuario in suo onore, la Chiesa del Monte.
Il quartiere del monte, lo stesso in cui visse per un periodo della sua vita lo scrittore racalmutese Leonardo Sciascia.
Proprio vicino al campanile della chiesa vivevano le zie dello scrittore e sotto lo stesso “campanaru” si svolsero alcuni dei fatti descritti nei suoi libri «gli Zii di Sicilia».
Dunque Leonardo Sciascia abitò nella zona del monte e forse per questo sentiva particolarmente la «fiesta», pertanto non esitò a parlarne accostandola a quella di Pamplona, narrata da Hemingway .
La tradizionale celebrazione rievoca, attraverso suggestive rappresentazioni, la legenda della venuta della bella Madre del monte , regina di Racalmuto, legata ad altri aspetti meno religiosi voluti dalle confraternite di:«l’ugliara», « cicirara» e di li« burgisi».
Le celebrazioni iniziano con Il simulacro della Madonna che viene portato per le vie del paese su di un carro trainato da due buoi e rievoca la storia della statua della Vergine Maria, proveniente dall’Africa, che volle rimanere a Racalmuto.
Due Signorotti che litigano, sguainando le spade, per difendere e trattenere la statua in marmo della bella Madonna, che il nobile di Castronovo di Sicilia, Eugenio Gioieni, aveva trovato per caso nella grotta dentro la quale si era rifugiato nel corso di una battuta di caccia in Africa.
Con la frase «svampà la festa» prende così inizio ogni anno, dopo lo sparo di ventuno colpi di cannone, la ricorrenza più sentita dai racalmutesi.
Un festino spagnoleggiante caratterizzato dal galoppo dei cavalli, che con in groppa i devoti percorrono, per grazia ricevuta, la lunga scalinata che conduce sin davanti il sagrato.
Dopo una spericolata corsa tra la folla, lo schioccare degli zoccoli finisce per attutirsi solo dentro la chiesa, mitigatio dai tappeti in gomma piazzati per l’occasione, al fine di evitare che i ferri di cavallo frantuminino il pavimento del Santuario.
A memoria d’uomo, nonostante la pericolosità del gesto, mai nulla è accaduto di grave ; volere della Madonna? Miracolo anche questo.
Una festa tra il sacro e il profano, nella quale non mancano le scazzottate per accaparrarsi la bandiera posta in cima ad un coloratissimo e luccicante cero in legno ex voto alto quasi otto metri.
La possibilità di conquistare con la forza lo stendardo, raffigurante l’effige della madonna ricamata in oro, è concessa solo ai proprietari terrieri, «li burgisi», che per statuto vietano, alle forze dell’ordine presenti, qualsiasi forma d’intervento finalizzato a sedare la tradizionale rissa.
E dunque botte da orbi: strattoni, camice strappate, pugni, teste rotte e voli pindarici giù dal cero.
Solo chi riuscirà a prendere la bandiera non rimarrà per molto tempo scapolo «schettu», e secondo la credenza popolare entro l’anno convolerà a nozze certe.
La «Festa di lu Munti» è però anche il momento in cui la vita a Racalmuto, pur divenendo più frenetica e affollata, si ferma in una sorta di stop and go.
Sotto il «campanile» si tenta di lasciare da parte, almeno per i tre giorni del festino, i dissapori, le provocazioni e le mancanze della politica.
Tutto viene rimandato al dopo festa, anche la salita in campagna, dove parecchi racalmutesi sono soliti rifugiarsi, in cerca di refrigerio, sfuggendo di fatto alle calde nottate estive.
Il suono delle campane sovrasta ogni dissapore e si pensa solamente ad onorare la Madonna e a gustarsi la tradizione del proprio paese.
Soltanto la nostalgia non viene coperta dalle rintonanti «scampaniate», che fanno ritornare per l’occasione numerosi emigrati racalmutesi da ogni parte del mondo.
Così scrisse un poeta racalmutese, il notaio Pedalino Di Rosa, sul suono della campana della chiesa del monte: «La chiù beddra campana di lu munti , allegra comu zita di vint’anni»
Si guarda tutti insieme con lo sguardo volto verso il cielo e si osserva solo il volo dei palloni aerostatici in carta velina e i fuochi d’artificio, chiamati dai racalmutesi «li firrioli» , che colorano il cielo e contibuiscono ad arricchire i festeggiamenti in onore della Madonna, per la quale tutti proviamo tanta devozione.
L’orologio dunque sembra fermarsi, ma non per quei giovani che a Racalmuto quotidianamente aggiornano il blog «regalpetra libera» al fine d’ informare la cittadinanza.
Entrando nel blog, accanto alle comunicazioni sul nutrito programma della festa del Monte, si legge anche la notizia che il bilancio ad oggi non è stato ancora approvato dal consiglio comunale.
Secondo l’autore del blog, il Prof. Sergio Scimè , nesuno sembra preoccuparsi di ciò, considerato il fatto che comuni alla stregua di Porto Empedocle , hanno già approvato lo strumento finanziario da molti mesi.
A dire del Prof. Scimè di conseguenza: “sarebbe a rischio la presenza di Roy Paci per lo spettacolo conclusivo dei festeggiamenti previsto, bilancio permettendo, per mercoledì 14 Luglio”.
Ma si sa che la bella madre del monte è miracolosa e dunque siamo certi che il timore espresso sul Blog è da scongiurare.
E’ vero la politica a Racalmuto improvvisa ed è come un orologio guasto.
La speranza che tutto vada per il verso giusto viene dall’affermazione dello scrittore racalmutese per antonomasia il quale ebbe a dire: “solo un orologio fermo segna l’ora esatta per ben due volte”.
Abbiate fede, lettori di Grandangolo, solo gli increduli hanno diritto al miracolo.
Vedrete che anche questo prodigio sarà compiuto, accorrete siete tutti invitati alla suggestiva festa del Monte.

Giovanni Salvo

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